mercoledì 14 marzo 2012

Giovanni 2,13-25: Gesù, nuovo Tempio

III Domenica di Quaresima Anno B

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». [...] Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» [...].
Silvano Fausti: Una volta il tempio era il luogo di mercato, ora si fa del mercato il tempio

Nel tempo le istituzioni, immancabilmente, diventano fine a se stesse, oggetto del potere dei re e dei sacerdoti che ci campano su, tutti e due, a spese del popolo. Nell’antico Israele c’era, però, qualcosa di più, e di diverso: il profeta, che è un anti-istituzionalista e che richiama politici e religiosi alla verità. Nella lettura di oggi, l’episodio della cacciata dal tempio visto dal biblista gesuita Silvano Fausti.

Ermes Ronchi:
Ogni vita è un tempio, casa di Dio


Un gesto inatteso, quasi imprevedibile: Gesù che prepara una frusta, la brandisce e attraversa l'atrio del tempio come un torrente impetuoso, che travolge uomini, animali, tavoli e monete. All'avvicinarsi della Pasqua, questo gesto, e le parole che lo interpretano, risuonano carichi di profezia: Non fate della casa del Padre mio un mercato! Del tempio di Gerusalemme, di ogni chiesa, ma soprattutto del cuore. A ogni credente Gesù ripete il suo monito: non fare mercato della fede.
Non adottare con Dio la legge scadente della compravendita di favori, dove tu dai qualcosa a Dio (una Messa, un'offerta, una candela...) perché lui dia qualcosa a te. Se facciamo così, se crediamo di coinvolgere Dio in questo giuoco mercantile, siamo solo dei cambiamonete, e Gesù rovescia il nostro tavolo: Dio non si compra ed è di tutti. Non si compra neanche a prezzo della moneta più pura. Noi siamo salvi perché riceviamo. Casa di Dio è l'uomo: non fare mercato della vita! Non immiserirla alle leggi dell'economia e del denaro. Non vendere dignità e libertà in cambio di cose, non sacrificare la tua famiglia sull'altare di mammona, non sprecare il cuore riducendo i suoi sogni a oro e argento. La triste evidenza che oggi determina il bene e il male, la nuova etica sostiene: più denaro è bene, meno denaro è male. Sotto questa mannaia stolta passano le scelte, politiche o individuali. Non fare mercato del cuore! Non sottometterlo alla legge del più ricco, né ad altre leggi: quella del più forte, o del più astuto, o del più violento. Leggi sbagliate che stanno dentro la vita come le pecore e i buoi dentro il tempio di Gerusalemme: la sporcano, la profanano. Fuori devono stare, fuori dalla casa di Dio, che è l'uomo. Profanare l'uomo è il peggior sacrilegio che si possa commettere, soprattutto se debole, se bambino, il suo tempio più santo. I Giudei presero la parola: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Gesù risponde portando gli uditori su di un altro piano: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò. Non per una sfida a colpi di miracolo, ma perché tutt'altro è il tempio di Dio: è lui crocifisso e risorto, e in lui ogni fratello. Casa di Dio è la vita, tempio fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente comunque vale quanto una vita. Perché Lui sulla mia pietra ha posato la sua luce.

Io:
Dal deserto delle tentazioni, al monte della Trasfigurazione fino al Tempio da purificare

Le prime due tappe del cammino quaresimale ci hanno portato in luoghi simbolici che ci hanno mostrato alcune realtà ed esigenze concrete da vivere[1] così anche questa terza tappa và compresa e attualizzata nella nostra vita.
Siamo nel Tempio di Gerusalemme (in prossimità della Pasqua dei Giudei[2], cioè della festa dell’Esodo). Qui era prassi presentare a Dio un’offerta (il sacrificio di comunione) consegnando ai sacerdoti degli animali che sarebbero poi stati sacrificati per loro. Era dunque normale che, in prossimità del Tempio, ci fossero mercanti e cambiavalute che facilitassero tale rito (possiamo quasi dire che compiono un servizio per i pii ebrei). Perché allora Gesù si scaglia contro di loro?


[1] Deserto = luogo dove fare i conti con la nostra umanità ferita (da cui ne deriva il bisogno di fare delle scelte fondamentali di fronte ai veri bisogni della nostra esistenza. Lo strumento fondamentale è il DIGIUNO, la mortificazione, per ritrovare la forza di un autocontrollo sulle nostre tentazioni).
Montagna = luogo dove fare un’esperienza spirituale che ci rincuori e rianimi, dove sperimentare la nostra “divinità”, il nostro essere fatti di spirito divino oltre che di materia, il nostro destino luminoso come meta del pellegrinare (strumento: la PREGHIERA alimentata dalla PAROLA DI DIO che ci parla di Gesù Cristo e ci garantisce la sua presenza).
[2] Giovanni, a differenza dei sinottici, colloca questo episodio ancora all’inizio della vita pubblica di Gesù (che per tre volte si troverà a Gerusalemme a festeggiare la Pasqua).

