Abbiamo già meditato sul
testo di s. Luca (cap. 16), dove si parla di Lazzaro e del ricco. Penso
che abbiate notato un elemento che mi sembra molto importante: l’incoscienza
di questo ricco. Pensava di non fare niente di male: vestiva di porpora e
di bisso e ogni giorno teneva splendidi banchetti. Nessun peccato, è vero.
Avere splendidi vestiti è bene; mangiare bene non è peccato. Certamente questo
ricco non sembra aver coscienza di essersi dimenticato dei poveri.
Il ricco, in un tardivo
ravvedimento, domanda ad Abramo di mandare Lazzaro alla casa di suo padre per
illuminare i suoi cinque fratelli sulla sua condizione di tormento, perché non
vi cadano anch’essi. La gente per lo più è incosciente, non fa attenzione ai
poveri, a tutti i “lazzari” del mondo, non sente rimorsi, ha una grande pace
interiore, perché dice a se stessa: “Non ho fatto male a nessuno”. E i poveri
muoiono di fame.
Quanta gente, prima di
fare una spesa, si domanda: “Ci sono poveri nel mondo: ho il diritto di fare
questa spesa?”. Di solito quando uno ha del denaro fa le spese che vuole. “Il
denaro è mio! ” — pensa. Mio? No! Perché quando uno si trova in estrema
necessità, non c’è più differenza tra mio e tuo. Il dramma del mondo di oggi
sta nel fatto che ci sono i poveri e la gente vive tranquilla.
Dobbiamo essere disponibili allo Spirito santo.
Avete letto la risposta di Abramo nella parabola del ricco Epulone:
“Hanno Mosè e i profeti”; come se oggi dicessimo: “Hanno il vangelo e i
sacerdoti”. Ebbene: e noi che abbiamo fatto? Un giorno, in Brasile, un
sacerdote mi diceva: “I ricchi in passato li abbiamo utilizzati per avere
denaro, ora li insultiamo, ma non abbiamo mai pensato a evangelizzarli. Quando
saremo davanti a Dio ci verrà chiesta ragione di tutti questi ricchi che non
abbiamo evangelizzato”.
da Mons.
Alfred Ancel, Evangelizzare i poveri
http://nuke.pradoitaliano.it/LinkClick.aspx?fileticket=tMMI3Qyn784%3D&tabid=63&mid=399.