mercoledì 30 novembre 2016

Brani di difficile interpretazione della Bibbia. Mt 18,20

«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20): l’ecclesiologia di Matteo nella riflessione di Gérard Rossé. Breve nota di Andrea Lonardo



Il centro culturale Gli scritti (25/11/2009)

Nel saggio L’ecclesiologia di Matteo. Interpretazione di Mt 18,20 [1], G. Rossé riprende un suo precedente e più ponderoso studio - Gesù in mezzo. Matteo 18,20 nell’esegesi contemporanea, Città Nuova, Roma, 1972 - aggiornandolo a partire dalle ricerche di H. Frankemölle [2]. Quest’ultimo ha convincentemente sostenuto come l’ecclesiologia di Matteo non sia stata elaborata in polemica con il giudaismo, quanto piuttosto a partire da una positiva rilettura cristologica del “Dio con noi” della tradizione veterotestamentaria. Se l’AT affermava che Dio dimorava in mezzo al suo popolo, questa verità è, in Matteo, “attualizzata e cristologizzata come presenza di Gesù in mezzo alla sua comunità” (Rossé 1987, p. 12).

Così scrive G. Rossé [3]:

«Matteo ha saputo integrare la teologia dell’alleanza nella sua ecclesiologia [4]Gesù ormai realizza la presenza di Dio in mezzo al suo popolo; egli è il Dio-con-noi della comunità dei discepoli, chiamata però ad estendersi a tutte le nazioni (cfr. Mt 28,19ss).

martedì 29 novembre 2016

Avvento: tempo di sogni con Giuseppe (Mt 1,18-25)

Riprendiamo sul nostro sito un contributo preparato da suor Pina Ester De Prisco per il Sussidio del Centro Oratori Romani 2016/2017. I neretti sono nostri ed hanno l’unica finalità di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (29/11/2016)
Le prime luci dell’Avvento si accendono, riempiendo di attesa le nostre esistenze e Giuseppe si fa compagno di viaggio nel nostro indugiare dinanzi alla grotta di Betlemme, dove nascerà il Figlio di Dio.
Si fa sempre fatica a parlare di Giuseppe, perché nei vangeli si dice poco di lui, ma l’evangelista Matteo ne parla in ben due capitoli, e lo fa con la categoria dei sogni! I sogni, spesso, sono usati nella Scrittura per rivelare la volontà e la Parola di Dio.
Basti pensare alla figura anticotestamentaria del giovane Giuseppe, per comprendere che il tema del sogno non è avulso dalle pagine dell’Antico Testamento. Due sogni guidarono e condussero Giuseppe a diventare principe d’Egitto, passando attraverso un destino di sofferenza e tradimento, fino all’espropriazione dei suoi diritti di “figlio e fratello” (Gen 37,5-10). Sogni, dunque, grandi, ma tortuosi, ma potremmo anche dire tortuosi perché grandi!
Sono i sogni che appartengono anche alle nostre vite, alle nostre famiglie, sogni a cui non vogliamo rinunciare, e che teniamo custoditi nei nostri cuori, nella speranza che possano avverarsi, ma che devono conciliarsi con chi ci è accanto e soprattutto con i disegni di Dio. Sono sogni che attraversano il vaglio dell’evangelo, così come avviene per Giuseppe, lo sposo di Maria, e nel vangelo di Matteo sono riportati ben quattro sogni.

lunedì 28 novembre 2016

Perché Gesù parlava in parabole, di Andrea Lonardo


«Si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: “Perché a loro parli con parabole?”. Egli rispose loro: “Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato”». «Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”. Ed egli rispose…» (Mt 13,36-37).
Il testo evangelico mostra come le parabole non siano state raccontate da Gesù per venire incontro ai semplici, non sono state pensate per trovare un linguaggio più comprensibile utilizzando esempi della vita di tutti i giorni. Esse al contrario non possono essere capite da soli e richiedono spiegazioni: gli stessi apostoli le debbono approfondire.
La parabola del seminatore, come quella della zizzania, richiedono che si faccia un passo avanti per venire ad un contatto più diretto con Gesù. A lui bisogna chiedere del significato delle parabole.
Ed è questa la via per diventare discepoli del Signore: stare vicino a lui e chiedergli. Tanti ascoltano e si allontanano, senza che le parabole siano diventate per loro l’occasione per stare con il Signore.
Questo è il motivo per il quale Gesù parla in parabole. Egli è la presenza di Dio, è il regno ormai vicino, ma l’uomo deve rispondere con la propria libertà a questa venuta ed avvicinarsi.