V Domenica di Pasqua, Anno B
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
L’IMMAGINE usata da Gesù è tratta dalla vita quotidiana (di un mondo contadino) e indica:
* l’UNITA’ profonda che Gesù desidera avere con noi
* l’AMORE del Padre che, come un agricoltore con la sua vigna, ha infinita pazienza, cura, dedizione nei nostri confronti
* la necessità della POTATURA: la vita stessa, con gli incontri che facciamo, con le sofferenze e le difficoltà che ci troviamo a vivere, diventa una potatura continua. Si tratta di vivere tutte queste situazioni con la positività di chi vi riscontra un’OCCASIONE
- Gesù insiste soprattutto sulla 1° dimensione: la necessità di essere uniti con lui, di ricevere LINFA dalla sua vita. Senza di lui NON PORTIAMO FRUTTO. Con lui porta molto frutto.
- Il FRUTTO di cui parla Gesù è ovviamente quello di una vita DONATA, VERSATA come il vino condiviso con i fratelli. Il frutto è quello di un amore sincero, gratuito, profondo. Gesù, donando la sua stessa vita, continua a DARE FRUTTO, è diventato la VITE che permette ai tralci di fruttificare.
- C’è anche in noi la tendenza di voler fare senza di lui, soprattutto nella nostra società “laica” che ha emarginato il nome di Dio, cercando di relegarlo nella sfera privata e personale.
- Una riprova: chi di noi crede veramente nella promessa finale: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Abbiamo fatto tutti esperienza di chiedere cose che non trovavano esaudimento, abbiamo tutti un certo scetticismo nel pensare che Dio intervenga concretamente a nostro favore. Ci siamo abituati piuttosto a darci da fare con le nostre mani, a fare affidamento sulle nostre sole forze o, tutt’al più, sull’aiuto di qualche potente di turno.