Gesù ci invita a dividere e distinguere
tra potere temporale e potere spirituale, riconoscendo il primato a Dio a cui
appartengono tutte le cose ed è Signore della storia.
Come mettere in trappola Gesù? Il metodo
migliore è quello di adularlo per poi spingerlo a prendere una posizione
politica: è giusto pagare le tasse ad un impero che ci ha occupato con la
violenza e ci sfrutta? Se avesse detto di si, avrebbe dovuto fare i conti con
il suo popolo e con i pugnali degli zeloti. Se avesse detto di no, sarebbe
stato denunciato alle autorità romane per sovversione e avrebbe dovuto fare i
conti con le loro spade.
La risposta di Gesù è geniale: mette
prima in evidenza l’ipocrisia di chi cerca di adularlo solo per metterlo in
trappola, di chi non avrebbe dovuto avere con sé delle monete romane nel tempio
(per questo servivano i cambiavalute), ma non esita a mostrarle, indicando così
l’ipocrisia di chi si fa paladino della religione, ma mettendo al primo posto i
propri interessi economici. Quindi esprime quella sentenza che è rimasta nella
storia: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
Ci aiuta ad evitare due estremi
pericolosi:
§
politicizzare la religione: è
quanto è stato fatto fino al 1800 con il potere politico nelle mani del Papa o
come viene fatto ancora oggi da molti paesi islamici. Dobbiamo riconoscere la laicità dei politici (non per niente a
chi appartiene al clero è fatto divieto di partecipare attivamente alla vita
politica). Un politico cattolico è autonomo rispetto alle posizioni della
Chiesa, ma chiamato a difendere quei valori fondamentali quali sono la vita in
ogni sua dimensione, la libertà, la solidarietà, il diritto alla salute e all’istruzione…
Tuttavia la politica è fatta di dialogo,
di compromessi nella ricerca del bene comune. Critichiamo e denunciamo ciò che
riteniamo ingiusto, ma senza condannare (o censurare) le persone che esprimono
posizioni che riteniamo ingiuste. Condanniamo il peccato, mai il peccatore.
Siamo invitati ad amare anche i nemici, dunque anche i politici che ci si
oppongono.
§
l’altro estremo da evitare è quello di sacralizzare il potere politico (che è umano, fallace e limitato): ogni Cesare di
ogni tempo non è Dio, esercita tuttavia un potere che deve essere rispettato
(anche se criticato con l’opposizione politica). Noi siamo nel mondo, ma non
siamo del mondo, facciamo tutta la nostra parte per contribuire al bene comune.
Soprattutto riconosciamo il primato di Dio su quello politico e cerchiamo di
dare a Dio quello che è di Dio, cioè tutto, perché tutto è creato e donato da
Dio.
Dio è inoltre Signore della storia: ce lo
ribadisce la prima lettura mostrando
come Dio possa utilizzare anche un re pagano per la liberazione del suo popolo
dall’esilio. Dobbiamo avere sempre uno sguardo di speranza sulla storia, sul
progetto che Dio sta realizzando. L’uomo può ostacolare questo progetto, ma mai
fermarlo. Dio è più grande di ogni male e di ogni potere politico.
Nella seconda lettura San Paolo aggiunge alla speranza che deve essere
ferma, la fede che deve essere operosa e la carità che richiede fatica. Sempre
San Paolo ci parla dell’evangelizzazione e ci ricorda che la fede si trasmette “con la potenza dello Spirito Santo e con
profonda convinzione”. Nella giornata
missionaria mondiale, invitati a pregare e sostenere i missionari e i
popoli che vivono nei paesi di missione, dobbiamo ricordare la necessità di
essere tutti missionari, cioè testimoni della fede, evangelizzatori per coloro
che ci vengono affidati, che incontriamo nella nostra vita. San Paolo ci
ricorda come quest’opera fondamentale ha due componenti: in primis la potenza
dello Spirito Santo e quindi la “profonda convinzione” di ciascuno di noi.
Invochiamo, accogliamo, custodiamo lo Spirito Santo perché operi nei missionari
e in ciascuno di noi, rendendoci convinti in modo profondo della fede ricevuta.
Ermes Ronchi: La trappola è ben congegnata: È lecito o no pagare il tributo a Roma? Fai gli interessi degli invasori o quelli della tua gente? Con qualsiasi risposta, Gesù avrebbe rischiato la vita, o per la spada dei Romani o per il pugnale degli Zeloti. Gesù non cade nella trappola: ipocriti, li chiama, cioè attori, commedianti, la vostra vita è una recita per essere visti dalla gente (Mt 6,5)...
Mostratemi la moneta del tributo. Siamo a Gerusalemme, nell'area sacra del tempio dove non doveva entrare nessuna effigie umana, neppure sulle monete. Per questo c'erano i cambiavalute all'ingresso. I farisei, i devoti, con la loro religiosità ostentata, tengono invece con sé, nel luogo più sacro al Signore, la moneta pagana proibita, il denaro dell'imperatore Tiberio, e così sono loro a mettersi contro la legge e a confessare qual è in realtà il loro dio: il loro idolo è mammona. Seguono la legge del denaro, e non quella della Thorà. I commedianti sono smascherati.
