venerdì 2 gennaio 2015

Giovanni 1,1-18: II domenica dopo Natale


Dio – ci ricordano gli antichi Padri della Chiesa – si è fatto uomo nel Figlio perché gli uomini diventino, nel Figlio, anch’essi divini, figli di Dio. Perchè realizzino il sogno di Dio di rendere ogni creatura partecipe del suo disegno di amore.
Giovanni apre il suo Vangelo presentandoci Gesù che nasce nella sua pienezza divina. Lo fa con espressioni di alta teologia con cui spiega come Gesù sia la Parola di Dio fatta carne, incarnata nel nostro mondo, come Lui e solo Lui possa parlarci di Dio, perché a Lui solo appartiene: Dio, che nessuno ha mai visto, lo possiamo vedere, comprendere e seguire solo nel Figlio.
Gesù è la Parola di Dio: parola che crea, dona vita, benedice, esprime. Una parola donata agli uomini, i soli che usano la parola, che possono comunicare: la parola distingue l’uomo dall’animale, richiede la relazione tra più persone. La parola viene donata e affidata all’uomo e in lui può divenire strumento di conoscenza e comunione, di amore e di libertà, ma anche strumento di menzogna e inganno, di violenza e morte, di distruzione e di egoismo. Quante volte il Papa si è scagliato contro le mormorazioni e i pettegolezzi, contro le maldicenze e le denigrazioni. Quanto male si può fare con le parole, ma anche quanto bene si può fare: basta riandare alle parole del Figlio, accoglierle, viverle, condividerle.
Gesù è la vita e la luce: dona vita (eterna) e dona luce. Ma gli uomini preferiscono spesso le tenebre: in esse possiamo continuare ad avere una doppia vita, possiamo nascondere i nostri vizi e i nostri comportamenti negativi, dannosi, mortiferi, egoistici. Solo nascosti nelle tenebre possiamo continuare a frodare gli altri, a ingannare i nostri cari…
C’è una continua lotta tra luce e tenebre, tra bene e male: essa avviene dentro di noi e fuori di noi. Sembra prevalere il male, le tenebre: amplificati dai mezzi di comunicazione sembra che la vittoria sia la loro. Ma “le tenebre non hanno vinto la luce” e non prevarranno: continua ad esserci nel nostro mondo la negazione di Dio, il non riconoscerlo, il non accoglierlo.
“A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”: un potere di bene, di amore, di comunione, di solidarietà, di fraternità. E’ potente il bene: guardate cosa ha fatto nei santi, uomini e donne che hanno accolto Gesù nella loro vita. Il bene (come il male) è contagioso: se incontrate un vero figlio di Dio che ha accolto Gesù nella sua vita non potete non rimanere affascinati da lui. Irradia luce, irradia vita. Una luce e una vita che però mette in luce le nostre piaghe e le nostre oscurità, tanto da mettere paura e creare opposizione in coloro che non accettano di lasciarsi guarire e illuminare.
Anche nel 2014 sono state contate le vittime di questa lotta tra bene e male, tra luce e tenebre: 26 operatori pastorali uccisi, con il triste primato appartenente al Messico e ad alcuni paesi africani.
Vi sono regimi che impongono a tutti un’unica religione, mentre altri regimi indifferenti, come quelli occidentali, alimentano non una persecuzione violenta, ma un sistematico dileggio culturale nei confronti delle credenze religiose e di quella cattolica in particolare.
I cristiani, per divenire “santi e immacolati nella carità” (II L), rispondono al male con il bene: insultati, benedicono; perseguitati, sopportano; calunniati, confortano.
E San Paolo prega il Padre perché “illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi”.

Il Verbo, Gesù Cristo, abita in mezzo a noi e con Lui la grazia e la verità. In Lui, con Lui e per Lui andiamo al Padre, riprendiamo il cammino, rinvigoriti nella fede, sostenuti dalla speranza, purificati e illuminati dalla carità.

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