Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
In cosa consiste questa solennità dell’Ascensione?
Il linguaggio è chiaramente simbolico, ricco cioè di un profondo significato: è arrivato il momento in cui i discepoli non possono più sperare di vedere fisicamente presente il loro Signore, ma questo momento coincide con il mandato missionario: sono loro, e oggi siamo noi, a dover rendere presente e operante nel mondo il Signore.
“Il Signore Gesù fu elevato in cielo…allora essi partirono e predicarono ovunque”.
Il cielo ovviamente non è un luogo fisico, ma spirituale: indica Dio, il Padre: Gesù sale al Padre portando la sua umanità ferita, i suoi incontri, la sua storia in mezzo a noi.
Non c’è più contraddizione o separazione tra cielo e terra perché in cielo c’è l’umanità del Figlio e in terra c’è la sua stessa divinità operante in mezzo a noi. Gesù è ancora oggi presente in mezzo a noi e ciò non sarebbe possibile se fosse ancora limitato dalla sua condizione fisica, umana. E’ ovunque e contemporaneamente presente. E’ questo il significato più profondo dell’Ascensione.
Il numero 40
Una “nube” lo sottrae ai nostri occhi: non possiamo vederlo di persona, così come non possiamo guardare direttamente il sole, rischiamo di bruciare le nostre retini. Abbiamo bisogno dell’intermediazione dei simboli, delle persone che sono illuminate, come la luna, da luce non propria. Avviene la stessa cosa nei confronti dell’Amore:non lo vediamo con i nostri occhi, ma lo cogliamo attraverso gesti e parole che ne indichino la sua realtà.
La partenza del Signore corrisponde con il dono dello Spirito (che “celebreremo ufficialmente” a Pentecoste, pochi giorni dopo): lo Spirito indica questa presenza spirituale, ma non per questo meno reale e meno decisiva per la nostra vita. Lo Spirito dona la FORZA della testimonianza (“fino ai confini della terra”, e così è avvenuto), rende attuali, vive e comprensibili le parole di Gesù, spinge alla comunione, all’amore reciproco, ci rende discepoli.
“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato”: c’è stato un tempo in cui si prendevano alla lettera queste parole e all’ansia missionaria si accompagnava il battesimo forzato per le genti evangelizzate. Si sentivano responsabili della salvezza delle persone che non avevano ancora conosciuto il Vangelo e le spingevano con forza perché fossero battezzate. Oggi leggiamo queste parole in modo meno letterale: elemento fondamentale è l’adesione al Vangelo, cioè all’adesione ad un progetto d’amore di cui siamo oggetto e soggetto. Si può aderire a questo progetto anche senza conoscere il Vangelo, ma disposti ad amare. Ogni essere umano che nella sua coscienza e nel suo cuore pratica il bene e la giustizia entra nella dimensione divina e quindi è salvo, si tratti di un uomo dell' età della pietra, di un antico egizio, di un ebreo o di un indù di oggi. E’ salvo, cioè ha trovato un senso per la sua vita, si è aperto ad una dimensione che lo inserisce in quell’eternità che è propria dell’amore (tutto passa, solo l’amore resta).
“E questi saranno i SEGNI che accompagneranno quelli che credono”: perché la fede non è “campata in aria”, ma richiede la concretezza delle opere, delle scelte di vita conseguenti a ciò in cui crediamo, la possiamo (anzi la dobbiamo) verificare attraverso dei segni concreti che diano credibilità alla testimonianza!
1. “Nel mio nome SCACCERANNO DEMONI”: l’apostolo che si fida di Gesù è capace di scacciare le forze negative, i demoni dell’egoismo, della concupiscenza, della violenza, del peccato.
2. “PARLERANNO LINGUE NUOVE”: la lingua è ciò che caratterizza la società e i rapporti interpersonali. Si tratta dunque di parlare con la lingua di Dio, secondo il suo progetto, di saperlo lodare col “canto nuovo”. Perché nuovo è il progetto di Dio per l’umanità.
3. “PRENDERANNO IN MANO I SERPENTI e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno”: non hanno paura di affrontare il male, di “prenderlo per mano”, di abbeverarsi delle acque inquinate della nostra società che rischia di avvelenarci. Il cristiano non fugge dal mondo (anche se è consapevole di essere NEL mondo senza essere DEL mondo). Con l’aiuto di Cristo saremo capaci anche di vincere ogni condizionamento e le pressioni negative che ci sollecitano in mezzo ad una civiltà pagana come la nostra.
