In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro [...]
Dal DESERTO delle TENTAZIONI la liturgia ci conduce oggi sul MONTE della TRASFIGURAZIONE e se il deserto era il luogo simbolico in cui ogni uomo deve passare per scoprire i propri limiti e il proprio bisogno di Dio, così il MONTE è il luogo simbolico dell’incontro con Dio, della scoperta di come dietro i limiti della nostra umanità c’è una dimensione divina che ci è stata donata e che ci rassicura sul nostro destino eterno.
Siamo cenere e alito divino, esseri terreni e insieme spirituali, divini. Il cammino quaresimale si gioca su questi due estremi rappresentati dai luoghi simbolici del deserto e della montagna: dobbiamo cioè riscoprire, da una parte, la nostra fragilità creaturale, il nostro bisogno di Dio, le scelte che concretamente facciamo, dall’altra il nostro essere figli di Dio, destinati ad un avvenire luminoso, chiamati ad un rapporto filiale fatto di preghiera alimentata dalla Parola di Dio.
Abbiamo così gli elementi o gli strumenti tipici della quaresima: