giovedì 27 settembre 2012

Marco 9,38-43.45.47-48: XXVI DOMENICA T.O./B

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare (...)».
Tra Mosè e Gesù intercorrono circa 2.000 e così tra Gesù e noi, eppure certe dinamiche si ripetono sempre: anche noi, oggi, viviamo di GELOSIE ed ESLUSIVISMI, incapaci di riconoscere (e di lasciar agire) il BENE là dov'è e di condannare invece il MALE che viene commesso sotto i nostri occhi (senza che noi ci ribelliamo o scandalizziamo).

1L: antefatto: Mosè non riesce più da solo a reggere il peso di un popolo che continua a mormorare e ribellarsi contro di lui e contro Dio. Ecco che il Signore gli offre l'aiuto di 70 "anziani" (anche la parola presbiteri vuol dire anziani) a cui dona il suo Spirito perchè possano svolgere il loro compito.
Come al solito vogliamo fare le cose secondo schemi prestabiliti, secondo riti prefissati, secondo istituzioni ben definite. Chi non ci sta, chi vuol fare diversamente, stia fuori perchè non è uno di noi.
Ecco allora due anziani (parte dei 70 offerti da Dio) che, per qualche motivo non dichiarato, restano fuori dalla tenda del convegno (traduciamo tranquillamente con Chiesa) e ricevono ugualmente il dono dello Spirito e iniziano a profetizzare nell'accampamento.
Giosuè, il numero 2 nella gerarchia dei capi, và subito da Mosè a protestare e Mosè, da vero uomo di Dio, lo riprende cogliendo subito le motivazioni che muovono Giosuè: la GELOSIA, l'INVIDIA. "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo Spirito!).
Lo Spirito di Dio non può essere rinchiuso dentro un'istituzione. Dio è libero di uscire dagli schemi e di suscitare ovunque il bene.
V.: 2.000 anni dopo ecco che le situazioni si ripetono quasi alla lettera: questa volta c'è Gesù al posto di Mosè (il nuovo Mosè e il vero uomo di Dio, tanto da essere il Figlio unigenito) e Giovanni al posto di Giosuè (p.s.: Giovanni è chiamato da Gesù "Figlio del tuono", probabilmente per la sua intemperanza, per essere impulsivo, impetuoso).
Vede uno capace di scacciare demòni nel nome di Gesù, cioè capace di combattere quelle ideologie, quei modi di pensare e vivere che allontanano tanti da Dio, da Gesù. Capace dunque di fare del bene pur non essendo "autorizzato" esplicitamente da Gesù.
La reazione di Giovanni è di stizza, di rabbia: cerca di impedirglelo (perchè non CI seguiva: a noi, non a Gesù!). Gesù risponde mettendo in chiaro un principio fondamentale: chiunque agisce in favore dell'uomo, chiunque fa del bene, è dei nostri, è dalla nostra parte!
Dobbiamo gioire del bene compiuto dagli altri e non esserne gelosi! Piuttosto dobbiamo essere attenti e intolleranti nei confronti del MALE che viene fatto sotto i nostri occhi senza che ce ne accorgiamo o scandalizziamo più. (Pensiamo al famoso proverbio: "Fa più rumore un albero che cade che una foresta intera che cresce").
Gesù è durissimo nei confronti di chi SCANDALIZZA le persone semplici, cioè si pone come OSTACOLO nel loro cammino, li fa vacillare e cadere. Pensiamo ai tanti "intellettuali" che fanno soldi spargendo calunnie contro la Chiesa e contro Gesù utilizzando con diabolica capacità i mezzi di comunicazione.
Ma pensiamo anche al male di cui ci facciamo corresponsabili: alle cose che vediamo o sentiamo, ai posti che frequentiamo o alle cose che vogliamo o possediamo. Sarebbe meglio rinunciare a tutto ciò, addirittura a quella parte del corpo che si fa mezzo, strumento del nostro peccato piuttosto che finire nella GEENNA.
Ora la Geenna è un luogo concreto, poco fuori da Gerusalemme, dove venivano bruciati, con un fuoco inestinguibile, continuo, i rifiuti che vi venivano continuamente gettati. Attenzione: Gesù non ci sta tanto minacciando di finire nel fuoco dell'inferno, quanto di fare la fine di quei rifiuti, cioè di rendere la nostra vita inutile, tanto da gettarla via.
Dobbiamo imparare a rinunciare,a  tagliare, quelle relazioni, ma soprattutto quegli atteggiamenti, quelle abitudini malsane che ci stimolano al peccato, al male, che ci allontanano da Dio e dagli altri, per non rendere inutile, un rifiuto, la nostra vita. Noi siamo vivi, siamo felici, solo quando amiamo Dio e gli altri! Dobbiamo allora imparare a potare la nostra vita così come fanno i contadini con le piante, se vogliamo essere vigorosi e non appesantiti da rami secchi.
Bisogna lasciar fare il bene a chiunque lo fa, servire gli altri, rispettare tutti, non far guerra a nessuno per il semplice motivo che non appartiene alla nostra squadra, alla nostra gente, alla nostra etnia (pensiamo a quell'odio, paura e disprezzo che ci stanno immettendo nei confronti degli stranieri).
La tolleranza manifestata da gesù libera la comunità dalla chiusura settaria, dalla tentazione di credere di essere gli unici detentori della verità. Scrive Paolo che in Cristo non esistono più motivi di divisione o di barriera: "non c'è più uomo o donna, colto o ignorante, italiano o straniero, ricco o povero"...
Diceva Papa Giovanni: "La Chiesa offre la fede cristiana agli uomini come la FONTANA del villaggio offre la sua acqua fresca ai passanti". la offre a tutti, senza offendersi se molti ne fanno a meno. Fa sentire la sua voce discreta e continua ad offrirsi tutti i giorni, senza stancarsi, senza forzare nessuno. Questo è il vero stile missionario. Dio lo insegni anche a noi.

