lunedì 19 maggio 2014

Fil 1,21: Gesù la mia vita (Anselm Grün)


gesumiavita
Nella lettera ai Filippesi Paolo scrive: «Per me infatti vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21). Qual è l'esperienza di Gesù che Paolo ha fatto per arrivare a scrivere questa frase?
Per gli esegeti questa frase è oggetto di discussione: si chiedono infatti quale sia il soggetto e quale il predicato. Originariamente il soggetto era «vivere»: «Per me vivere è Cristo. Vivere consiste in Cristo». Cristo e la vita sono per Paolo identici, a tal punto da essere intercambiabili. Senza Cristo la sua vita non è vera vita. E tutto ciò che è vera vita egli l'ha trovato in Cristo. Senza Cristo tutto è morto, è solo apparenza.
Paolo ha sperimentato sulla propria pelle la libertà che solo Gesù può dare. Non deve più guadagnarsi la salvezza da solo. In Gesù, ha sperimentato che c'è qualcuno che è morto per lui, che, in virtù di questo sacrificio, è amato da Dio incondizionatamente, qualsiasi cosa faccia. Non deve più giustificarsi e diventare «giusto». L'amore di Dio, apparso in Gesù, lo ha «reso giusto». Questo amore gli ha comunicato che può vivere, che è un bene, che gli è donato. Ora può vivere la propria vita. Cristo lo ha liberato e restituito a se stesso. Ora può respirare e vivere. Ecco l'esperienza decisiva nella vita di Paolo, quella che lo ha completamente trasformato, da uomo gretto, legato alla legge, a uomo libero, che ha fiducia nella grazia divina.
In un'altra lettera, Paolo descrive la sua esperienza con queste parole: «Sono stato crocifisso insieme a Cristo; vivo, però non più io, ma vive in me Cristo» (Gai 2,19). Per Paolo, l'Ego e la legge di questo mondo sono stati messi in croce con Cristo, il che significa che tutti i criteri di questo mondo hanno trovato la croce sulla loro strada, che li ha eliminati. Non esiste più l'ossessione di dover fare tutto nella maniera giusta. Non dobbiamo più guardare alle aspettative del mondo, nemmeno a quelle dell'uomo spirituale. Non dobbiamo fare di noi stessi degli uomini spirituali. Non dobbiamo fare nulla di noi stessi. Cristo ha fatto qualcosa di noi. Non è più l'Ego a vivere, bensì è Cristo che vive in noi. Heinrich Schlier usa tali parole per esprimere questa esperienza: «L'esistenza del battezzato non è più motivata dal suo Ego, vale a dire dall'uomo fino a quel momento "naturale", bensì dalla vita nuova che è in lui, Cristo... Cristo è entrato nel nostro essere, mentre noi venivamo trasportati nell'essere di Cristo» (Schlier). L'esperienza di Gesù ha liberato Paolo dal concentrarsi solo su se stesso, sulla sua maturazione umana e spirituale, sulla sua immagine presso gli uomini. In Gesù ha trovato Colui che lo eleva a un livello superiore, un livello che gli permette di capire veramente che cosa sia la vita.
Quello che mi interessa delle parole di Paolo non è il loro significato teologico, bensì l'esperienza che nascondono. Qual è l'esperienza di Gesù che Paolo ha fatto? Non lo ha conosciuto personalmente; di conseguenza si trovava nella nostra stessa situazione. Noi non abbiamo né visto né sentito Gesù. Paolo ha vissuto un'esperienza intima di Gesù, un'esperienza che ha completamente cambiato la sua vita. Quello che esisteva prima di questa esperienza, per Paolo non è vera vita. Era soltanto il tentativo di osservare i comandamenti, di vivere in maniera corretta, di raggiungere con il proprio lavoro la grazia di Dio. Paolo considera la sua vita precedente «rifiuti» (Fil 3,8). In Gesù, ha fatto esperienza di un Dio completamente diverso, di un Dio che lo ama senza condizioni. E ha anche scoperto un nuovo se stesso. Gesù gli ha dimostrato che possiede una dignità intangibile, che è amato così com'è. Sente inoltre che Gesù gli è molto vicino, che vive in lui. Cristo è diventato la sua realtà più profonda. Non agisce più a partire dal proprio Ego, bensì a partire da Cristo, che è cresciuto con lui. Per questo né la persecuzione né la morte gli fanno più paura. La vita infatti è in Cristo. E la morte altro non è se non un guadagno. Con la morte, infatti, il suo desiderio troverà compimento ed egli sarà per sempre con Cristo (Fil 1,23).
La domanda più importante della mia vita è: come posso anch'io vivere la stessa esperienza di Cristo che Paolo ha fatto? Talvolta, mentre medito, riesco a capire chi è Gesù per me. Allora mi sembra di cogliere il senso delle parole di Paolo. Tuttavia non appena cerco di fissare questa esperienza, scompare di nuovo sotto i miei occhi. E quando rifletto sulle parole di Paolo, non so più che cosa significhino effettivamente. Rimane solo il presentimento che queste parole colgano il nucleo del mio lottare, che da questa esperienza dipenda la riuscita della mia vita. È solo quando, come Paolo, sento Cristo come la mia realtà più intima che vivo veramente, che tocco il mistero della vita, il mistero di Dio e di me stesso.
