Sperimentare la presenza di Cristo Risorto non è una esperienza privilegiata per poche persone, ma una possibilità per tutti i credenti.
Ma cosa significa fare esperienza di Gesù risorto? E come fare questa esperienza?
Il brano ascoltato chiarisce alcune cose: Gesù risorto
- non è un fantasma (o un’idea, un sentimento, un personaggio del passato reso presente nella e dalla memoria, non è solo Spirito): “toccatemi e guardate”: un invito a coglierne la concretezza, ma anche a mantenere un rapporto personale, intimo, vicino. “Mangiò davanti a loro”
- non è un morto rianimato, tornato in vita (come è stato ad esempio per Lazzaro che, dopo la resurrezione, è tornato in vita per qualche anno per poi morire nuovamente): entra attraverso le mura, appare e scompare improvvisamente, non è in continuità con la vita precedente e per questo non viene riconosciuto in maniera immediata, ma conserva i segni della vita precedente (mani e piedi forati sulla croce).
- E’ corpo spirituale che ha una sua concretezza, ma che travalica i nostri limiti corporei spazio-temporali.
Per riconoscere la presenza di Gesù risorto abbiamo bisogno della mediazione di Gesù stesso (che si fa riconoscere) o di altre mediazioni umane-spirituali. I discepoli lo riconobbero:
- “nello spezzare il pane”: indica il gesto tipico e il momento culminante della celebrazione Eucaristica (e dunque una comunità radunata per celebrarne la presenza), ma anche nel farsi pane per gli altri, farsi dono d’amore per gli altri (come il Signore si è fatto pane per noi e si fa sempre alimento spezzato e donato per noi): “l’amore che il Signore ci dona, quando si trasforma in amore comunicato agli altri, rende presente la persona di Gesù” (A.Maggi).
- Nella comunità radunata (vedi il racconto di domenica scorsa di Tommaso), nella comunità in cui si condivide le esperienze spirituali vissute (cosa che stavano appunto facendo i due discepoli tornati da Emmaus).
- Nell’amore condiviso, nella preghiera profonda, nell’ascolto della Parola…
- Nella testimonianza di chi ha visto e toccato e di chi, generazione dopo generazione, ha trasmesso fino ad oggi (non solo a parole, ma come veri testimoni che vivono quanto dicono) questa esperienza.
Cosa ci dona il Risorto?
- PACE
- CONVERSIONE e PERDONO DEI PECCATI
- LUCE per la COMPRENSIONE DELLA SCRITTURA (“apre la mente”)
- GIOIA
- MANDATO: “Di questo voi siete TESTIMONI”: dovere della testimonianza
"Questa esperienza di pace e riconciliazione interiore (doni del Risorto) la facciamo soprattutto quando diamo a Dio tempi gratuiti di preghiera, di silenzio, di ascolto della Parola; quando siamo fedeli alla preghiera quotidiana, senza fretta, con calma, con amore; quando dedichiamo a Dio con gioia il tempo della Messa domenicale (e arriviamo a viverla avendola preparata durante la settimana); quando lasciamo che dalle nostre labbra scaturisca la lode al Padre, il ringraziamento per le cose belle e buone che ci dà, per le persone che incontriamo e anche per gli eventi sofferti di cui non capiamo subito il senso". (C.M.Martini)
Giunga a noi, Signore risorto,
il tuo augurio di pace;
come ai discepoli spaventati
donaci il conforto della tua presenza
e della tua parola rassicurante.
Giunga anche a noi la tua pace:
nelle nostre giornate e nelle nostre paure,
nei nostri dubbi e nelle nostre tristezze,
ci infonda forza e sicurezza.
Giunga la tua pace anche nei momenti sereni,
quando ci sembra di non aver bisogno di te:
aiutaci a capire che solo tu, il Risorto,
sei il Signore della vita piena.
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