giovedì 13 marzo 2014

Matteo 17, 1-9: II Domenica di Quaresima - Anno A (Trasfigurazione)

visualizzaIn quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. (...)

Oggi siamo invitati da Gesù, in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, ad andare sul monte.
Certe esperienze vanno fatte in piccoli gruppi e poi riportate alla comunità: necessità di comunità locali, piccole, in cui approfondire il rapporto e la conoscenza di Dio, senza perdere di vista la Chiesa intera di cui siamo membra.
(6 giorni dopo): l’indicazione temporale si ricollega all’annuncio che Gesù ha fatto ai suoi apostoli del suo destino di morte e resurrezione, alle esigenze del discepolo nel seguire il Signore.
(Monte): i monti sono come indici puntati verso il cielo, verso il mistero di Dio, raccontano la vita come una ascensione verso l’alto. Scriveva il filosofo latino Seneca:
fino a che sei all’osteria, puoi negare Dio. Ma non è facile negarlo quando sei nel silenzio della tua camera o della natura.
Esperienza delle camminate in alta montagna, di avere una meta, di misurarsi con la fatica, di avere momenti di scoraggiamento, ma, intravista la meta e il panorama che si apre improvviso, ci viene spontaneo anche a noi esclamare: “che bello”. E la fatica per il momento scompare.
(fu trasfigurato): il VOLTO è, con gli occhi, lo specchio dell’anima: mostra quello che stiamo vivendo, il nostro “stato d’animo”: chi è felice ha un volto luminoso, chi è triste un volto scuro, ombroso.
Quando vediamo le persone con un volto luminoso? Quando amano e si sentono amate, quando vivono momenti speciali di amore come nel matrimonio o in particolari esperienze di preghiera dove sperimentano l’amore di Dio per loro (Mosè torna dall’aver incontrato Dio con il volto talmente luminoso da doversi coprire). E’ una luminosità occasionale, ma che è segno di quella luce che trasfigurerà per sempre i nostri volti a cospetto di Dio (quando lo vedremo, dice Paolo, faccia a faccia). Sono scie luminose che rischiarano il cammino (che altrimenti può sembrare oscuro e fallimentare): fai memoria dei tuoi giorni luminosi e apriti alla speranza che questi giorni saranno l’eternità.
La trasfigurazione ci mostra la natura divina di Gesù nascosta dalla sua umanità (e svelata dalle sue parole di vita e dalle azioni prodigiose che le accompagnano). Il contatto profondo con Dio illumina momentaneamente anche esteriormente il Figlio e ne rivela la piena umanità (che è insieme divina e umana).
(Mosè ed Elia conversavano con lui): tutta la Scrittura (la legge, rappresentata da Mosè e i profeti, rappresentati da Elia) parla di Gesù che ne è culmine e insieme sorgente e fonte. Sono personaggi del passato che si fanno presenti, nostri contemporanei, capaci di parlare con noi e per noi, vivi in Dio.
(farò tre capanne): i discepoli si rendono conto di trovarsi di fronte a una rivelazione di Dio (teofania): ne hanno timore e insieme ne sono affascinati. Cercano quasi di fissare, delimitare questa presenza, di contenerla in 3 capanne. Ma è Dio stesso ad avvolgerli con la sua nube e ad indicargli cosa devono fare.
Fare esperienza di Dio è bello, affascinante: lo testimoniano i Santi come Francesco (“Tu sei bellezza”, come Agostino (“Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova”).
Dall’A.T., e in particolare dall’esodo, ritroviamo gli elementi caratteristici che ci parlano della presenza di Dio che libera e accompagna il suo popolo verso la Terra Promessa:
-         la “nube luminosa” (che impedisce al sole di bruciare – siamo in zone desertiche- e alla notte di non oscurare il cammino e così interromperlo: Dio è con noi, come nostro protettore e guida, giorno e notte); una tenda conteneva l’arca dell’alleanza, che a sua volta conteneva la gloria di Dio che li accompagnava. Ora hanno Gesù come gloria/kabod, ma non è contenibile in una tenda/capanna.
-         una “voce”: Dio interviene direttamente solo nel Battesimo e ora nella trasfigurazione. Lascia poi che sia il Figlio (e lo SS) a parlare per Lui.
“Ascoltatelo”: è il cuore e il vertice del brano. Ascoltare significa seguire (“ascolta quello che ti dico = segui le mie indicazioni), fidarsi di Lui: “E’ il mio Figlio, l’amato, colui che è motivo della mia gioia”: lo conferma Dio stesso all’inizio del cammino verso Gerusalemme, verso la Passione.
“I discepoli furono presi da timore…Alzatevi e non temete”: Gesù ci invita a non aver paura di Dio (anche se il timore è giustificato ed è segno non di paura, ma di rispetto), ma di metterci in piedi, pronti a riprendere il cammino. Dio non si mostra per condannare, ma per amare, guidare, sostenere come un Padre con un figlio ancora piccolo.
“Gesù solo”: questi momenti luminosi sono soste momentanee in cui ci viene concesso di intravvedere la meta. Sono momenti in cui tutto sembra luminoso, bello, chiaro. Sono momenti che debbono incoraggiare il nostro cammino quotidiano e non frenarci di fronte alle difficoltà e agli scoraggiamenti (es. di Antonellina). Sono episodi isolati, luci fugaci, intuizioni improvvise: guidano il cammino che è comunque impegnativo e pieno di ostacoli. Ma ha una meta, una direzione, un senso.
- Con la Trasfigurazione abbiamo un ANTICIPO del nostro DESTINO: anche noi saremo trasfigurati, vivremo nella luce piena, in comunione con le persone che ci hanno anticipato. E’ un motivo in più per fondare la nostra speranza, per affrontare anche la CROCE, sapendo che è solo una tappa provvisoria del nostro cammino. La meta è un’altra, e vale la pena faticare oggi per raggiungerla.
- Superiamo l’aspetto esteriore, superficiale delle persone. Impariamo a guardare dentro, in modo INTE-LLIGENTE (da inte-ligo: leggere dentro) oltre le maschere che ci portiamo e che spesso nascondono e sfigurano la nostra vera identità di figli di Dio, di uomini creati a sua immagine. Gesù è riuscito a vedere in Pietro la roccia, nella donna indemoniata la discepola fedele, in Zaccheo, ladro esattore delle tasse, il generoso uomo che desidera cambiare vita… Non fermiamoci alle ombre, al NEGATIVO, ma cogliamo e incoraggiamo l’altro nel positivo che ha dentro.
- ASCOLTATELO! E’ il vertice di tutto il racconto e il vertice della nostra fede: imparare ad ascoltarlo, seguirlo, imitarlo. Imparare così ad essere CITTADINI DEI CIELI, persone limpide, luminose, sorridenti, positive, entusiaste, appassionate, felici.

