Torniamo a parlare della storicità della Bibbia. Lo abbiamo fatto recentemente quando la femminista Vanna Vannuccini, su“Repubblica”, ha pensato di intervistare l’archeologo Zeev Herzog, professore alla Facoltà di archeologia di Tel Aviv, secondo il quale l’archeologia smentirebbe la veridicità storica della Bibbia.
Innanzitutto occorre osservare che quando “Repubblica” parla di Bibbia in realtà intende l’Antico Testamento, il quale -lo abbiamo già scritto- non ha alcuna pretesa di essere un documento storico o scientifico, ma solamente morale. Tuttavia, gli studiosi hanno rilevato che i profeti si sono sempre serviti di un contesto, a volte immaginario e altre volte storicamente attendibile. In ogni caso il prof. Herzog si è concentrato esclusivamente nel tentare di negare le mura di Gerico, i fatti dell’Esodo e il regno di Davide e Salomone, anche se avesse ragione sarebbe lontano dall’aver “smentito l’Antico Testamento”. La sua, comunque, è una posizione certamente minoritaria nel mondo scientifico, oltre che smentita dalle recenti scoperte. Abbiamo risposto a tutto , citando queste scoperte, nel nostro articolo già pubblicato.
Per parlare di storicità dell’Antico Testamento, Ceronetti si è totalmente basato sull’articolo della Vannuccini citato all’inizio. «Sul versante archeologico, a quanto pare, il deserto si è allargato molto», ha commentato Ceronetti, parlando di «decostruzione veterotestamentaria, come la chiama Vanna Vannuccini». Ma Vannuccini ha qualche competenza in merito? Certo, ha intervistato uno studioso su mille, ovviamente quello che la pensa come piace agli editori di “Repubblica”, negando oltretutto l’esistenza di un dibattito accademico. Lo scrittore ha poi trasformato la singola intervista in un giudizio globale della comunità degli archeologi: «Mentre gli archeologi israeliani concludono con la negazione radicale della storia biblica, in specie dell’Esodo e del regno davidico (spero non tutti, a Gerusalemme, concordino col negazionismo dell’intervistato), la verità simbolica di quelle storie mute agli scavatori vola aldisopra di tutte le storie del mondo, marcando a fuoco la vicenda di Israele». Se la cantano e se la suonano, insomma: negare l’Esodo, il regno di Davide e le mura di Gerico diventa una “negazione radicale della storia biblica”, e il giudizio di uno studioso si trasforma nella posizione degli “archeologi israeliani”.
MURO OCCIDENTALE DI GERUSALEMME. L’unica obiezione circostanziata di Ceronetti è quella contro la storicità del Muro Occidentale di Gerusalemme, sostenendo che credere che sia un avanzo del Secondo Tempio è una «pia ipotesi senza fondamento». Talmente illusoria che la prestigiosa Encyclopedia Britannica ha scritto: «Il Muro Occidentale, chiamato anche Muro del Pianto, nella Città Vecchia di Gerusalemme, è l’unico resto del Secondo Tempio di Gerusalemme, ritenuto il solo Santo dagli antichi ebrei e distrutto dai Romani nel 70 d.C. L’autenticità del Muro occidentale è stata confermata dalla tradizione, dalla storia e dalla ricerca archeologica; il muro risale a circa il 2° secolo aC, anche se le sue sezioni superiori sono stati aggiunte in un secondo momento». Basterebbe questo, senza ricostruire tutta la ricerca storico-archeologica sul Muro del Pianto. Ricordiamo solo che addirittura nel 2008 alcuni scavi hanno rilevato che l’antica pavimentazione (il cosiddetto “litostrato”) in prossimità del Muro occidentale risale per ampie parti all’epoca della vita terrena di Gesù. Tale convinzione è stata ricavata appunto dalla comparazione del livello della pavimentazione con quelli di camminamenti e strutture varie attigui al Tempio, databili con sicurezza al periodo erodiano.
Un consiglio agli amici di “Repubblica”: rispettiamo il vostro tentativo mensile di attaccare la storicità dell’Antico Testamento, è legittimo. Tuttavia, provate a farlo utilizzando persone preparate e competenti sull’argomento. Se li trovate.
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