giovedì 18 aprile 2013

Giovanni 10, 27-30: IV domenica di Pasqua

Catacombe anonime di via Anapo, RomaIV Domenica di Pasqua, Anno C

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Alberto Maggi:
http://paroledivita.myblog.it/archive/2010/04/23/videocommento-al-vengelo-iv-di-pasqua.html

Enzo Bianchi: http://www.monasterodibose.it/content/view/3528/47/lang,it/

Ermes Ronchi: Le mie pecore ascoltano la mia voce. È bello il termine che Gesù sceglie: la voce. Prima ancora delle cose dette conta la voce, che è il canto dell'essere. Riconoscere una voce vuol dire intimità, frequentazione, racconta di una persona che già abita dentro di te, desiderata come l'amata del Cantico: la tua voce fammi sentire. Prima delle tue parole, tu.
Ascoltano la mia voce e mi seguono. Non dice: mi obbediscono. Seguire è molto di più: significa percorrere la stessa strada di Gesù, uscire dal labirinto del non senso, vivere non come esecutori di ordini, ma come scopritori di strade. Vuol dire: solitudine impossibile, fine dell'immobilismo, camminare per nuovi orizzonti, nuove terre, nuovi pensieri. Chiamati, noi e tutta la Chiesa, ad allenarci alla sorpresa e alla meraviglia per cogliere la voce di Dio, che è già più avanti, più in là.
E perché ascoltare la sua voce? La risposta di Gesù: perché io do loro la vita eterna. Ascolterò la sua voce perché, come una madre, Lui mi fa vivere, la voce di Dio è pane per me. Così come «la voce degli uomini è pane per Dio» (Elias Canetti).
Per una volta almeno, fermiamo tutta la nostra attenzione su quanto Gesù fa per noi. Lo facciamo così poco. I maestri di quaggiù sono lì a ricordarci doveri, obblighi, comandamenti, a richiamarci all'impegno, allo sforzo, all'ubbidienza. Molti cristiani rischiano di scoraggiarsi perché non ce la fanno. Ed io con loro.
Allora è bene, è salute dell'anima, respirare la forza che nasce da queste parole di Gesù: io do loro la vita eterna. Vita eterna vuol dire: vita autentica, vita per sempre, vita di Dio, vita a prescindere. Prima che io dica sì, Lui ha già seminato in me germi di pace, semi di luce che iniziano a germinare, a guidare i disorientati nella vita verso il paese della vita.
«Nessuno le strapperà dalla mia mano». La vita eterna è un posto fra le mani di Dio. Siamo passeri che hanno il nido nelle sue mani. E nella sua voce.
Siamo bambini che si aggrappano forte a quella mano che non ci lascerà cadere.
Come innamorati cerchiamo quella mano che scalda la solitudine.
Come crocefissi ripetiamo: nelle tue mani affido la mia vita.
Dalla certezza che il mio nome è scritto sul palmo della sua mano, dice il profeta, con una immagine dolce, come di ragazzi che si scrivono sulla mano le cose importanti, da non dimenticare all'esame; da questa vigorosa certezza, da non svendere mai, che per Dio io sono indimenticabile, che niente e nessuno mai mi potrà separare e strappare via, prende avvio la mia strada nella vita: essere anch'io, per quanti sono affidati al mio amore e alla mia amicizia, cuore da cui non si strappa, mano da cui non si rapisce.
(Letture: Atti 13, 14. 43-52; Salmo 99; Apocalisse 7, 9. 14-17; Giovanni 10, 27-30)

