In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (...)».
È stato notato un fenomeno curioso. Il fiume Giordano, nel suo corso, forma due mari: il mare di Galilea e il mar Morto, ma mentre il mare di Galilea è un mare brulicante di vita e tra le acque più pescose della terra, il mar Morto è, appunto un mare “morto”, non c’è traccia di vita in esso e intorno ad esso, solo salsedine. Eppure si tratta della stessa acqua del Giordano. La spiegazione, almeno in parte, è questa: il mare di Galilea riceve le acque del Giordano, ma non le trattiene per se, le fa defluire in modo che esse possano irrigare tutta la valle del Giordano. Il mar Morto riceve le acque del Giordano e le trattiene per se, non ha emissari, da esso non esce una goccia d’acqua. È un simbolo. Non possiamo limitarci a ricevere amore, dobbiamo anche donarlo. L’acqua che Gesù ci da, deve diventare in noi “fontana che zampilla” (Gv 4, 14).
“Non siamo xni x’ amiamo Dio, ma x’ crediamo che Dio ci ama”
“Metti amore dove non c’è amore e troverai amore”
“La Bibbia è come una appassionata lettera d’amore che Dio rivolge a ciascuno di noi”
In continuità con quanto ascoltato domenica scorsa (“la vite e i tralci”) ci parla ancora di rimanere in lui per portare frutto, di lasciarci amare per amarci reciprocamente come lui ha amato noi…
Quali sono le CARATTERISTICHE dell’amore di Dio? Qual è cioè quell’ideale che dobbiamo realizzare oltrepassando i nostri limiti angusti?
La liturgia ci propone le tre caratteristiche tipiche dell’amore di Dio:
1- DIO AMA TUTTI (“Non fa preferenze di persone”: 1L: l’apertura ai pagani): ama anche chi non merita tale amore: è un amore gratuito, immotivato.
2- DIO AMA PER PRIMO (“Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi”: 2L): non aspetta di essere amato per amare.
3- DIO AMA SEMPRE e SENZA LIMITI (“Come io ho amato voi – cioè dando la mia vita – così amatevi gli uni gli altri”: V). Concretamente e non solo a parole.
Come si fa ad amare così, in maniera divina? Noi siamo esseri umani (limitati, gretti, peccatori, egoisti…), ma siamo stati creati a sua immagine, siamo amati da lui, abbiamo ricevuto lo SPIRITO SANTO che è Amore e che permette di esprimersi in LINGUE NUOVE e di LODARE DIO (1L), cioè di comprendersi e di trovare in Dio la sorgente.
Frutti dell’amore:
1- CONOSCERE DIO (“Chi ama conosce Dio che è amore”: 2L)
2- GIOIA PIENA/VERA (V)
3- Portare frutto (senza dispersioni)
4- AMICIZIA DIVINA con GC: Gesù sottolinea quest’aspetto:
- Siete miei amici x’ vi ho fatto conoscere (= vi ho comunicato, condiviso) quanto Dio mi ha detto e soprattutto x’ vi ho dato la vita per voi (“non c’è amore più grande di chi da la vita per i propri amici”).
- L’amicizia si stabilisce tra due persone che sono sullo stesso piano: per questo si è abbassato e ci innalza.
Condizioni:
- “Temere Dio (= rispetto della dimensione spirituale) e praticare la giustizia (= onestà)” (1L)
- Osservare i COMANDAMENTI di GC = il comandamento nuovo dell’amore reciproco. Più che di comandamento parla di incarico affidato, di testamento, di risposta al suo amore: io vi chiamo amici, ma voi entrate a vivere questa amicizia, la accettate nel momento in cui vi amate gli uni gli altri come ho fatto io.
Nel vangelo amare è tradotto con dare (non c'è amore più grande che dare la vita); non sentire o emozionarsi, ma dare; quasi un affare di mani, di pane, di acqua, di veste, di tempo donato, di porte varcate. E dare niente di meno che la vita, a indicare che l'unica misura dell'amore è amare senza misura, senza porre limiti.
RIFLESSIONE (Ermes Ronchi):
Come il Padre ha amato me, io ho amato voi, rimanete in questo amore.
