In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta. (...)
Ci sono modi diversi di raccontare il Natale: c'è soprattutto quello dei sinottici (Luca e Matteo) che offrono una sorta di cronaca dell'evento, e quello di Giovanni che racconta il significato di questo evento, vi riflette profondamente e ci tiene a premettere che:
- Dio è OLTRE e ALTRO rispetto ogni persona umana e ogni cosa creata, ma ha scelto, nel suo figlio, di essere anche di porre la sua dimora IN MEZZO a noi, IN noi: "in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio".
- Ogni persona e ogni cosa creata ha in origine Dio stesso, la sua impronta, la sua vocazione: "tutto è stato fatto per mezzo di lui...".
- Dio è LUCE che illumina le tenebre (cioè ogni realtà priva della sua presenza), è VITA che vivifica ogni vivente (che lo anima, perchè non viva solo in una dimensione animale/istintiva e superficiale).
- Dio si PROPONE, non si IMPONE: è un DONO che viene offerto, non imposto. Sta a noi ACCOGLIERLO. Si può scegliere le TENEBRE o una VITA SUPERFICIALE: è il modo per nascondere i nostri compromessi, i nostri peccati. Ci sembra comodo, semplice, più sicuro vivere nell'oscurità. Possiamo così continuare a vivacchiare senza fare i conti con Dio, chiusi e in difesa nelle nostre abitudini o vizi.
Direbbe il Papa: meglio una Chiesa (e dunque una persona) incidentata perchè si è aperta alla vita, che malata interiormente perchè chiusa in se stessa.
La nascita di Gesù mette in rilievo tutto questo: è venuto per illuminarci, per donarci una vita piena, eterna, vera. E' venuto per darci il POTERE di diventare FIGLI DI DIO. Potere indica la possibilità, l'occasione, ma anche l'energia, gli strumenti, la potenzialità di diventare ciò per cui siamo stati creati.
Accogliere tutto questo significa fare i conti con le nostre oscurità, con i nostri compromessi, con i nostri vizi, con le nostre paure e debolezze per aprirci ad una vita autentica, difficile, ma felice.
Ermes Ronchi: