mercoledì 28 novembre 2012

Luca 21,25-28.34-35: I di Avvento, anno C

Si avvicina la vostra liberazione. Disegno di Patxi Velasco Fano
I Domenica di Avvento Anno C

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina (...).


Omelie di: Luciano Manicardi, Enzo Bianchi,

P.Stefano Liberti:

“Nuovo anno, nuova vita”: Avvento come stimolo a riprendere in modo nuovo il nostro cammino di fede (gettando le cose vecchie e inutili così come in tempi “barbari” si faceva a Capodanno).
AVVENTO = VENUTA, farsi vicino, ATTESA di una visita importante (riguardava in origine la visita dei regnanti che comportava il dono di privilegi particolari).
1.    Preparazione della festa di NATALE (= COMPLEANNO di Gesù): gli prepariamo la festa di compleanno! Ma allora perché ci preoccupiamo di tutto (spese, addobbi, regali…), ma dimentichiamo troppo spesso proprio il festeggiato?
2.    Lo festeggiamo perché lo crediamo VIVO, VENIENTE ogni giorno verso di noi, in noi (così l’Eucaristia). Siamo allora invitati a rivitalizzare la nostra fede in Gesù che è presente, affidarci a lui, fare spazio a lui (perché troppo spesso rimane alla porta a bussare in attesa che noi apriamo, ma neanche sentiamo il campanello, troppo occupati da altro e frastornati da rumori esterni).
3.    Attendiamo (o così dovremmo fare) il suo RITORNO GLORIOSO, così come diciamo anche nel la PROFESSIONE DI FEDE: Credo che “di nuovo verrà, nella gloria, (cioè in maniera ben visibile e non più nell’umiltà di una stalla), per giudicare i vivi e i morti” e che “il suo regno non avrà fine”.


