venerdì 13 marzo 2015

Giovanni 3, 14-21: IV Domenica Quaresima - Anno B

Laetare
- Laetare: superata la metà della Quaresima, siamo invitati a guardare con gioia alla meta del nostro percorso: la Pasqua. L’invito alla gioia è espresso in particolare dall’antifona di ingresso, ma anche dai motivi di gioia espressi nelle letture:
- La 1° ci parla della fine dell’esilio: se l’infedeltà del popolo d’Israele l’aveva portato a sperimentare il dolore e l’amarezza dell’esilio, la fedeltà del Signore è tale da liberarlo e richiamare il popolo nella Terra Promessa: Dio utilizza Ciro, il re persiano pagano, perché diventi suo strumento di liberazione. L’ultima parola di Dio non è la morte, ma la vita. Dio non abbandona il suo popolo, anche se infedele!
- Nella 2° lettura San Paolo si rivolge agli Efesini perché guardino a Dio “ricco di misericordia” il quale “per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per il peccato, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete stati salvati”, cioè gratuitamente, come dono, senza meriti (“perché nessuno possa vantarsene”), “mediante la fede”.
Ed eccoci al Vangelo in cui queste tematiche vengono riportate da Gesù. E’ un brano che non è facile commentare, anche perché non succede nulla, è un monologo di Gesù che ha come ascoltatore Nicodemo, il maestro della legge che viene ad interrogarlo di notte, affascinato da Gesù, ma timoroso di mostrare questo interesse, di prendere posizione.

giovedì 12 marzo 2015

Il cibo nella Bibbia. Enzo Bianchi: ama la terra come te stesso

Avvenire, 13.3.2015, di Enzo Bianchi
Dio ha voluto creare un mondo in cui i viventi potessero, appunto, vivere e quindi potessero nutrirsi. Le prime pagine della Genesi, dove in una sinfonia si tenta di raccontare la creazione, Dio affida all’umanità nella polarità uomo-donna il cibo: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è sulla terra, e ogni albero che dà frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto bella e buona» (Gen 1,29). 

Tutti i frutti della terra sono donati all’uomo ma c’è un’insistenza sull’erba e sugli alberi che fanno seme, rivelando subito che quel seme non è destinato solo a essere mangiato con il frutto, ma può cadere a terra e questa è anche un’azione umana: la semina richiede la cura, la cultura da parte dell’uomo. Questa pagina svela una grande verità: la terra è madre, ci nutre, ma noi dobbiamo esercitare una 'cultura' nel senso più vero, cioè coltivarla. La terra madre ci è data come un giardino da coltivare e, infatti, sta scritto: «Il Signore Dio prese l’umanità e la fece riposare nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gen 2,15).