Ermes Ronchi: Maestro, quell'uomo non era dei nostri. Agli apostoli non importa che un uomo sia liberato dalla nera presenza del demonio. A loro interessa prima di tutto la difesa del gruppo, del movimento: l'istituzione è posta prima della persona. L'uomo malato viene dopo, l'indemoniato può aspettare. La salute, la felicità, la vita possono attendere.
Invece Gesù ad affermare: chiunque aiuta il mondo a fiorire, chi è amico della vita è dei nostri. Secondo la bella definizione di Origene: i cristiani sono amici del genere umano. O quella del Siracide, sono amici della vita.
Si può essere di Cristo senza appartenere al gruppo dei dodici. Trasferito nel nostro mondo: si può essere uomini di Cristo senza essere uomini della chiesa, perché il regno di Gesù è più grande della chiesa, e la chiesa finirà mentre il regno dei cieli è eterno.
Semini amore, aiuti a guarire l'oceano di male che c'è nel mondo? Allora sei di Cristo. Quanti lo seguono, senza neppure saperlo, perché seguono l'amore, e sono capaci di fare miracoli per liberare un uomo dall'ingiustizia, o solo per far nascere un sorriso sul volto di qualcuno che piange.
Non ripetiamo l'errore dei discepoli che alzano steccati: gli uomini sono tutti dei nostri e noi siamo di tutti.

Il Vangelo termina con parole dure: Se la tua mano, se il tuo piede, se il tuo occhio ti scandalizzano, tagliali. È un linguaggio figurato, incisivo, adottato per dire la serietà con cui si deve pensare al senso della vita.
Perché la sofferenza per una vita sbagliata, per una vita fallita è senza paragoni con ogni altra sofferenza. Gesù ripete un aggettivo: Il tuo occhio, la tua mano, il tuo piede. Non dare sempre la colpa del male agli altri, alla società alla tua infanzia, alle situazioni esterne. Il male si è annidato dentro di te: è nel tuo occhio, è nella tua mano, è nel tuo cuore. Cerca il tuo mistero d'ombra e cambialo, convertilo.
La soluzione non è in una mano tagliata. La soluzione è una mano convertita. Come si converte la mano? Offrendo un bicchiere d'acqua. Chiunque vi darà un bicchiere d'acqua non perderà la sua ricompensa.
È consolante. Gesù semplifica la vita, la fa semplice. Un sorso d'acqua per essere di Cristo. Tante volte ci sentiamo frustrati, impotenti, il male è troppo diffuso, la corruzione troppo forte. Gesù dice: tu porta il tuo bicchiere d'acqua; fidati, il peggio non prevarrà.
Gesù, uomo senza frontiere, ci ripropone il sogno di un mondo di uomini le cui mani sanno solo donare, i cui piedi percorrono i sentieri degli amici, un mondo dove fioriscono occhi più luminosi del giorno, dove tutti sono dei nostri, tutti amici del genere umano, e per questo tutti amici di Dio.
(Letture: Numeri 11,25-29; Salmo 18; Giacomo 5,1-6; Marco 9,38-43.45.47-48).

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