venerdì 6 dicembre 2013

Luca 1, 26-38: Immacolata Concezione

visualizzaIn quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te» (...)

La SOLENNITA’ dell’IMMACOLATA prevale sulla II domenica di Avvento, ma Maria, festeggiata come colei che è nata immacolata, non prevale, ne vorrebbe prevalere rispetto al figlio che viene e che è nato in mezzo a noi. E’ piuttosto la prima TESTIMONE capace di indicarci come prepararci alla venuta del Signore.
A lei si affiancheranno, nelle prossime domeniche, il Battista e San Giuseppe, altri grandi testimoni che hanno avuto un ruolo di primo piano nell’avvento del Signore.
Torniamo a MARIA e a quanto, l’8 dicembre 1854, è stato definito in maniera solenne con il DOGMA dell’Immacolata Concezione: Maria è nata con un privilegio particolare concessogli dal Signore che ha così voluto prepararsi una degna dimora in cui far nascere il Figlio. Dio l’ha riempita della sua GRAZIA, ovvero della sua presenza, dei suoi doni. Per questo l’ha esentata dal peccato originale immergendola da subito nella realtà divina, così come noi siamo stati immersi in Lui nel Battesimo.
I racconti del peccato originale (1L) e dell’annunciazione (V) fanno da sottofondo a questa realtà che si era pian piano fatto strada nella fede del popolo di Dio fino a vederla ufficializzata dal Papa e suggellata da alcune speciali apparizioni mariane avvenute in quegli anni.
Nella Genesi si racconta di come Dio abbia da sempre creato l’umanità immacolata, senza peccato, ma abbia amato queste creature a tal punto  da lasciarle LIBERE anche di rifiutare il suo progetto, di peccare.
E il PECCATO non è mai privo di conseguenze: agisce negativamente su chi lo compie e si propaga anche nelle persone vicine, creano ferite che lasciano il segno.
Come Adamo ed Eva, anche Maria è generata senza peccato originale (esente dalle ferite “ambientali”), ma libera di cedere alle tentazioni (che non risparmiano nessuno, neanche il figlio), libera di peccare, di rifiutare il grande progetto che Dio aveva su di lei (perché Dio propone, non si impone!).
Maria, e noi con lei, è invitata dall’ANGELO[1] ad essere nella GIOIA, a riconoscere il motivo per cui essere felice: è amata in modo speciale da Dio (ma ciascuno lo è) che l’ha riempita delle sue attenzioni, del suo amore, come un innamorato!
L’Angelo la invita ad essere felice: Dio non vuole le nostre preghiere o le nostre buone azioni, vuole la nostra felicità (e questa passa anche attraverso preghiere, parole ed opere). Dio, come ci ricorda spesso Papa Francesco, non vuole cristiani musoni, tristi, arrabbiati, ma persone felici.

Maria è IMMACOLATA (= piena di grazia) non perché ha detto “si” a Dio, ma perché Dio ha detto “si” a lei prima ancora della sua risposta. E lo dice a ciascuno di noi: siamo tutti pieni di grazia, creati (e ricreati nel battesimo) per vivere nella comunione e nella gioia, immacolati nell’amore di Dio che, attraverso i sacramenti, ci purifica e ci rende creature nuove.

Tutti siamo amati da Dio così come siamo e per quello che siamo, ma la nostra gioia e realizzazione passa anche attraverso il nostro SI, libero e creativo, al progetto che Dio ha per noi, per il nostro bene.
E il bene segue una dinamica simile (anche se opposta) al peccato: entrambi CONTAGIOSI, capaci di propagarsi, di curare le ferite o, nel peccato, di causarle.

Maria, con il suo si, ci ha donato il MEDICO capace di curare ogni ferita. Ci aiuti ora a dire anche il nostro si (con tutti i dubbi e le domande che anche lei ha espresso), perché la nostra gioia sia piena e contagiosa.

Maria, madre e sorella nostra, prega per noi peccatori e accompagnaci all’incontro col tuo figlio che viene e regna in mezzo a noi. Amen.



[1] Nella quotidianità della propria casa! E l’Angelo è un messaggero inviato da Dio, è chiunque, senza rendersene conto, ci dia indicazioni ispirate dall’alto.

Ermes Ronchi: Il Vangelo di Luca sviluppa il racconto dell'annuncio a Maria come la zoomata di una cinepresa: parte dall'immensità dei cieli, restringe progressivamente lo sguardo fino ad un piccolo villaggio, poi ad una casa, al primo piano di una ragazza tra le tante, occupata nelle sue faccende e nei suoi pensieri.
L'angelo Gabriele entrò da lei. È bello pensare che Dio ti sfiora, ti tocca nella tua vita quotidiana, nella tua casa. Lo fa in un giorno di festa, nel tempo delle lacrime oppure quando dici a chi ami le parole più belle che sai.
La prima parola dell'angelo non è un semplice saluto, dentro vibra quella cosa buona e rara che tutti, tutti i giorni, cerchiamo: la gioia. «chaire, rallegrati, gioisci, sii felice». Non chiede: prega, inginocchiati, fai questo o quello. Ma semplicemente: apriti alla gioia, come una porta si apre al sole. Dio si avvicina e ti stringe in un abbraccio, viene e porta una promessa di felicità. 

La seconda parola dell'angelo svela il perché della gioia: sei piena di grazia. Un termine nuovo, mai risuonato prima nella bibbia o nelle sinagoghe, letteralmente inaudito, tale da turbare Maria: sei colmata, riempita di Dio, che si è chinato su di te, si è innamorato di te, si è dato a te e tu ne trabocchi. Il suo nome è: amata per sempre. Teneramente, liberamente, senza rimpianti amata.
Piena di grazia la chiama l'angelo, Immacolata la dice il popolo cristiano. Ed è la stessa cosa. Non è piena di grazia perché ha detto "sì" a Dio, ma perché Dio ha detto "sì" a lei prima ancora della sua risposta. E lo dice a ciascuno di noi: ognuno pieno di grazia, tutti amati come siamo, per quello che siamo; buoni e meno buoni, ognuno amato per sempre, piccoli o grandi ognuno riempito di cielo. 
La prima parola di Maria non è un sì, ma una domanda: come è possibile? Sta davanti a Dio con tutta la sua dignità umana, con la sua maturità di donna, con il suo bisogno di capire. Usa l'intelligenza e poi pronuncia il suo sì, che allora ha la potenza di un sì libero e creativo.
Eccomi, come hanno detto profeti e patriarchi, sono la serva del Signore. Serva è parola che non ha niente di passivo: serva del re è la prima dopo il re, colei che collabora, che crea insieme con il creatore. «La risposta di Maria è una realtà liberante, non una sottomissione remissiva. È lei personalmente a scegliere, in autonomia, a pronunciare quel "sì" così coraggioso che la contrappone a tutto il suo mondo, che la proietta nei disegni grandiosi di Dio» (M. Marcolini).
La storia di Maria è anche la mia e la tua storia. Ancora l'angelo è inviato nella tua casa e ti dice: rallegrati, sei pieno di grazia! Dio è dentro di te e ti colma la vita di vita. 
(Letture: Gènesi 3, 9-15.20; Salmo 97; Efesini 1, 3-6. 11-12; Luca 1, 26-38)

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