È lecito pagare? avevano chiesto. Gesù risponde cambiando il verbo, da pagare e rendere: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Cesare non è solo lo Stato con le sue istituzioni e le sue facce note, ma l'intera società nelle cui relazioni tutti ci umanizziamo. «Avete avuto, restituite», voi usate dello Stato che vi garantisce strade, sicurezza, mercati. Rendete, date indietro (il give back degli anglosassoni), come in uno scambio pagate tutti il tributo per un servizio che raggiunge tutti.
Come non applicare questa chiarezza semplice di Gesù ai nostri giorni di faticose riflessioni su crisi economica, manovre, tasse, elusione fiscale; come non sentirla rivolta anche ai farisei di oggi per i quali evadere le tasse è un vanto?
Gesù completa la risposta con un secondo dittico: Restituite a Dio quello che è di Dio. Siamo immersi nella gratuità: di Dio è la terra e quanto contiene; l'uomo e la donna sono dono che proviene da oltre, cosa di Dio. Restituiscili a Lui onorandoli, prendendotene cura come di un tesoro.
Ogni donna e ogni uomo sono talenti d'oro offerti a te per il tuo bene, sono nel mondo le vere monete d'oro che portano incisa l'immagine e l'iscrizione di Dio. A Cesare le cose, a Dio la persona, con tutto il suo cuore, la sua bellezza, la sua luce, e la memoria viva di Dio.
A ciascuno di noi Gesù ricorda: resta libero da ogni impero, ribelle ad ogni tentazione di venderti o di lasciarti possedere. Ripeti al potere: io non ti appartengo.
Ad ogni potere umano Gesù ricorda: Non appropriarti dell'uomo. Non violarlo, non umiliarlo, non manipolarlo: è cosa di Dio, mistero e prodigio che ha il Creatore nel sangue e nel respiro.
(Letture: Isaia 45,1.4-6; Salmo 95; 1 Tessalonicesi 1,1-5; Matteo 22,15-21).
Ermes Ronchi: La trappola è ben congegnata: È lecito o no pagare il tributo a Roma? Fai gli interessi degli invasori o quelli della tua gente? Con qualsiasi risposta, Gesù avrebbe rischiato la vita, o per la spada dei Romani o per il pugnale degli Zeloti. Gesù non cade nella trappola: ipocriti, li chiama, cioè attori, commedianti, la vostra vita è una recita per essere visti dalla gente (Mt 6,5)...
Mostratemi la moneta del tributo. Siamo a Gerusalemme, nell'area sacra del tempio dove non doveva entrare nessuna effigie umana, neppure sulle monete. Per questo c'erano i cambiavalute all'ingresso. I farisei, i devoti, con la loro religiosità ostentata, tengono invece con sé, nel luogo più sacro al Signore, la moneta pagana proibita, il denaro dell'imperatore Tiberio, e così sono loro a mettersi contro la legge e a confessare qual è in realtà il loro dio: il loro idolo è mammona. Seguono la legge del denaro, e non quella della Thorà. I commedianti sono smascherati.
È lecito pagare? avevano chiesto. Gesù risponde cambiando il verbo, da pagare e rendere: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Cesare non è solo lo Stato con le sue istituzioni e le sue facce note, ma l'intera società nelle cui relazioni tutti ci umanizziamo. «Avete avuto, restituite», voi usate dello Stato che vi garantisce strade, sicurezza, mercati. Rendete, date indietro (il give back degli anglosassoni), come in uno scambio pagate tutti il tributo per un servizio che raggiunge tutti.
Come non applicare questa chiarezza semplice di Gesù ai nostri giorni di faticose riflessioni su crisi economica, manovre, tasse, elusione fiscale; come non sentirla rivolta anche ai farisei di oggi per i quali evadere le tasse è un vanto?
Gesù completa la risposta con un secondo dittico: Restituite a Dio quello che è di Dio. Siamo immersi nella gratuità: di Dio è la terra e quanto contiene; l'uomo e la donna sono dono che proviene da oltre, cosa di Dio. Restituiscili a Lui onorandoli, prendendotene cura come di un tesoro.
Ogni donna e ogni uomo sono talenti d'oro offerti a te per il tuo bene, sono nel mondo le vere monete d'oro che portano incisa l'immagine e l'iscrizione di Dio. A Cesare le cose, a Dio la persona, con tutto il suo cuore, la sua bellezza, la sua luce, e la memoria viva di Dio.
A ciascuno di noi Gesù ricorda: resta libero da ogni impero, ribelle ad ogni tentazione di venderti o di lasciarti possedere. Ripeti al potere: io non ti appartengo.
Ad ogni potere umano Gesù ricorda: Non appropriarti dell'uomo. Non violarlo, non umiliarlo, non manipolarlo: è cosa di Dio, mistero e prodigio che ha il Creatore nel sangue e nel respiro.
(Letture: Isaia 45,1.4-6; Salmo 95; 1 Tessalonicesi 1,1-5; Matteo 22,15-21).
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