In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Protagonista di quest'ultima tappa di Avvento è Maria, la madre di Gesù che ci apre e ci prepara al mistero dell'incarnazione del figlio di Dio in mezzo a noi.
Cosa dice la Parola di oggi a noi? Essa deve poter essere applicata alla nostra vita concreta, alle nostre comunità!
- Allora siamo noi Betlemme, piccolissima realtà, scelta da Dio per farvi USCIRE (e non solo per "contenere") il Salvatore atteso, il Pastore che dona la Pace.
- Siamo noi ad essere stati santificati una volta per sempre per mezzo dell'offerta fatta da Gesù Cristo. Cosa significa? Che non ci sono più colpe imperdonabili, catene irresistibili: abbiamo strumenti e forza per realizzare la nostra umanità, a noi utilizzarli!
- Siamo noi, come Maria, invitati ad alzarci, incontrare, condividere, aiutare...
Con questo episodio della Visitazione, la Parola di Dio ed in particolare Maria ci invitano:
- a prendere in seria considerazione tutti i collaboratori, tutti i cristiani: Maria ed Elisabetta erano donne e dunque persone di serie B; erano in "condizioni" non corrette, non ideali: la prima è una ragazza madre (adolescente) che ancora non è sicura del "matrimonio riparatore"; l'altra è una anziana che era stata punita da Dio per qualche colpa rendendola sterile e dunque inutile. Il Nuovo Testamento ribalta la visione sociale che vuole la donna ai margini: sono due donne le protagoniste del più grande evento che sta per accadere, gli uomini rimangono ai margini (entrando in seguito anche loro nel piano di salvezza predisposto da Dio). I primi profeti del Nuovo Testamento sono due donne (e donne saranno anche i primi missionari dell'annuncio della Resurrezione). Due donne che hanno ricevuto e accolto un dono di Dio, che attendono di essere madri.
- ad ALZARCI ed USCIRE dalle nostre realtà, a portare quel Gesù che abbiamo sperimentato dentro di noi e in mezzo a noi anche agli altri; era l'invito primo di tutto l'Avvento: metterci in piedi, levare il capo e rivolgerlo a Dio e poi ancora cambiare tanti atteggiamenti e cattive abitudini, preparare la strada...
- a farlo "IN FRETTA", con l'urgenza di una missione da compiere. La fede autentica non è un sonnifero che assopisce, ma energia che mette in movimento. Ad essere solleciti negli impegni presi, a fare con premura tutto ciò che Dio chiede, ad attraversare anche le montagne per giungere al luogo dove fare esperienza di Dio. Per arrivare a tale meta occorre attraversare le montagne degli ostacoli, dell'indifferenza, dei pregiudizi.
- Maria fa questo viaggio per poter verificare i segni indicati da Dio, per rinforzare la sua fede (non sembra poi così determinante la sua presenza per aiutare la cugina, considerando anche il fatto che Maria riparte - stando al Vangelo- alla nascita di Giovanni, cioè proprio nel momento in cui ci sarebbe stato più bisogno di lei). Maria è IN RICERCA e insieme aperta, accogliente disponibile.
- Maria ci invita a CONDIVIDERE l'esperienza che facciamo di Dio e che ci fa "sussultare il grembo", partecipare anche interiormente, fisicamente. La fede ci smuove dentro o rientra nello scontato? L'incontro e la condivisione tra due o più persone dell'esperienza di Dio è fonte di gioia, di entusiasmo. E quanto sarebbe auspicabile che ciò possa avvenire anche tra due coniugi, tra due amici, tra due parenti: condividere ciò che si ha di più personale, più prezioso. La due donne esplodono di GIOIA. Chi ha in sè Cristo è una creatura luminosa, dinamica, aperta alla vita e dotata di forti motivazioni
- Maria ci insegna anche ad essere ATTENTI A COLORO CHE HANNO BISOGNO, ad entrare nelle loro case, penetrare con tatto e gentilezza nei loro problemi, condividere i segreti che portano nel cuore.
- Elisabetta ci insegna a BENEDIRE. Dire a qualcuno «ti benedico! » significa vedere il bene in lui, senza rivalità, senza invidia, significa dire “sono dalla tua parte”, sono con te con quanto hai in mente di fare, ti appoggio, ti sostengo e invoco su di te la benedizione del Signore. E forse verrà pronunciata anche per me la parola: Benedetto sei tu perché porti il Signore, come Maria.
- Maria ci insegna a RINGRAZIARE. Ogni prima parola con Dio abbia il primato del ringraziamento. Come fa Maria con il suo Magnificat, che è il suo Vangelo: la lieta notizia dell’innamoramento di Dio, che ha posto le sue mani nel folto della vita. Per dieci volte Maria ripete: è lui, è lui che guarda, è lui che innalza, è lui che riempie, è lui. Il centro del cristianesimo è ciò che Dio fa per me, non ciò che io faccio per Dio.
- “Beata perché hai creduto” (in Dio, in un annuncio che le stravolge la vita ed è così poco razionale, umanamente credibile). Maria è beata perché ha imparato a generare Dio nella FEDE ancora prima che nella carne. Perché ha imparato ad ASCOLTARE e a mettere in pratica la Parola di Dio. Per questo Maria diventa il MODELLO UNIVERSALE per tutti i credenti e per questo la beatitudine è espressa in terza persona (“beata colei”): indica la strada da preparare e da percorrere: la strada dell’ascolto della Parola di Dio, dell’obbedienza, dell’accoglienza. Fargli spazio nella nostra vita e lasciare che anche in noi generi vita, una vita che và accolta, fatta crescere e donata al mondo perché a sua volta l’accolga e si lasci plasmare e rivitalizzare da essa. Questo è il Natale: vita donata da Dio, da accogliere, da donare a nostra volta. Vita che è motivo e fonte di speranza, luce, calore, amore. Tutte le cose di cui abbiamo disperatamente bisogno.
AUGURI!
Ermes Ronchi: Nell'ultimo tratto di strada verso Natale ci fa da guida santa Maria, una ragazza gravida di Dio, incinta di luce.
Maria si mise in viaggio in fretta. L'amore ha sempre fretta. È sempre in ritardo sulla fame di abbracci. Va leggera, portata dal futuro che è in lei, e insieme pesante di vita nuova. Quel peso che mette le ali e fa nascere il canto. Una giovane donna aperta, che emana libertà e giovinezza.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. E l'anziana, anche lei colma di una vita impensabile, è riempita di Spirito, perché Maria porta Dio con sé e contagia d'assoluto chiunque incontra: benedetta tu fra le donne, che sono tutte benedette.
E dove Dio giunge, c'è un sussulto del cuore, come per il piccolo Giovanni; dove Dio giunge scende una benedizione, che è una forza di vita che dilaga dall'alto, che produce crescita d'umano e moltiplicazione di vita, in tutte le sue forme. Come in Genesi: Dio li benedisse dicendo «crescete e moltiplicatevi».
Due donne sono i primi profeti del nuovo testamento, e le immagino «a braccia aperte,/ inizio di un cerchio / che un amore più vasto / compirà» (M. Guidacci).
Allora Maria canta: magnifica l'anima mia il Signore. Che mi piace tradurre così: cerco nel cuore le più belle parole per il mio Dio. Le più belle che so, le migliori che ho. L'anima danza per il mio amato.
E poi coinvolge poveri e ricchi, potenti e umili, sazi e affamati di vita, nel «più grande canto rivoluzionario d'avvento» (Bonhoeffer).
Mi stupisce che in Maria, nella prima dei credenti, la visita di Dio abbia l'effetto di una musica, di una lieta energia. Mentre noi istintivamente sentiamo la prossimità di Dio come un dito puntato, come un esame da superare, Maria sente Dio venire come un tuffo al cuore, come un passo di danza a due, una stanchezza finita per sempre, un vento che fa fremere la vela della vita.
M'incanta che la presenza di Dio produca poi l'effetto di una forza di vita e di giustizia dirompente, che scardina la storia, che investe il mondo dei ricchi e lo capovolge (le loro mani sono vuote, stringono aria); investe la storia dei potenti e li rende uguali a tutti gli altri, senza troni, ritornati in sé, finalmente.
Questo è il Vangelo che, raccontando la visita di Maria ad Elisabetta, racconta anche che tutte le nostre visite, fatte o accolte, hanno il passo di Dio. Ognuno portatore di Dio, perché Dio cerca madri per incarnarsi ancora.
Il Natale è certezza e memoria che c'è della santità in ogni carne, che ogni corpo è una finestra di cielo, che l'uomo ha Dio nel sangue; che dentro il battito umile e testardo del suo cuore batte un altro cuore, e non si spegnerà più.
Maria si mise in viaggio in fretta. L'amore ha sempre fretta. È sempre in ritardo sulla fame di abbracci. Va leggera, portata dal futuro che è in lei, e insieme pesante di vita nuova. Quel peso che mette le ali e fa nascere il canto. Una giovane donna aperta, che emana libertà e giovinezza.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. E l'anziana, anche lei colma di una vita impensabile, è riempita di Spirito, perché Maria porta Dio con sé e contagia d'assoluto chiunque incontra: benedetta tu fra le donne, che sono tutte benedette.
E dove Dio giunge, c'è un sussulto del cuore, come per il piccolo Giovanni; dove Dio giunge scende una benedizione, che è una forza di vita che dilaga dall'alto, che produce crescita d'umano e moltiplicazione di vita, in tutte le sue forme. Come in Genesi: Dio li benedisse dicendo «crescete e moltiplicatevi».
Due donne sono i primi profeti del nuovo testamento, e le immagino «a braccia aperte,/ inizio di un cerchio / che un amore più vasto / compirà» (M. Guidacci).
Allora Maria canta: magnifica l'anima mia il Signore. Che mi piace tradurre così: cerco nel cuore le più belle parole per il mio Dio. Le più belle che so, le migliori che ho. L'anima danza per il mio amato.
E poi coinvolge poveri e ricchi, potenti e umili, sazi e affamati di vita, nel «più grande canto rivoluzionario d'avvento» (Bonhoeffer).
Mi stupisce che in Maria, nella prima dei credenti, la visita di Dio abbia l'effetto di una musica, di una lieta energia. Mentre noi istintivamente sentiamo la prossimità di Dio come un dito puntato, come un esame da superare, Maria sente Dio venire come un tuffo al cuore, come un passo di danza a due, una stanchezza finita per sempre, un vento che fa fremere la vela della vita.
M'incanta che la presenza di Dio produca poi l'effetto di una forza di vita e di giustizia dirompente, che scardina la storia, che investe il mondo dei ricchi e lo capovolge (le loro mani sono vuote, stringono aria); investe la storia dei potenti e li rende uguali a tutti gli altri, senza troni, ritornati in sé, finalmente.
Questo è il Vangelo che, raccontando la visita di Maria ad Elisabetta, racconta anche che tutte le nostre visite, fatte o accolte, hanno il passo di Dio. Ognuno portatore di Dio, perché Dio cerca madri per incarnarsi ancora.
Il Natale è certezza e memoria che c'è della santità in ogni carne, che ogni corpo è una finestra di cielo, che l'uomo ha Dio nel sangue; che dentro il battito umile e testardo del suo cuore batte un altro cuore, e non si spegnerà più.
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