martedì 13 settembre 2011

Giovanni 6, 66-69: SIGNORE, DA CHI ANDREMO?

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai dodici: volete andarvene anche voi? Rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio.

Ermes Ronchi:
La svolta del racconto avviene con le parole di Gesù: "Forse volete andarvene anche voi?". C'è tristezza in queste parole: Gesù è ben consapevole di una crisi tra i suoi seguaci.
Ma c'è anche fierezza e sfida, e soprattutto un appello alla libertà di ciascuno: 'siete liberi, andate o restate, ma seguite quello che sentite dentro, scegliete!' Gesù non dice quello che devi fare, quello che devi essere, ma ti pone le domande del cuore: che cosa accade in te? Quale è il tuo desiderio profondo? Tu vuoi la vita? Cerchi più vita? Le sole domande in grado di guarire davvero.
E Pietro si sente interpellato da questo decreto di libertà, e risponde subito:
da chi andremo? tu hai parole di vita eterna.
Vorrei scavare dentro questa risposta, aprire la conchiglia perché appaia la perla, perché sento che qui ha radice la fede:
Tu solo hai parole che fanno viva finalmente la vita.
Il filo d'oro di tutto il capitolo 6 di Giovanni, è: la parola 'vita'.
Per sette volte ha ripetuto che mangiare la sua carne fa vivere. La convinzione fortissima di Gesù è questa: io faccio vivere, io possiedo il segreto della vita.
È l'incalzante convinzione, da parte sua, di offrire qualcosa che prima noi non avevamo, qualcosa di cui non possiamo fare a meno, qualcosa che inverte il senso della vita orientandola non più alla morte ma all'eternità.
E Pietro ha capito e si pone sulla stessa lunghezza d'onda: io ho fame di vita, per questo non me ne andrò. Io amo la vita, per questo sto con te.
Solo chi ama la vita troverà Dio, e solo chi trova Dio troverà la vita in pienezza.
Che cos'è la Vita secondo la bibbia?
Una realtà composta di sei dimensioni, come una torta a sei strati: ci aiuta la precisione inarrivabile della lingua greca: lo strato di base è
- bios, la vita biologica che si riferisce alla nostra fisiologia,
- zoè, la vita animale, il nostro corpo coordinato nel suo percepire il mondo,
- psychè, il mio carattere , le mie emozioni, il temperamento,
- logos, la razionalità, il calcolo, il progetto,
- nous, l'intelletto, intuizione, andare dentro il senso delle cose
- pneuma, lo spirito, ruah, soffio divino, respiro di Dio, spirito santo.
L'armonia tra questi sei strati fa sì che la vita fluisca ordinata, sana, armoniosa, benefica. Anzi, come dice un verso di Giovanni Paolo II, sia vita che scorre verso l'alto.
Pietro e Gesù si capiscono: e tutto accade perché vita manca, perché vita soffre, perché vita fiorisca, perché il cuore cresca. Sono venuto perché abbiate la vita e la vita in abbondanza (Gv 10,10). Questo è Gesù: nella vita datore di vita. Non ci interessa un divino che non faccia fiorire l'umano. Un divino cui non corrisponda il rigoglio dell'umano non merita che ad esso ci dedichiamo (Bonhoeffer).
La novità grande del cristianesimo: non più un Dio che domanda agli uomini offerte, doni, sacrifici, come in tutte le religioni, ma un Dio che si dona lui, che si perde dentro le sue creature, come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo, accrescimento d'umano, incremento di vita.
Non più un Dio che chiede sacrifici per sè, ma un Dio che sacrifica se stesso per me. Bellezza e 'scandalo' della nostra fede.
Una potenza di vita che entra in me, come il pane che mangio, e diventa cellula del mio corpo, mio pensiero, mio gesto, mio respiro; come il vino che bevo, e diventa mio sangue, mia lacrima, mio sorriso.
L'uomo a differenza delle altre creature è un animale che ha Dio nel sangue (Vannucci).
Per sette volte Gesù ha ripetuto: Chi mangia me vivrà per me (v.57).
Mangiare la vita di Gesù! Come si può fare? Due sono i modi:
- Nell'eucaristia: il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo(v.51).
- Nella sua Parola: l'uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Se accolgo il Pane e la Parola tutta la mia vita diventa sacra, accade una cosa enorme: Dio in me: il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola. Posso mangiare e sentire che compio un atto sacro, di comunione con Dio, con gli uomini, con il creato; sacro è il lavoro e sacro il riposo, sacri i gesti della cura e dell'amore.
Nel Pane e nella Parola ci dà tutta la sua storia: mangiatoia, strade, il lago, il peso e il duro della Croce, il sepolcro vuoto, ci dà Dio che si fa carne in ogni uomo. Se faccio mio il segreto della vita di Gesù, allora trovo il segreto della mia vita.
Il suo segreto era una vita buona bella e beata.
Questa vita ha conquistato Pietro e i discepoli. Era talmente bella, che i discepoli dissero un uomo così non può essere che Dio.
Buona era quella vita, e Pietro lo conferma nel suo primo discorso dopo la Pasqua: passò nel mondo facendo del bene, guarendo il male di vivere, accogliendo sempre, donando tutto di sè: neanche il suo corpo ha tenuto per sé, neanche il suo sangue ha conservato.
Bella perché piena di amici, perché luminosa, perché pulsante di libertà, perchè nuova, intensa e senza paure. Forse tutti, chi più chi meno, soffriamo di imprigionamenti. E il fascino di Gesù uomo libero accende trasalimenti in ognuno di noi. Non ci sono stereotipi che tengano: se tu ti fai lettore attento del vangelo non puoi sfuggire all'incantamento per la libertà di Gesù. Libertà a caro prezzo.
