mercoledì 12 dicembre 2012

Luca 3, 10-18: III domenica di Avvento (C)

III domenica di Avvento Anno C

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». (...).

Mia (e, di seguito, di Ermes Ronchi):
Questa domenica, la III di Avvento, ritroviamo Giovanni Battista, l’annunciatore della venuta del Messia, colui che, più di ogni altro, ci invita a prepararci, attendere, convertirci.
Domenica scorsa lo abbiamo lasciato mentre ci esortava a preparare la strada alla venuta del Signore. Molti si sono battezzati da lui e ora, gli stessi (e noi con loro), chiedono:
“Ma adesso, praticamente, che cosa dobbiamo fare?”. La Parola di Dio ci offre almeno 3 preziose indicazioni:
1- RALLEGRATEVI!
“Siate lieti! Vivete nella gioia! Rallegrati, grida di gioia, esulta ed acclama (Dio) con tutto il cuore” E’ quanto ci raccomanda il profeta Sofonia (1L). E ribadisce l’apostolo Paolo: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti!”.
* C’è ovviamente da distinguere la “gioia del mondo” da quella che viene dal Signore. Il “divertimento” è, etimologicamente, un “distogliere, distrarre l’animo da pensieri o situazioni molesti”: è una gioia carnevalesca, rumorosa, superficiale e di breve durata. Spesso è artificiale: frutto di sostanze chimiche o di altri sballi indotti. Questa è una gioia che svanisce presto e ci lascia intontiti, svogliati e, in fondo, con la bocca amara e, soprattutto, con le difficoltà di prima. La gioia di cui ci parla la Parola di Dio riempie invece il cuore di pace, è duratura, è una serenità di fondo, diffusa, è una sicurezza tranquilla che nemmeno il dolore e gli imprevisti negativi può sommergere, perché è fondata su qualcosa di solido:

* MOTIVO della gioia è Dio, il suo amore per noi, la sua presenza. Siate nella gioia perché “il Signore non ti condanna…è in mezzo a te, è un salvatore potente” (1L). “Il Signore è vicino!” (2L). Dio è vicino a noi come amico, come un padre che dà sicurezza, come una madre che mostra tutto il suo affetto. Dio perdona chi si sente peccatore e si pente. “Viene colui che ci battezza in Spirito Santo e fuoco” (V).

* Ma si può chiedere di essere nella gioia? Non dovrebbero essere una cosa spontanea? La gioia deve essere ALIMENTATA e il suo alimento è la PREGHIERA, la fede, la speranza, la carità. Paolo ci esorta: “In ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti” (2L). E dice: “La vostra AMABILITA’ sia nota a tutti”: imparate ad essere amabili, cioè positivi, sorridenti, sereni, gioiosi. Pronti ad apprezzare gli altri più che criticarli, capaci di guardare il positivo degli altri, disponibili nei loro confronti, desiderosi di relazionarci per costruire comunione e fraternità. Entusiasti, cioè, come dice etimologicamente la parola, “pieni di Dio”, propositivi. Sono atteggiamenti che dobbiamo imporci a vivere. All’inizio può sembrare una cosa imposta, ma poi diventa uno stile di vita, una virtù che ci rende migliori e rende migliori le persone che ci incontrano. “L’OTTIMISMO è il profumo della vita” (Tonino Guerra), ma l’ottimismo non si acquista in un supermercato: è il frutto di una fede matura.

2- SIATE SOLIDALI!

“Non lasciarti cadere le braccia”, non SCORAGGIARTI di fronte alle difficoltà, piuttosto “chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto”: c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Siamo invitati alla solidarietà, alla condivisione, a rompere ogni egoismo tra gli individui e tra i popoli.

3- SIATE CRISTIANI COERENTI!

A chi chiede al Battista cosa fare concretamente egli non indica cose difficili, eroiche, quasi impossibili, ma cose concrete, alla portata di tutti: solidarietà e giustizia. In particolare a chi ha ruoli pubblici e può approfittare del proprio potere (coloro che raccolgono tasse, i pubblicani, e coloro che devon far rispettare le leggi in maniera coercitiva, i soldati) chiede giustizia, rispetto, coerenza.

Quante volte anche noi approfittiamo dei ruoli che abbiamo, cerchiamo raccomandazioni, cerchiamo di fare i furbi, di avanzare a spintoni, di trovare scorciatoie a danno di chi rispetta le regole. Magari siamo STUDENTI e cerchiamo di ottenere il massimo con il minimo sforzo, di copiare, frodare, ingannare. Mettiamo all’angolo chi è più debole, emarginiamo chi è meno fortunato.