Rimanete, dimorate, abitate, non andatevene. Come un bimbo nel grembo della madre: non la vede, ma ha mille segni della sua presenza che lo nutre, lo scalda, lo culla: «il nostro problema è che siamo immersi in un oceano d'amore e non ce ne rendiamo conto» (P. Vannucci).
L'amore è, ed è cosa da Dio: amore unilaterale, amore a prescindere, asimmetrico, incondizionato. Che io sia amato dipende da lui, non dipende da me. Il nostro compito è decidere se rimanere o no in questo amore.
Ma perché farlo? Gesù risponde: perché la vostra gioia sia piena. Il Vangelo è da ascoltare con attenzione, ne va della nostra gioia. Che poi è un sintomo: ti assicura che stai camminando bene, sulla via giusta. L'amore è da prendere sul serio, ne va della nostra felicità.
Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato.
Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato.
Non basta amare, potrebbe essere solo un fatto consolatorio, una forma di possesso o di potere. Ci sono anche amori violenti e disperati.
Aggiunge: amatevi gli uni gli altri. In un rapporto di comunione, un faccia a faccia, una reciprocità. Non si ama l'umanità in generale, si amano le persone ad una ad una.
E poi offre la parola che fa la differenza cristiana: amatevi come io vi ho amato. Lo specifico del cristiano non è amare, questo lo fanno in molte persone, in molti modi. Ma è amare come Cristo, che cinge un asciugamano e lava i piedi ai suoi; che non manda mai via nessuno; che mentre io lo ferisco, mi guarda e mi ama.
Come lui si è fatto canale dell'amore del Padre, così ognuno deve farsi vena non ostruita, canale non intasato, perché l'amore scenda e circoli nel corpo del mondo. Se ti chiudi, in te e attorno a te qualcosa muore, come quando si chiude una vena nel corpo. E la prima cosa che muore è la gioia.
Voi siete miei amici. Non più servi, ma amici. Parola dolce, musica per il cuore dell'uomo. L'amicizia che non si impone, non si finge, non si mendica, dice gioia e uguaglianza.
Voi siete miei amici. Non più servi, ma amici. Parola dolce, musica per il cuore dell'uomo. L'amicizia che non si impone, non si finge, non si mendica, dice gioia e uguaglianza.
ALTRO
L'amore per noi è quel complesso di sentimenti che nasce spontaneo dal cuore, fatto di attrazione fisica, simpatia, desiderio, passione, compiacimento e soddisfazione di sé. Nel linguaggio del Nuovo Testamento per indicare tale amore si usa il termine greco «eros». L'apostolo usa, invece, la parola «agape» per connotare l'amore che nasce da Dio e che deve presiedere i rapporti tra i discepoli.
Per comprendere l'amore di Dio (l'agape) non bisogna perciò partire da noi stessi, dalle nostre speculazioni teoriche, dai nostri sentimenti o dalla nostra psicologia ma, appunto, da Dio.
È Dio che ama per primo, e ama perfino gli esseri immeritevoli del suo amore. È, in effetti, un amore totalmente gratuito; anzi immotivato. Dio, infatti, non ama i giusti ma i peccatori, i quali non sono degni di essere amati. Paolo dice che Dio ha scelto le cose che non contano perché contassero; ha scelto le cose che sono abominevoli di fronte agli uomini, per farne oggetto della sua grazia (1Cor 1, 28).
L'amore è dare la propria vita per tutti, è restare soli per non tradire il Vangelo, è avere come primo compagno in paradiso un condannato a morte, il ladro pentito... Questo è l'amore di Dio. Davvero altra cosa dall'eros, impastato di egoismi, di grettezze, degli sbalzi della nostra psicologia, dei nostri umori... Per questo per la Bibbia e per Gesù l'amore, l'agape, non è un sentimento in balia delle circostanze o dei sentimenti, ma un «comandamento», qualcosa a cui rispondere e che si deve costruire.
I legami di affetto tra gli uomini basati sull'attrazione «naturale» sono labili, basta poco per rovesciarli e distruggerli. È diventato raro legarsi per la vita e difficile sentire i rapporti definitivi e fedeli. L'eros, che ha nella soddisfazione personale più che nella felicità altrui la sua ragione d'essere, non è così forte da resistere alle tempeste e ai problemi della vita.
L'agape è eterna; tutto passa, persino la fede e la speranza, l'amore resta per sempre, neppure la morte lo infrange, anzi è più forte di essa.
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