mercoledì 30 maggio 2012

Matteo 28,16-20: SS.Trinità


Santissima Trinità - Anno B
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Sembra una questione difficile, relegata ai teologi, quella di comprendere cosa sia la Trinità così come, del resto, comprendere la definizione che ne è stata data: un solo Dio in tre persone distinte[1].
Eppure non può essere una cosa da poco conto cercare di capire chi è il Dio in cui crediamo. Da questa ricerca ne consegue la nostra fede e la nostra vita concreta.
Chi è allora Dio e come poterlo conoscere?
Le Scritture non ci offrono definizioni concrete, se non quella fondamentale di Giovanni che ci ripete più volte che Dio è Amore e quella di Gesù stesso che ci parla di Dio come di un Padre. Le Scritture ci invitano piuttosto a fare esperienza di Dio, a metterci in suo ascolto, a lasciarci guidare da lui per poterlo conoscere.

giovedì 24 maggio 2012

Giovanni 15,26-27; 16,12-15: PENTECOSTE

Domenica di Pentecoste Anno B
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio (...). Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


Pentecoste è la festa del dono dello Spirito Santo alla Chiesa che inizia, in questo giorno, il suo cammino come Chiesa missionaria, guidata dallo Spirito Santo. Il libro degli Atti degli Apostoli descrive proprio questo percorso della Chiesa primitiva nel mondo, a partire dall'Ascensione del Signore (celebrata domenica scorsa). Gli Apostoli, rinchiusi, impauriti, orfani del maestro, rinunciatari e rassegnati, si ritrovano improvvisamente pieni dello Spirito del loro Signore che li apre al mondo, dona loro coraggio, entusiasmo (l'etimologia di questa parola è particolarmente interessante: viene dal greco e significa letteralmente "essere pieni di Dio", essere in Dio), dona capacità di scorgere e accettare cose nuove, il desiderio di vivere in comune e di fidarsi, come figli piccoli, di un Padre che li ama.

giovedì 17 maggio 2012

Mc 16,15-20: Ascensione del nostro Signore

Ascensione del Signore Anno B

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.


In cosa consiste questa solennità dell’Ascensione?

La Tradizione, e in particolare l’evangelista Luca, ci parla di Gesù Risorto che appare visibilmente per 40 giorni in mezzo ai suoi (ogni domenica!) prima di salire in cielo alla destra del Padre.
Il linguaggio è chiaramente simbolico, ricco cioè di un profondo significato: è arrivato il momento in cui i discepoli non possono più sperare di vedere fisicamente presente il loro Signore, ma questo momento coincide con il mandato missionario: sono loro, e oggi siamo noi, a dover rendere presente e operante nel mondo il Signore.
“Il Signore Gesù fu elevato in cielo…allora essi partirono e predicarono ovunque”.
Il cielo ovviamente non è un luogo fisico, ma spirituale: indica Dio, il Padre: Gesù sale al Padre portando la sua umanità ferita, i suoi incontri, la sua storia in mezzo a noi.
Non c’è più contraddizione o separazione tra cielo e terra perché in cielo c’è l’umanità del Figlio e in terra c’è la sua stessa divinità operante in mezzo a noi. Gesù è ancora oggi presente in mezzo a noi e ciò non sarebbe possibile se fosse ancora limitato dalla sua condizione fisica, umana. E’ ovunque e contemporaneamente presente. E’ questo il significato più profondo dell’Ascensione.

venerdì 11 maggio 2012

Gv 15, 9-17: Amatevi gli uni gli altri

VI Domenica di Pasqua, Anno B

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (...)».


È stato notato un fenomeno curioso. Il fiume Giordano, nel suo corso, forma due mari: il mare di Galilea e il mar Morto, ma mentre il mare di Galilea è un mare brulicante di vita e tra le acque più pescose della terra, il mar Morto è, appunto un mare “morto”, non c’è traccia di vita in esso e intorno ad esso, solo salsedine. Eppure si tratta della stessa acqua del Giordano. La spiegazione, almeno in parte, è questa: il mare di Galilea riceve le acque del Giordano, ma non le trattiene per se, le fa defluire in modo che esse possano irrigare tutta la valle del Giordano. Il mar Morto riceve le acque del Giordano e le trattiene per se, non ha emissari, da esso non esce una goccia d’acqua. È un simbolo. Non possiamo limitarci a ricevere amore, dobbiamo anche donarlo. L’acqua che Gesù ci da, deve diventare in noi “fontana che zampilla” (Gv 4, 14).

“Non siamo xni x’ amiamo Dio, ma x’ crediamo che Dio ci ama”
“Metti amore dove non c’è amore e troverai amore”
La Bibbia è come una appassionata lettera d’amore che Dio rivolge a ciascuno di noi”

In continuità con quanto ascoltato domenica scorsa (“la vite e i tralci”) ci parla ancora di rimanere in lui per portare frutto, di lasciarci amare per amarci reciprocamente come lui ha amato noi…

giovedì 3 maggio 2012

Giovanni 15,1-8: la vite e i tralci

V Domenica di Pasqua, Anno B

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


L’IMMAGINE usata da Gesù è tratta dalla vita quotidiana (di un mondo contadino) e indica:
* l’UNITA’ profonda che Gesù desidera avere con noi
* l’AMORE del Padre che, come un agricoltore con la sua vigna, ha infinita pazienza, cura, dedizione nei nostri confronti
* la necessità della POTATURA: la vita stessa, con gli incontri che facciamo, con le sofferenze e le difficoltà che ci troviamo a vivere, diventa una potatura continua. Si tratta di vivere tutte queste situazioni con la positività di chi vi riscontra un’OCCASIONE

- Gesù insiste soprattutto sulla 1° dimensione: la necessità di essere uniti con lui, di ricevere LINFA dalla sua vita. Senza di lui NON PORTIAMO FRUTTO. Con lui porta molto frutto.
- Il FRUTTO di cui parla Gesù è ovviamente quello di una vita DONATA, VERSATA come il vino condiviso con i fratelli. Il frutto è quello di un amore sincero, gratuito, profondo. Gesù, donando la sua stessa vita, continua a DARE FRUTTO, è diventato la VITE che permette ai tralci di fruttificare.
- C’è anche in noi la tendenza di voler fare senza di lui, soprattutto nella nostra società “laica” che ha emarginato il nome di Dio, cercando di relegarlo nella sfera privata e personale.
- Una riprova: chi di noi crede veramente nella promessa finale: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Abbiamo fatto tutti esperienza di chiedere cose che non trovavano esaudimento, abbiamo tutti un certo scetticismo nel pensare che Dio intervenga concretamente a nostro favore. Ci siamo abituati piuttosto a darci da fare con le nostre mani, a fare affidamento sulle nostre sole forze o, tutt’al più, sull’aiuto di qualche potente di turno.