L’invito che ci viene fatto è quello di vivere cristianamente ogni momento e ogni situazione della nostra vita. Non possiamo dimenticarcene quando svolgiamo i nostri impegni, il nostro lavoro, i nostri ruoli. Essere cristiani significa amare gli altri, perdonarli, metterci al loro servizio, cercare il loro bene insieme al nostro, privilegiare chi è emarginato, stare accanto a chi è povero, deluso, malato.

Non dobbiamo allora fare nulla di eccezionale, ma vivere la nostra vita correttamente e coerentemente. Nella gioia, nella solidarietà. Essere amabili e rendere migliore il mondo in cui viviamo, costruire comunione e fraternità, disposti a pagarne il prezzo personale per realizzare tutto ciò.

“Ecco, viene colui che vi BATTEZZA in Spirito Santo e fuoco”, che vi immerge in questa realtà di amore, di comunione, di fraternità. Che scalda i vostri cuori purificandoli col fuoco da tutte le impurità, dai compromessi, dalle mezze misure, dal tiepidume e dallo scoraggiamento.

Dobbiamo essere FRUMENTO del suo granaio, disposti a farci bruciare la paglia, disposti a farci macinare, a renderci farina, a lasciarci cuocere col fuoco, perché diventiamo PANE, cibo che sfami le folle affamate. Così ha fatto lui e così dobbiamo fare noi. Lasciamoci infuocare dal suo amore e lasciamo che, attraverso di noi, questo fuoco si propaghi nel mondo e incendi tutte le nostre realtà. Anche per questo: rallegriamoci sempre!

p.Stefano Liberti
Ermes Ronchi: Un Vangelo di comportamenti concreti, un ritorno al semplice quotidiano, dopo i voli sul venire di Dio per monti e burroni; un ritorno alle nostre relazioni interpersonali come strada per il venire di Dio nel mondo. Infatti il modo con cui ci rivolgiamo agli uomini raggiunge Dio. Ogni nostro gesto umano apre finestre sull'infinito.
Giovanni il Battista propone tre regole. La prima: chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto. Una regola d'oro, che da sola basterebbe a cambiare la faccia della terra: condivisione. Un piccolissimo verbo: «dare qualcosa», in cui si riassume il gesto sul quale saremo giudicati (cfr Matteo 25). La nuova legge di un altro mercato, che si può semplificare così: ciò che io ho, e tu non hai, lo condivido con te. Invece dell'accumulo, il dono; invece dello spreco la sobrietà. Perché tu vali quanto me, anzi di più. C'è tanto pane nel mondo che, a condividerlo, basterebbe per tutti. A non sprecarlo, sazierebbe la fame di tutti. La prima regola per il nostro abitare la terra: prenderci cura gli uni degli altri.
La seconda regola: Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato. Così semplice da sembrare scontata: il ritorno dell'onestà, l'insurrezione degli onesti, come salvezza della storia comune. Non esigete nulla di più: perché la cupidigia di denaro è l'idolo assoluto, l'insaziabilità è la radice di ogni corruzione: deridere le leggi, sfruttare le persone, vendersi per denaro. Giovanni conosce la strada buona: prendersi cura dell'onestà, semplicemente; ricominciare dalla legalità, con tenacia, ma a partire da me e dai miei comportamenti più minuti: onesto perfino nelle piccole cose.
La terza regola è per i soldati, per chi ha ruoli di autorità e di forza, in tutti i campi: non maltrattate e non estorcete niente a nessuno. Non approfittate del ruolo per umiliare; non abusate della vostra forza per far piangere. Sempre lo stesso principio: prima le persone, prima il rispetto: che è guardare negli occhi l'altro, alzarsi in piedi davanti a lui, sempre, come davanti a un principe. La bestemmia è mettere le cose prima delle persone.
Viene uno più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. È il più forte, Gesù, perché è l'unico che parla al cuore. E lo segui. È il più forte, perché è l'unico che «battezza nel fuoco», ha la forza del fuoco che trasforma le cose, che è la morte delle cose morte e la loro resurrezione, nella luce e nel calore.
Gesù ha acceso milioni e milioni di vite, le ha accese e rese felici. Questo fa di lui il più forte. E il più amato.

1 commento:

  1. Bentrovato, seguo il tuo blog perché mi è apparso di grande interesse. Quando hai tempo, voglia, se ti va ti aspetto sul mio. Io sono una maestra dell'infanzia da poco in pensione.
    Serena domenica, di cuore.
    sinforosa

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