Vita concreta

Una giovane mamma di tre bambini stava preparando la cena, con la mente totalmente concentrata su ciò che stava facendo. Tra le altre cose voleva fare la sorpresa ai bambini delle patatine fritte. I bambini non rifiutano mai le patatine fritte; è il loro piatto preferito.
La bambina più piccola di 4 anni aveva avuto una giornata molto impegnativa alla scuola materna e cercava di raccontare alla mamma quello che era successo quel giorno. Parlava in continuazione; la mamma gli rispondeva piuttosto distrattamente con mezze parole, monosillabi; si vedeva che non lo stava ascoltando attentamente. Qualche istante dopo la mamma si sentì tirare la gonna e udì: - Mamma…
La donna accennò di sì con la testa senza badargli molto, borbottò anche qualche parola. La donna sentì altri strattoni alla gonna e di nuovo la voce della più piccola: - Mamma…
La donna gli rispose ancora una volta brevemente e distrattamente, continuando a sbucciare patate. Passarono cinque minuti. La bambina si attaccò alla gonna della madre e tirò con tutte le sue forze. La donna fu costretta a chinarsi verso la figlioletta. La bambina le prese il volto tra le manine, lo portò davanti al proprio viso e disse: - Mamma, quando ti parlo, tu devi ascoltarmi con gli occhi!