In questo senso risulta importante “celebrare” oggi anche la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
4. “IMPORRANNO LE MANI AGLI AMMALATI e questi guariranno”: i discepoli non fuggono di fronte alle sofferenze altrui, ma sono capaci di “guarirle” (a volte anche in senso letterale) comunicando la forza del Signore (imporre le mani), una forza che li rende capaci di affrontare la malattia, di non sentirsi soli e abbattuti di fronte alle prove più dure della vita…per i malati di solitudine e d’angoscia, quanto è salutare la medicina della carità cristiana.
“…mentre il Signore operava INSIEME con loro”.
La conclusione è affidata a San Paolo che, nella seconda lettura, fa un accorato appello:
vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, cioè vivete
- con umiltà, dolcezza e grandezza d’animo
- 1° livello: imparate a sopportarvi a vicenda nell’amore,
- 2° livello: costruite l’UNIONE FRATERNA consapevoli che vi è un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
- 3° livello:l’UNITA’ si vive nella DISTINZIONE dei doni particolari (siamo un solo corpo, ma dello stesso corpo siamo tutti membra diverse e tutte fondamentali): imparate a riconoscere i CARISMI ricevuti e a metterli a frutto per il bene comune:
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo…Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo. Amen.
Ermes Ronchi: L'ascensione del Signore è una festa difficile: come far festa per una persona cara che ci lascia? Ma Gesù non se ne è andato, se non dai nostri sguardi. Non è andato in alto, ma avanti; assente e più presente che mai.
Egli è il Vicino-lontano (Margherita Porete): oltre il cielo e dentro tutte le creature, alto e più intimo a me di me stesso. «Ascensione non è un percorso cosmico geografico ma è la navigazione del cuore che ti conduce dalla chiusura in te all'amore che abbraccia l'universo» (Benedetto XVI).
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura». Le ultime parole del Signore ci permettono di gettare uno sguardo sul cuore di Gesù, sulla sua passione più grande: dare vita ad ogni creatura, in ogni angolo della terra. E per farlo sceglie creature imperfette, dalla fede fragile. Come noi, come me. Infatti se io dovessi dire del Vangelo solo ciò che riesco a vivere, dovrei tacere subito. Ma io non annuncio me stesso e le mie conquiste, bensì una parola che mi ha rubato il cuore, un Signore che mi ha convinto e mi ha sedotto, mi ha legato a sé e legandomi mi ha liberato. Annuncio un progetto verso cui cammino e che spero di riuscire, un giorno, a vivere.
Ognuno di noi riceve oggi la stessa missione degli Apostoli: Annunciate. Niente altro. Non dice: organizzate, occupate i posti chiave, assoggettate, ma semplicemente proclamate. Non la soluzione di tutti i problemi, non una risposta a tutto, ma il Vangelo, la vita e la persona di Cristo, forza ascensionale del cosmo.
Il versetto che chiude il Vangelo di Marco apre il mio Vangelo: Il Signore operava insieme con loro. Il verbo greco suona così: Il Signore agiva in sinergia con loro, era parte della loro energia. Molte volte ho udito un'espressione che suonava come lamento: con le mie sole forze non ce la farò mai! Ma parlare di sole mie forze è una frase senza senso cristiano. Perché io non sono mai con le mie sole forze, c'è sempre in me forza della mia forza, pace della mia pace, radice delle mie radici, sempre c'è, intrecciata alla mia debolezza la forza di Cristo. Il Vicino-lontano è la forza del cuore. Bella definizione di Gesù offerta oggi dal Vangelo: Il Signore è energia che opera con i credenti. Cristo opera con te, in ogni gesto di bontà, in ogni parola fresca e viva; costruisce con te quando costruisci pace.
E partirono e predicarono dappertutto. Il Signore chiama gli undici a questa navigazione del cuore, li spinge a pensare in grande a guardare lontano: il mondo è tuo. Perché crede in loro, crede nell'uomo. Ha fiducia in me, più di quanta ne abbia io stesso; sa che riusciremo a contagiare di Spirito e di nascite chi ci è affidato.