Spunti per l'omelia a cura della Congregazione per il Clero per la IV Domenica di Pasqua (Anno C). Preghiera dei fedeli
CITTA' DEL VATICANO, 19 Aprile 2013 (Zenit.org) - Citazioni:
Ac 13,14.43-52www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9cebbwm.htmAp 7,9.14b-17: www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9an4s3g.htmIo 10,27-30: www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9bcbkhj.htm
Il tempo di Pasqua ci aiuta a vivere i primi passi del nostro cammino da “risorti”: “se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù” dice l’ Apostolo (Col 3,1-4); “Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità. (1 Cor. 5, 6-8); “ Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi” ( Gv 15, 20). "Fate attenzioneguardatevi dallievito dei farisei e dei sadducei!" (Mt 16, 6.12). Anche per i primi cristiani tutto ciò non è stato facile, né scontato, nonostante si dica che mettevano ogni cosa in comune ed avevano un cuore solo ed un‘ anima sola (At 4,32).
Oggi la prima lettura ci parla dei successi apostolici di Paolo e Barnaba ad Antiochia di Pisidia, che però sono prontamente turbati dall’invidia dei Giudei che rifiutano la Parola di Dio e di conseguenza si auto-escludono dalla salvezza e suscitano una persecuzione contro la fede, non senza la collaborazione di donne pie di alto rango. Paolo e Barnaba non si lasciano intimorire ed annunciano il nucleo centrale del Vangelo: Gesù è risorto, la promessa si compie per tutte le genti.
I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.  Provano una grande gioia in mezzo alle avversità. Pare che per l'autore degli Atti degli Apostoli ci sia una stretta correlazione tra la gioia e lo Spirito Santo. La gioia è una caratteristica del Regno di Dio. Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda ma è pace, gioia nello Spirito Santo (Rm 14, 17-19). La gioia cristiana, come la pace che è donata dal Cristo (Gv 14,27-31a) non è qualcosa che si possa ottenere artificiosamente, perché deriva dall’intima persuasione di compiere la volontà di Dio e di essere partecipi della morte, nelle mortificazioni, di Cristo, così come della sua vittoria pasquale. La gioia costituisce un elemento essenziale della testimonianza cristiana.
Le ostilità sperimentate dai discepoli porteranno alla dolorosa conseguenza della separazione della Sinagoga dalla Chiesa. Seguire Cristo comporta anche delle scelte. Cristo è luce per illuminare le genti e gloria di Israele, e così saranno svelati i pensieri di molti cuori (Lc 2, 32). Non ha forse detto il Signore inviando gli Apostoli: “Andate in tutto il mondo, annunciate il Vangelo ad ogni creatura e battezzandola, … chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Mc 16,16)? Tuttavia spesso coloro che non credono sono i più vicini: “Venne fra la sua gente ma i suoi non l’hanno accolto (Gv 1,11)”.
Anche la seconda lettura ci parla della moltitudine delle genti chiamate alla fede. I sette sigilli ci ricordano i sette giorni della creazione, al sesto giorno, quello della creazione dell’uomo, corrisponde il sesto sigillo: la salvezza dell’umanità. Dapprima viene distrutto il male (Ap 6,12-17), poi appaiono i 144.000 di Israele segnati con il Tau (la Croce); ed infine una moltitudine di ogni provenienza, razza, popolo e lingua, come contempliamo nella Liturgia della Festa di tutti i Santi. Costoro portano le palme del martirio nelle mani, perché sono passati attraverso la grande tribolazione della persecuzione, ma anche della Passione di Cristo cui sono stati uniti nel Battesimo, infatti sono avvolti in vesti candide.
Questa domenica è detta anche del Buon Pastore, infatti la breve pericope evangelica ci parla di Lui. Si era in inverno, e si celebrava la festa della Dedicazione. Gesù passeggia nel Tempio mentre un gruppo di giudei lo sollecita a rivelare se sia veramente lui il messia. Già prima persone semplici e di buona volontà, quali la samaritana ed il cieco nato, avevano intuito la vera identità di Gesù. Ma ora gli interlocutori sono più imbarazzati e mal disposti. Per cui il brano evangelico fa seguito ad una richiesta dei giudei: “se sei il Cristo dillo a noi apertamente” (Gv 10, 24); Gesù dovrebbe essere smascherato. E si cerca di strappare dalle sue labbra un’affermazione inequivocabile. Egli non si sottrae, ma la sua risposta si colloca su due livelli distinti: 1) quello delle disposizioni interiori necessarie per poter incontrare la Verità; 2) Sul piano della Scrittura che non può essere contestata.
Ma perché i giudei si rifiutano di accogliere Gesù? Gesù li invita a prendere in considerazione le sue opere. Tuttavia essi lo rifiutano perché sono in disaccordo col suo messaggio. Il piano divino di salvezza non concorda col loro sistema di valutazione. Per l’atto di fede e per la sua qualità è necessario che si accetti la preparazione della grazia.
Nessuno le strapperà dalla mia mano (Gv 10, 28). Il Signore dispiega tutta la sua forza per difendere il suo gregge, ma allora perché la presenza del mysterium iniquitatis anche all’interno dei fedeli e perché tante apostasie?  Non solo possiamo rifiutare il Cristo ma lo possiamo anche rinnegare dopo avere aderito a Lui. Dio rispetta la nostra libertà come il padre del figliol prodigo. Se noi manchiamo di fede, Lui però rimane fedele (2 Tim 2, 13).
*
PREGHIERA DEI FEDELI
Introduzione del celebrante:
Gesù è il Buon Pastore che ci conosce e ci ama. Domandiamo la grazia di amarlo e di seguirlo.
1.    Signore Gesù, Pastore buono, ti preghiamo per coloro che hai posto come pastori della tua Chiesa; ti affidiamo Papa Francesco, il nostro vescovo, i nostri sacerdoti,
    Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA
2.    Dona o Signore, sacerdoti alla tua Chiesa e al mondo. Ti affidiamo i giovani e le ragazze perché corrispondano alla tua chiamata, segno della speranza fondata sulla fede,
    Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA
3.    Ti preghiamo o Signore per la nostra nazione e per il mondo; dona saggezza e spirito di servizio ai governanti. Ai gruppi sociali, alle famiglie, alle persone dona solidarietà per il mutuo aiuto fraterno,
    Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA
4.    Ti affidiamo o Signore la nostra comunità: donaci di vivere nella comunione della fede, come lieti testimoni di te in tutti gli ambienti della nostra vita,
    Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA
Conclusione del celebrante
Accogli Signore Gesù la nostra preghiera fiduciosa; accompagna con la tua presenza e il tuo aiuto la nostra Chiesa, con tutti i suoi pastori e i suoi fedeli.

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