In che cosa consiste per te vivere? Puoi cercare di completare la frase: «Per me vivere è...». Forse ti verranno in mente delle metafore: «La vita è per me come un soffio che passa, come un fiore che appassisce, come un turbine di vento». Quando dici con estrema onestà: «Vivere per me è Cristo», che cosa provi? Che gusto ti lascia in bocca questa affermazione? È troppo astratto, troppo lontano dalla tua esperienza? Oppure fa nascere in te un'idea di quello che è la vera vita? Entra in contatto con l'esperienza liberatrice di Gesù: «Tu sei amato senza condizioni. Non hai bisogno di cercare delle giustificazioni, di dimostrare qualcosa. Non devi rappresentare nulla. Devi limitarti a esistere, a vivere, a sentire la vita». Ecco l'esperienza che Gesù ti fa fare: «Ti rende libero perché tu possa vivere» rituali. Non dobbiamo fare nulla di noi stessi. Cristo ha fatto qualcosa di noi. Non è più l'Ego a vivere, bensì è Cristo che vive in noi. Heinrich Schlier usa tali parole per esprimere questa esperienza: «L'esistenza del battezzato non è più motivata dal suo Ego, vale a dire dall'uomo fino a quel momento "naturale", bensì dalla vita nuova che è in lui, Cristo... Cristo è entrato nel nostro essere, mentre noi venivamo trasportati nell'essere di Cristo» (Schlier). L'esperienza di Gesù ha liberato Paolo dal concentrarsi solo su se stesso, sulla sua maturazione umana e spirituale, sulla sua immagine presso gli uomini. In Gesù ha trovato Colui che lo eleva a un livello superiore, un livello che gli permette di capire veramente che cosa sia la vita.
Quello che mi interessa delle parole di Paolo non è il loro significato teologico, bensì l'esperienza che nascondono. Qual è l'esperienza di Gesù che Paolo ha fatto? Non lo ha conosciuto personalmente; di conseguenza si trovava nella nostra stessa situazione. Noi non abbiamo né visto né sentito Gesù. Paolo ha vissuto un'esperienza intima di Gesù, un'esperienza che ha completamente cambiato la sua vita. Quello che esisteva prima di questa esperienza, per Paolo non è vera vita. Era soltanto il tentativo di osservare i comandamenti, di vivere in maniera corretta, di raggiungere con il proprio lavoro la grazia di Dio. Paolo considera la sua vita precedente «rifiuti» (Fil 3,8). In Gesù, ha fatto esperienza di un Dio completamente diverso, di un Dio che lo ama senza condizioni. E ha anche scoperto un nuovo se stesso. Gesù gli ha dimostrato che possiede una dignità intangibile, che è amato così com'è. Sente inoltre che Gesù gli è molto vicino, che vive in lui. Cristo è diventato la sua realtà più profonda. Non agisce più a partire dal proprio Ego, bensì a partire da Cristo, che è cresciuto con lui. Per questo né la persecuzione né la morte gli fanno più paura. La vita infatti è in Cristo. E la morte altro non è se non un guadagno. Con la morte, infatti, il suo desiderio troverà compimento ed egli sarà per sempre con Cristo (Fil 1,23).
La domanda più importante della mia vita è: come posso anch'io vivere la stessa esperienza di Cristo che Paolo ha fatto? Talvolta, mentre medito, riesco a capire chi è Gesù per me. Allora mi sembra di cogliere il senso delle parole di Paolo. Tuttavia non appena cerco di fissare questa esperienza, scompare di nuovo sotto i miei occhi. E quando rifletto sulle parole di Paolo, non so più che cosa significhino effettivamente. Rimane solo il presentimento che queste parole colgano il nucleo del mio lottare, che da questa esperienza dipenda la riuscita della mia vita. È solo quando, come Paolo, sento Cristo come la mia realtà più intima che vivo veramente, che tocco il mistero della vita, il mistero di Dio e di me stesso.
In che cosa consiste per te vivere? Puoi cercare di completare la frase: «Per me vivere è...». Forse ti verranno in mente delle metafore: «La vita è per me come un soffio che passa, come un fiore che appassisce, come un turbine di vento». Quando dici con estrema onestà: «Vivere per me è Cristo», che cosa provi? Che gusto ti lascia in bocca questa affermazione? È troppo astratto, troppo lontano dalla tua esperienza? Oppure fa nascere in te un'idea di quello che è la vera vita? Entra in contatto con l'esperienza liberatrice di Gesù: «Tu sei amato senza condizioni. Non hai bisogno di cercare delle giustificazioni, di dimostrare qualcosa. Non devi rappresentare nulla. Devi limitarti a esistere, a vivere, a sentire la vita». Ecco l'esperienza che Gesù ti fa fare: «Ti rende libero perché tu possa vivere».
(Nuovi volti di Gesù, San Paolo 2003, pp. 204-207)

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