(Letture: Atti degli Apostoli 1, 1-11; Salmo 46; Efesìni 4, 1-13; Matteo 28, 19a.20b)
Egli è il Vicino-lontano (Margherita Porete): oltre il cielo e dentro tutte le creature, alto e più intimo a me di me stesso. «Ascensione non è un percorso cosmico geografico ma è la navigazione del cuore che ti conduce dalla chiusura in te all'amore che abbraccia l'universo» (Benedetto XVI).
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura». Le ultime parole del Signore ci permettono di gettare uno sguardo sul cuore di Gesù, sulla sua passione più grande: dare vita ad ogni creatura, in ogni angolo della terra. E per farlo sceglie creature imperfette, dalla fede fragile. Come noi, come me. Infatti se io dovessi dire del Vangelo solo ciò che riesco a vivere, dovrei tacere subito. Ma io non annuncio me stesso e le mie conquiste, bensì una parola che mi ha rubato il cuore, un Signore che mi ha convinto e mi ha sedotto, mi ha legato a sé e legandomi mi ha liberato. Annuncio un progetto verso cui cammino e che spero di riuscire, un giorno, a vivere.
Ognuno di noi riceve oggi la stessa missione degli Apostoli: Annunciate. Niente altro. Non dice: organizzate, occupate i posti chiave, assoggettate, ma semplicemente proclamate. Non la soluzione di tutti i problemi, non una risposta a tutto, ma il Vangelo, la vita e la persona di Cristo, forza ascensionale del cosmo.
Il versetto che chiude il Vangelo di Marco apre il mio Vangelo: Il Signore operava insieme con loro. Il verbo greco suona così: Il Signore agiva in sinergia con loro, era parte della loro energia. Molte volte ho udito un'espressione che suonava come lamento: con le mie sole forze non ce la farò mai! Ma parlare di sole mie forze è una frase senza senso cristiano. Perché io non sono mai con le mie sole forze, c'è sempre in me forza della mia forza, pace della mia pace, radice delle mie radici, sempre c'è, intrecciata alla mia debolezza la forza di Cristo. Il Vicino-lontano è la forza del cuore. Bella definizione di Gesù offerta oggi dal Vangelo: Il Signore è energia che opera con i credenti. Cristo opera con te, in ogni gesto di bontà, in ogni parola fresca e viva; costruisce con te quando costruisci pace.
E partirono e predicarono dappertutto. Il Signore chiama gli undici a questa navigazione del cuore, li spinge a pensare in grande a guardare lontano: il mondo è tuo. Perché crede in loro, crede nell'uomo. Ha fiducia in me, più di quanta ne abbia io stesso; sa che riusciremo a contagiare di Spirito e di nascite chi ci è affidato.
(Letture: Atti degli Apostoli 1, 1-11; Salmo 46; Efesìni 4, 1-13; Matteo 28, 19a.20b)
Preghiera conclusiva
Tu ascendi al cielo, Gesù,
ma non abbandoni la terra.
Anzi, ora il tuo potere si estende
ad ogni popolo e nazione,
ad ogni tempo e ad ogni luogo.
Così gli apostoli sperimentano
di non essere soli,
abbandonati alle loro forze:
dovunque vadano a predicare il Vangelo
tu li accompagni e li sostieni
e confermi la tua parola
attraverso molti segni prodigiosi.
Così appare che la Buona Notizia
non è un’illusione
e neppure un sogno impossibile:
essa cambia la vita di coloro che credono,
consola e risana,
guarisce e libera,
dà la forza di perdonare,
di passare indenni in mezzo
alle forze del male,
permette di superare le incomprensioni
tra culture diverse e di parlare a tutti
con il linguaggio internazionale
dell’amore e della misericordia,
l’unico linguaggio comprensibile
a tutti gli uomini e a tutte le donne,
l’unico in grado di aprirli
alla tua azione di salvezza.
Tu ascendi al cielo,
Gesù, ma non abbandoni i discepoli.
Anzi, li rallegri con una gioia insperata
e dai loro un coraggio sconosciuto.
Amen.
(il tempo in cui, da Risorto, si rende ancora visibile tra i suoi) nella Bibbia indica sempre un tempo completo al termine del quale accade qualcosa di nuovo, di importante: in questo caso segna l’inizio di una nuova presenza di Gesù dentro la storia e dei suoi discepoli nel mondo. Gesù non si tira fuori dalla storia dell’uomo, ma si rende presente e opera mediante
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