E’ quest’ultima dimensione di attesa che viene evidenziata in questa 1° domenica di Avvento: in continuità con quanto ci era stato proposto le domeniche precedenti (ma nella versione di Marco, mentre da questa domenica è LUCA ad accompagnarci in maniera più diretta) siamo invitati a partire dalla FINE (o meglio DAL FINE, dallo scopo o dal compimento del mondo). Parlare della FINE DEL MONDO non ha infatti lo scopo di terrorizzarci e angosciarci, piuttosto ricordarci:
- che tutto quello che conosciamo PASSA (solo la Parola di Dio, solo l’AMORE resta);
- che la storia umana è in mano di Dio ed è Lui ad avere l’ultima parola, una parola di LIBERAZIONE e di SPERANZA; che dobbiamo guardare al futuro attendendo il suo ultimo intervento: così come è intervenuto per liberare il suo popolo dalla schiavitù egiziana così interverrà per la nostra liberazione e giustificazione definitiva;
- che tutto passa, ma per lasciare spazio a nuovi cieli e nuove terre di cui il Cristo è il Re unico e definitivo, sovrano di pace, d’amore, di fraternità… Così come la nostra MORTE non determina la fine della nostra vita, ma il PASSAGGIO ad una nuova dimensione della VITA ETERNA da vivere, speriamo, al suo cospetto, conoscendolo finalmente “faccia a faccia”, così sarà per la fine del mondo: fine delle cose così come oggi le conosciamo, ma per far spazio a Dio, nuovo sole, alle nuove stelle, i Santi, che brilleranno nel cielo…
Ma, è vero, Gesù insiste anche sulla dimensione di DEVASTAZIONE che attende il mondo e sulla paura che bloccherà gli uomini (così come oggi ci blocca la paura di morire ed è vero che troppo spesso rischiamo “che quel giorno ci piombi addosso all’improvviso”). Noi, credenti, dobbiamo piuttosto:
- RISOLLEVARCI, ALZARE IL CAPO, stare attenti a non appesantire i nostri cuori in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita, VEGLIARE pregando in ogni momento.
Dobbiamo dunque scuoterci, svegliare dal torpore, ravvivare la nostra fede, rimetterci in cammino, non essere sedentari, ma dinamici, farci animo e alzare la testa… COME e COSA FARE?
- non appesantire il nostro cuore in DISSIPAZIONI, UBRIACHEZZE e affanni della vita: come quando mangiamo o beviamo troppo, o per troppo tempo siamo rimasti davanti alla TV, al computer o alla playstation o ad ascoltare musica: ci ritroviamo rintontiti, appesantiti, senza la voglia di far nulla, mezzi addormentati, storditi indifferenti e svogliati!
Dobbiamo allora imparare a VIVERE CON MODERAZIONE, SOBRIETA’, seguendo una REGOLA DI VITA che ci aiuti a controllare le nostre tendenze e essere SOVRANI/RE della nostra vita e non SCHIAVI di cattive abitudini (= vizi): insomma l’opposto di quello che spesso capita proprio nel periodo di Natale, quando rischiamo di eccedere in tutto, tranne che nella carità e nella spiritualità.
Dobbiamo VEGLIARE PREGANDO: essere SVEGLI, PERSEVERANTI, risvegliare la nostra fede e vita stimolandola con una PREGHIERA più intensa, con la CONFESSIONE, con un maggiore ascolto della Scrittura, con una frequentazione maggiore della Chiesa (magari per passare qualche minuto in preghiera davanti a Gesù presente nell’Eucaristia), con impegni di CARITA’, anche, perché no, con SEGNI ESTERIORI, ma capaci di richiamare la nostra attenzione (es: presepe, corona d’Avvento, preghiera della famiglia prima dei pasti, icone…). AUGURI!
p. Stefano Liberti
Ermes Ronchi: L'Avvento è il tempo che prepara nascite, il tempo di santa Maria nell'attesa del parto, tempo delle donne: solo le donne in attesa sanno cosa significhi davvero attendere. Ma non si attende solo la nascita di Gesù.
Ci saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia... Il Vangelo ci prende per mano, ci porta fuori dalla porta di casa, a guardare in alto, a percepire il cosmo pulsare attorno a noi, a sentirci parte di una immensa vita. Che patisce, che soffre, che si contorce come una partoriente (Is 13,8), ma per produrre vita. Il presente porta nascite nel grembo. Ma «quanto morir perché la vita nasca» (Rebora).
È un tempo di crisi. C'è una crisi della Chiesa, diminuiscono le vocazioni, cresce l'indifferenza religiosa, l'istituzione ecclesiastica perde fiducia. Ma la fede ci permette di intravedere che la fine di un certo tipo di Chiesa può portare a un nuovo modo di vivere la fede, più essenziale, libero e convinto, pieno di cuore e di verità. È il nostro atto di fede: il regno di Dio viene, ed è più vicino oggi di ieri.
Anche la crisi economica e finanziaria ci sta dicendo che dobbiamo cambiare strada e favorire un altro modello di economia, non fondato sulla logica della crescita infinita, che è insostenibile, ma su rispetto della natura, sobrietà e solidarietà.
Il Vangelo d'Avvento ci aiuta a non smarrire il cuore, a non appesantirlo di paure e delusioni: «state attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano».
Ci sarà sempre un momento in cui ci sentiremo col cuore pesante, scoraggiati. Ho provato anch'io lo scoraggiamento, molte volte, ma non gli tengo il posto, non gli permetto di mangiare nel mio piatto, non gli permetto di sedere sul trono del mio cuore. Il motivo è questo: fin dentro i muscoli e le ossa io so una cosa, come la sapete voi, ed è che non può esserci disperazione finché ricordo perché sono venuto sulla terra, di chi sono al servizio, chi mi ha mandato qui. E chi sta venendo: allora vedranno il Figlio dell'uomo venire con grande potenza e gloria.
Questo mondo contiene Lui! Che Viene, che è qui, che è più grande di noi; c'è un Liberatore, esperto di nascite, in cammino su tutte le strade.
Alzatevi, guardate in alto e lontano, perché la vostra liberazione è vicina. Uomini e donne in piedi, a testa alta, occhi alti e liberi: così vede i discepoli il Vangelo. Gente dalla vita verticale.
Il Vangelo ci insegna a leggere il presente e la storia come grembo di futuro, a non fermarci all'oggi, ma a guardare avanti: questo mondo porta un altro mondo nel grembo. Un mondo più buono e più giusto, dove Dio viene, vicino come il respiro, vicino come il cuore, vicino come la vita.

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