Le più grandi incomprensioni tra gli uomini, che generano conflitti, malintesi e sofferenze, nascono proprio dalla mancanza di ascolto. Ascoltare qualcuno con gli occhi, significa dirgli: -Tu sei importante per me.
È bisogno fondamentale di ogni essere umano l'essere ascoltato, compreso, accolto. Scrive un grande teologo: "Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l'amore di Dio incomincia con l'ascoltare la sua Parola, così l'inizio dell'amore per il fratello sta nell'imparare ad ascoltarlo. Chi non sa ascoltare il fratello, ben presto non saprà neppure più ascoltare Dio. Anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare". Chi vuol diventare "grande" - in qualunque campo, soprattutto nel "campo" di Dio" - deve avere una grande capacità di ascolto. Accogliamo dunque l'invito del Padre sul monte della Trasfigurazione: "Ascoltate!"... ascoltate mio Figlio, Parola di verità, ascoltate "con gli occhi" i vostri familiari, i vostri amici, i vostri colleghi... Imparate da Gesù a sapervi fermare, a dedicare il vostro tempo a chi vi chiede ascolto e compagnia, a combattere la fretta, la superficialità, la distrazione: siate testimoni di un ascolto vero!

Ermes Ronchi: Gesù salì su di un alto monte. I monti sono come indici puntati verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano che la vita è un ascendere verso più luce, più cielo. Lassù il volto di Gesù brilla come il sole, le sue vesti come la luce. Quel volto di sole è anche il nostro volto: ognuno ha dentro di sé un tesoro di luce, un sole interiore (voi siete luce del mondo), una bellezza che condividiamo con Dio. 

Ci sorprende la Quaresima, un tempo che consideriamo triste, penitenziale, violaceo, con un vangelo di luce, a ricordarci che la vita spirituale consiste nella gioiosa fatica di liberare la luce e la bellezza sepolte in noi, e nell'aiutare gli altri a fare lo stesso. La cosa più bella che un amico può dirmi è: sto bene con te perché tu fai uscire, fai venire alla luce la mia parte più bella. Spesso addormentata in noi, come in letargo. Il Vangelo viene per questo, viene come una primavera: porta il disgelo nei cuori, risveglia quella parte luminosa, sorridente, generosa e gioiosa che abbiamo dentro, il nocciolo, il cuore, la nostra vera identità.
Lo stupore di Pietro: che bello qui! Non andiamo via... ci fa capire la nostra vocazione. Siamo chiamati tutti a trasfigurazione, a ricevere un cuore di luce. Contemplando il Signore, veniamo trasformati in quella stessa immagine (2 Cor 3, 17-18). Contemplare, trasforma; tu diventi ciò che guardi con gli occhi del cuore. Pregare ci trasfigura in immagine del Signore. 
L'entusiasmo di Pietro ci fa inoltre capire che la fede per essere forte e viva deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» gridato a pieno cuore. Perché io credo? Perché Dio è la cosa più bella che ho incontrato. E da lui acquisisco la bellezza del vivere. Che è bello amare, abbracciare, avere amici, esplorare, creare, seminare, perché la vita ha senso, va verso un esito buono, che comincia qui e scorre nell'eternità. Allora la Quaresima, più ancora che a penitenza, ci chiama a conversione: a girarci verso la luce, così come la natura si gira in questi giorni verso la primavera. Allora smettiamola di sottolineare l'errore negli altri. Staniamo, snidiamo in noi e in ognuno la bellezza della luce, invece di fustigare le ombre!
Una nube luminosa li coprì. E una voce: Questi è il Figlio mio. Ascoltatelo. Sali sul monte per vedere e Dio risponde offrendo parole, le parole lucenti di Gesù: ascoltate Lui. Il primo passo per essere contagiati dalla bellezza di Dio è l'ascolto, dare un po' di tempo e un po' di cuore al suo Vangelo. Che oggi ci regala un volto che gronda luce, per affrontare il momento in cui la vita gronderà sangue. Ma anche allora, ricordiamo: ultima, verrà la luce.
(Letture: Genesi 12, 1-4a; Salmo 32; 2 Timòteo 1, 8b-10; Matteo 17, 1-9)

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