Leggi il vangelo, respiri a pieni polmoni la libertà. Non la fissità dei codici ma il vento che scompiglia le pagine.
La libertà ha un segreto: il segreto è quel pezzo di Dio che è in te, che i veri maestri dello spirito ti invitano a scoprire e ad adorare. Se sei fedele a questo pezzo di Dio, sei libero dalla schiavitù degli altri e delle cose, dalle convenzioni abusate, dai codici senz'anima, dalle aspettative degli altri, dalle immagini che gli altri hanno di te. Per te contano gli occhi del tuo Signore, conta un piccolo pezzo di lui in te.
E beata, cioè felice era la sua vita: era un rabbi che aveva la gioia di vivere, che amava i banchetti e i fiori del campo, che sapeva godere delle belle pietre del tempio e del profumo delle vigne, dell'abbraccio dei bambini e delle carezze sui suoi piedi della donna peccatrice.
La vita del cristiano è la vita bella, buona e beata, perché così era la vita di Gesù: buona bella e beata.
Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).
«Tu solo». Ed esclude un mondo intero di illusioni e di seduzioni. Tu solo, nessun altro c'è al centro della speranza, nessun altro a fondamento del cuore.
«Tu solo hai parole», non solo le pronunci, non solo le ripeti, ma le hai, sono tue, sei tu la loro sorgente e la loro casa.
Cosa povera e splendida è la parola: solo un vapore del vento, ma sa spalancare la pietra del sepolcro, apre strade, cuori, incontri; apre carezze e incendi. Disegna mondi. È la Parola che dall'inizio crea. Che arde nei profeti, che si fa carne in Maria.
«Tu hai parole di vita», vita a 360 gradi.
Parole che danno vita al cuore, che allargano, dilatano, purificano il cuore perché ne sciolgono la durezza e lo fanno coraggioso e capace di più amore, di un amore sempre meno selettivo.
Parole che danno vita alla mente, perché la mente vive di libertà, altrimenti si disidrata; vive di verità, altrimenti si ammala e non sa più distinguere tra effimero ed eterno; vive di senso. Chi non trova un senso alla vita entra nella malattia.
Parole che danno vita allo spirito, a questa anima assetata, e portano dentro di me la voce di Dio che placa la sete e poi la suscita ancora, portano dentro di me il respiro di Dio e i suoi sogni.
Parole che danno vita anche al corpo, a questo grumo di terra attraversato come una spada dal soffio che ha dato vita ad Adamo, portano una vitalità, una profondità unica in tutto ciò che faccio e dico e costruisco. Portano bellezza e armonia.
Ho visto gente, gettare oltre sé, a manciate, a palate, le ore della loro vita, le energie, le capacità, farle scorrere fuori di sè, per i figli amici poveri parrocchia. E guardate, ho visto queste persone diventare e restare belle, vitali giovanili, sorridenti, circondate da affetto. Hanno trovato la vita! Hanno il cuore giovane. Invece (M. Delbrel) la vera vecchiaia è l'egoismo. È la legge della fisica dell'amore: se dai ti arricchisci, se trattieni ti impoverisci, e invecchia la vita.
«Parole di vita eterna» la cosa più seria e forte che Gesù è venuto a portarci è la vita eterna, eternità a tutto ciò che di più bello portiamo nel cuore, un amore in grado di attraversare l'eternità.
Nulla mai ci separerà dall'amore di Dio (Rom 8,38-39). Nulla mai. Due parole assolte totali perfette. Nulla e sono convocate tutte le creature. Mai e sono convocati i giorni e l'eterno. L'uomo è indissolubile da una sola cosa: dall'amore.
Per questo Giovanni può dire: noi abbiamo creduto all'amore (1Gv 4,15). I cristiani sono quelli che credono all'amore. Non si crede ad altro. E questo molto importante, perché credere all'amore è possibile a tutti, a chi crede e a chi non crede. Ci possiamo incontrare tutti in questo che è il nome stesso di Dio.
E un giorno noi saremo simili a Lui, ci sarà dato in dono il cuore stesso di Dio, ameremo con il cuore di Dio. È straordinario: noi che abbiamo tanto faticato per imparare ad amare, un giorno ameremo con il cuore stesso di DIO.
Tu hai parole che portano in me il cuore di Dio. Intensificazione di questo mio cuore. Più Dio in me equivale a più io.
Acquisire fede che cos'è? è acquisire bellezza del vivere: scoprire che è bello vivere, è bello amare, creare, generare, mettere la vita nelle mani di chi mette la sua vita nelle tue mani. È bello per me essere frate, o prete, o suora, è bello essere giovane e anziano, perché la vita ha senso, il senso della vita è positivo, lo è qui, e lo sarà per sempre.
Acquisire fede è reincantare la vita. Vita non fatta solo di respiri, ma soprattutto dei momenti che ti hanno tolto il respiro.
Volete andarvene anche voi? No, noi non ce ne andremo. Altrove non è vita. Altrove siamo sempre fuori casa.
Io non me ne andrò. Ho tanto cercato ma di meglio di Te non ho trovato. Prima di conoscere te, non esistevo (Ilario di Poitiers).
Io non me ne andrò, perché seguire te è stato l'affare migliore della mia vita.
Non me ne andrò da te, mio Signore e mio Dio.
Mio, come la parte migliore di me.
Mio perché mi appartiene, come il cuore e, senza, non sarei.
Mio come lo è il respiro e, senza, non vivrei. Come l'amata del Cantico dico: "Il mio amato è per me e io sono per lui". Dio è per me, e io sono per lui.
E queste parole mi fanno dolce e fortissima compagnia: Dio è per me. E nulla, mai ci potrà separare. Nulla, mai.

Nessun commento:

Posta un commento