 
Premessa: “lo zelo per la tua casa mi divorerà[1]”: zelo è sinonimo di dedizione, di passione. Questo episodio è stato a volte utilizzato per giustificare l’integralismo che anche noi cristiani abbiamo vissuto e ancora oggi, a volte, viviamo. Pensiamo di essere autorizzati a condannare con la violenza (per lo meno verbale) chi si oppone ai nostri valori e principi, chi ci critica o ci ostacola politicamente, culturalmente o per qualsiasi altro motivo. Gesù è solo in questo episodio che agisce con apparente violenza, che lascia sfogare la sua ira (da comprendere): per il resto Gesù, il mite e misericordioso, ci insegna ad amare i nemici, a pregare per loro, a perdonare, a mostrare sempre benevolenza!
Gesù è il “profeta definitivo”
Come i profeti del passato anche Gesù condanna l’ipocrisia della fede, vuole scuoterci e metterci di fronte alle nostre contraddizioni: fa sua l’indignazione e la denuncia dei profeti. Il problema non sono i mercanti (che, alla fin fine, svolgono un servizio). Il problema è lo snaturamento del rapporto con Dio troppo spesso ridotto a un mercanteggiare più che a un rapporto intimo e filiale. Rischiamo di porci davanti a Dio come mercanti che pretendono di scambiare i propri “sacrifici” (ovvero il tempo che dedichiamo per qualche preghiera o qualche Messa noiosa) in cambio di protezione, di salute, di aiuto, di successo, di un posto in paradiso. Perché Signore, ci capita di lamentarci, ci hai fatto questo a noi che siamo buoni, veniamo a Messa…? Come se la malattia, le disgrazie e la morte fossero castigo di Dio o che, essendo cristiani, dobbiamo esserne immuni.
Il Tempio
Il tempio è il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo[2]. E’ per noi equivalente alla Chiesa: luogo dove, come famiglia radunata, incontrare il Signore, sperimentare la sua presenza, il suo amore, esprimere la nostra lode, il nostro ringraziamento, la nostra supplica.
Il passaggio è notevole: ai tempi di Gesù c’era un solo luogo sacro, dove era garantita la presenza di Dio, in quanto qui erano conservate le tavole dell’Alleanza (i 10 comandamenti offerti da Dio al popolo ricordati nella 1L). Gesù ci aiuta a fare il passaggio: il NUOVO TEMPIO in cui incontrare Dio è ora lui stesso, il Risorto. Se, come uomo era limitato dallo spazio e dal tempo (come noi poteva essere, in un determinato momento, in un luogo solo), come Risorto supera lo spazio e il tempo ed è presente ovunque e sempre. In Lui sperimentiamo la presenza di Dio perché Dio è in lui e con lui.
Noi, corpo di Cristo
Il corpo di Cristo indica oggi diverse realtà: l’Eucaristia (“questo è il mio corpo, questo è il miio sangue”), la Chiesa (corpo mistico di Cristo, sue membra di cui lui è il Capo) ovvero la comunità cristiana. E’ nell’Eucaristia, nella Chiesa, nella comunità unita e riunita nel suo nome che noi facciamo esperienza di Dio. Dove è Amore lì c’è Dio, dove due o più persone sono unite nel suo nome Gesù è in mezzo a loro (Mt 18,20). Bastano dunque due persone unite nel suo nome, ovvero che si amano come lui ha amato noi, per essere Chiesa viva, Tempio di Dio, luogo dove chiunque può sperimentare la presenza del Signore.
Anche oggi, come è avvenuto lungo i secoli, specie nei momenti di crisi, di svolta epocale, lo Spirito, con il dono dei suoi carismi, fa sgorgare nella Chiesa nuove correnti spirituali che suscitano movimenti, comunità, famiglie religiose: sono, per così dire, l’incarnazione di una parola che Gesù vuole ripetere all’umanità, quale medicina per i mali del tempo.
PREGHIERA FINALE
Signore, insegnaci a non mettere al centro della fede noi stessi, quello che facciamo,
ma Gesù morto e risorto, nuovo Tempio dove incontrarti e sperimentare il tuo amore.
Insegnaci a non mercanteggiare con te,
a non limitarci all’osservanza esteriore e formale dei tuoi comandamenti,
ma a vivere cercando un rapporto autentico, gratuito e disinteressato,
con te e con i fratelli che ci metti accanto.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.


 

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