venerdì 30 maggio 2014

Cercare la Storia anche leggendo la Bibbia

Papa francescoTorniamo a parlare della storicità della Bibbia. Lo abbiamo fatto recentemente quando la femminista Vanna Vannuccini, su“Repubblica”, ha pensato di intervistare l’archeologo Zeev Herzog, professore alla Facoltà di archeologia di Tel Aviv, secondo il quale l’archeologia smentirebbe la veridicità storica della Bibbia.
Innanzitutto occorre osservare che quando “Repubblica” parla di Bibbia in realtà intende l’Antico Testamento, il quale -lo abbiamo già scritto- non ha alcuna pretesa di essere un documento storico o scientifico, ma solamente morale. Tuttavia, gli studiosi hanno rilevato che i profeti si sono sempre serviti di un contesto, a volte immaginario e altre volte storicamente attendibile. In ogni caso il prof. Herzog si è concentrato esclusivamente nel tentare di negare le mura di Gerico, i fatti dell’Esodo e il regno di Davide e Salomone, anche se avesse ragione sarebbe lontano dall’aver “smentito l’Antico Testamento”. La sua, comunque, è una posizione certamente minoritaria nel mondo scientifico, oltre che smentita dalle recenti scoperte. Abbiamo risposto a tutto , citando queste scoperte, nel nostro articolo già pubblicato.

giovedì 29 maggio 2014

Matteo 28, 16-20: Ascensione del Signore - Anno A

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Ermes Ronchi: Chi è colui che sale al cielo? Il Dio che ha preso per sé la croce per offrirmi in ogni mio patire scintille di risurrezione, per aprire crepe nei muri delle mie prigioni: mio Dio, esperto di evasioni! 
Gesù lascia sulla terra il quasi niente: undici uomini impauriti e confusi, un piccolo nucleo di donne coraggiose e fedeli, che lo hanno seguito per tre anni, non hanno capito molto ma lo hanno molto amato e non lo dimenticheranno. 
E proprio a questi, che dubitano ancora, alla nostra fragilità affida il mondo e il Vangelo. Con un atto di enorme fiducia: crede che noi, che io riuscirò ad essere lievito e forse perfino fuoco; a contagiare di Vangelo e di nascite chi mi è affidato. Mi spinge a pensare in grande, a guardare lontano: il mondo è tuo. 

giovedì 22 maggio 2014

Giovanni 14,15-21: VI domenica di Pasqua - Anno A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi (...)».

Ermes Ronchi: Se mi amate osserverete i miei comandamenti. Tutto comincia con una parola carica di delicatezza e di rispetto: se mi amate... “Se”: un punto di partenza così umile, così libero, così fiducioso. Non si tratta di una ingiunzione (dovete osservare) ma di una constatazione: se amate, entrerete in un mondo nuovo. 
Lo sappiamo per esperienza: se ami si accende un sole, le azioni si caricano di forza e di calore, di intensità e di gioia. Fiorisce la vita come un fiore spontaneo. 

lunedì 19 maggio 2014

Fil 1,21: Gesù la mia vita (Anselm Grün)


gesumiavita
Nella lettera ai Filippesi Paolo scrive: «Per me infatti vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21). Qual è l'esperienza di Gesù che Paolo ha fatto per arrivare a scrivere questa frase?
Per gli esegeti questa frase è oggetto di discussione: si chiedono infatti quale sia il soggetto e quale il predicato. Originariamente il soggetto era «vivere»: «Per me vivere è Cristo. Vivere consiste in Cristo». Cristo e la vita sono per Paolo identici, a tal punto da essere intercambiabili. Senza Cristo la sua vita non è vera vita. E tutto ciò che è vera vita egli l'ha trovato in Cristo. Senza Cristo tutto è morto, è solo apparenza.

giovedì 15 maggio 2014

Giovanni 14, 1-12: V domenica di Pasqua - Anno A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita». (...)

Ermes Ronchi: Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia. L'invito del Maestro ad assumere questi due atteggiamenti vitali a fondamento del nostro rapporto di fede: un «no» gridato alla paura e un «sì» consegnato alla fiducia. Due atteggiamenti del cuore che sono alla base anche di qualsiasi rapporto fecondo, armonioso, esatto con ogni forma di vita. Ad ogni mattino, ad ogni risveglio, un angelo ripete a ciascuno le due parole: non avere paura, abbi fiducia. Noi tutti ci umanizziamo per relazioni di fiducia, a partire dai nostri genitori; diventiamo adulti perché costruiamo un mondo di rapporti umani edificati non sulla paura ma sulla fiducia. La fede religiosa (atto umanissimo, vitale, che tende alla vita) poggia sull'atto umano del credere, e se oggi è in crisi, ciò è accaduto perché è entrato in crisi l'atto umano dell'aver fiducia negli altri, nel mondo, nel futuro, nelle istituzioni, nell'amore. In un mondo di fiducia rinnovata, anche la fede in Dio troverà respiro nuovo.

lunedì 12 maggio 2014

A chi ha, sarà dato: doti spirituali
 da far fiorire

L'amministratore infedele, Dipinto di Marinus van Reymerswaele (1493 ca.-1567 ca.). Vienna, Kunsthistorisches Museum."A chiunque ha, sarà dato
e sarà nell'abbondanza.
Ma a chi non ha, sarà tolto
anche quello che ha"
(Matteo 25, 29)

di Gianfranco Ravasi
È la seconda volta che Gesù pronuncia una simile frase sconcertante, che sembrerebbe giustificare l’accumulo capitalistico che spesso sottrae il poco che è di tante persone per arricchire pochi. Anche la parabola che precede questa dichiarazione sembra andare in una direzione simile. In scena ci sono alcuni amministratori con dotazioni enormi di ricchezza affidate loro in gestione: cinque o due talenti, una cifra imponente legata a quantità d’oro (dai 35 ai 26 chili secondo le varie epoche storiche).

Costoro riescono a raddoppiare i beni monetari assegnati. C’è poi un amministratore che ha ricevuto un solo talento e alla fine, non essendo riuscito a raddoppiarlo con investimenti, è privato anche di esso.
In realtà Gesù ricorre a un’immagine della vita sociale per dedurre un messaggio simbolico di indole religiosa o morale. 

mercoledì 7 maggio 2014

Giovanni 10, 1-10: IV Domenica di Pasqua - Anno A

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. (...) ».

Ermes Ronchi:
Il buon pastore chiama le sue pecore, ciascuna per nome. Io sono un chiamato, con il mio nome unico pronunciato da lui come nessun altro sa fare, con il mio nome al sicuro nella sua bocca, tutta la mia persona al sicuro con lui. E le conduce fuori. Il nostro non è un Dio dei recinti chiusi ma degli spazi aperti, di liberi pascoli

venerdì 2 maggio 2014

Luca 24, 13-35: III domenica di Pasqua - Anno A

Ed ecco, in quello stesso giorno (il primo della settimana) due dei (discepoli) erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. (...)

Ermes Ronchi: La strada da Gerusalemme a Emmaus è metafora delle nostre vite, racconta sogni in cui avevamo tanto investito e che hanno fatto naufragio, bandiere ammainate alle prime delusioni. I due discepoli abbandonano la città di Dio per il loro villaggio, escono dalla grande storia e rientrano nella normalità del quotidiano. Tutto finito, si chiude, si torna a casa. Ed ecco Gesù si avvicinò e camminava con loro. Se ne stanno andando e lui li raggiunge. Con Dio succede questa cosa controcorrente: non accetta che ci arrendiamo, Dio non permette che abbandoniamo il campo. Con Dio c'è sempre un dopo.