mercoledì 2 gennaio 2013

CINQUE DONNE ALLA CULLA DI GESÙ. TAMAR e RAHAB

TAMAR e RAHAB :
il coraggio della fede



Tamar si veste da prostituta per salvare ciò in cui crede;
Rahab da prostituta si fa ospite per salvare ciò in cui crede.

1. La genealogia di Gesù secondo Matteo: Mt 1, 1-17

Fin dalla prima pagina l’evangelista Matteo ci fa vedere che Dio, inviando suo Figlio, è fedele al suo piano d’amore verso Israele ma anche verso tutta l’umanità. Cristo sarà figlio del “popolo scelto”, ma come dono a tutta l’umanità. Ogni volta che il “popolo scelto” si irrigidisce nei suoi schemi, Dio glieli spezza perché possa riaprirsi al suo piano e diventare più umano.
In una schematica e rigida “genealogia” patriarcale, Dio inserisce presenza di cinque donne, quattro delle quali “straniere” a Israele. Dal loro grembo genera una umanità più ampia di quella concepita dal piccolo Israele.
Oggi la Chiesa deve mantenersi sempre attenta al piano di salvezza che Dio mantiene in atto illuminandolo con le Tamar, le Rahab, le Ruth e anche le Betsabee che la aiutano a giungere alla pienezza di grazia e di umanità che sarà sempre Maria.

La genealogia di Matteo (Mt 1, 1-17)

è più simbolica che dettagliata. Matteo fa delle “scelte” per indicare che Gesù, il Cristo, è figlio di Davide. Lascia intendere il suo modo orientale di dirlo: in ebraico il nome si scrive con tre lettere, DWD, alle quali corrispondono tre numeri: D = dalet (4) + W = wav (6) + D = dalet (4) = 14

Titolo del vangelo di Mt
v1 Libro delle origini di Gesù Cristo , figlio di Davide , figlio di Abramo.


14 antenati:

Da Abramo a Davide

v 2 Abramo generò Isacco,  
Isacco generò Giacobbe,
Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli,
3 Giuda generò Fares e Zara da Tamar [(= palma) cananea]
Fares generò Esrom,
Esrom generò Aram,
4 Aram generò Aminadab,
Aminadab generò Naasson,
Naasson generò Salmon,
5 Salmon generò Booz da Rahab [(= larga, superba) cananea],
Booz generò Obed da Rut [(= amichevole) moabita],
Obed generò Iesse, 6 Iesse generò il re Davide.


14 antenati:

Da Davide a Ieconia

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria [Betsabea (= colei che ha sette = ha molte qualità, felice) Ittita]
v7 Salomone generò Roboamo,
Roboamo generò Abia,
Abia generò Asaf [il vero nome del re è Asa. Asaf fu compositore di alcuni salmi],
8 Asaf generò Giosafat,
Giosafat generò Ioram,
Ioram generò Ozia,
v 9 Ozia generò Ioatam,
Ioatam generò Acaz,
Acaz generò Ezechia,
10 Ezechia generò Manasse,
Manasse generò Amos [il vero nome del re è Amon. Amos è un insigne profeta]
Amos generò Giosia,
11 Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
14 antenati:

Da Ieconia a Giuseppe

v 17 In tal modo, la somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide è di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è di quattordici.

v12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel,
Salatiel generò Zorobabele,
13 Zorobabele generò Abiud,
Abiud generò Eliacim,
Eliacim generò Azor,
14 Azor generò Sadoc,  
Sadoc generò Achim,
Achim generò Eliud,
15 Eliud generò Eleazar,
Eleazar generò Mattan,
Mattan generò Giacobbe,
16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.



            Il popolo ebraico è molto legato alle genealogie: al gusto tipico dei popoli antichi del conservare memoria degli antenati, si aggiunge la volontà di ricollegarsi ai patriarchi, i depositari della promessa di Dio, sottolineando la continuità nella fedeltà al patto stretto con Dio.
I primi otto libri del Primo libro delle Cronache, ad esempio, sono interamente dedicati alle genealogie delle tribù d’Israele. E’ testimoniato, poi, nel periodo post-esilico, l’uso di “registri di famiglia” in cui venivano conservati i nomi degli appartenenti al gruppo familiare.
La genealogia è anche un genere usato nella storiografia biblica quando si tratta di riassumere lunghi periodi: ad esempio nel capitolo quinto della Genesi si ricorda la discendenza di Adamo fino a Noè (“Questo è il libro della genealogia di Adamo” Gn 5, 1) per collegare i primi capitoli dedicati alla creazione a quelli in cui si racconta l’episodio del diluvio.

2. Genealogia di Gesù (1.1-17): intenzioni dell’evangelista

Abbiamo diviso il primo capitolo di Matteo nelle due parti indicate dal titolo. La prima raccoglie una genealogia difficile e, almeno in apparenza, non necessaria. A prima vista, pare che sia semplicemente una lista di nomi degli antenati di Cristo, senza contenuto teologico e senza forza di richiamo. Perché Matteo la premette al suo vangelo?
Sappiamo – e ce lo ha ricordato il Vaticano II – che Cristo è la pienezza della rivelazione. Il fatto di essere la pienezza della rivelazione lo colloca inevitabilmente in relazione con la preparazione della stessa, con tutto l’AT; e Matteo presenta il suo albero genealogico per dimostrarlo. Per questo, immediatamente dopo aver riportato il suo nome – si noti che è riportato il nome intero «Gesù Cristo», cosa che equivale a una formula di fede: Gesù è il Cristo, l’Unto, il Messia – aggiunge: « figlio di Davide, figlio di Abramo». In questo modo, la genealogia ci introduce sul terreno della storia come su quello della teologia. Matteo intende presentarci il protagonista del suo vangelo e, una volta datoci il suo nome, Gesù Cristo, con tutto quello che esso significa – Gesù è il Cristo – si affretta a darci la dimostrazione della sua affermazione.
Il Messia avrebbe dovuto discendere da Davide. Orbene, Gesù discende da Davide. Appunto per questo, egli divide la genealogia in tre parti, composte ciascuna di quattordici nomi. Il centro della genealogia è occupato da Davide per la ragione che abbiamo detta. D’altra parte, la genealogia ha molto dell’artificiale: lo dimostra il semplice fatto che egli metta quattordici nomi in ciascuna delle fasi in cui divide la preistoria di Cristo. Il numero quattordici è il doppio di sette, indica perfezione e pienezza. Qui dovrebbe significare la perfezione e la provvidenza speciale di Dio nella disposizione di tutta la storia salvifica precedente, che culmina in Cristo.
La ragione già ricordata spiega anche la menzione di Abramo: l'origine di Cristo coincide e risale all'inizio stes­so di Israele. Per la stessa ragione sono ricordati, nella prima parte della genealogia, Giuda e i suoi fratelli, cioè l'intero Israele. Nella terza parte, è riassunta la storia d'Israele a partire dall’esilio di Babilonia per la stessa ragione: l'evangelista intende abbracciare l'intera storia d'Israele: la sua origine, i suoi momenti più importanti e il suo coronamento o pienezza, che è Gesù.

Il fine teologico della genealogia permette al nostro autore di giocare con qualcuno dei nomi e noi dobbiamo scoprire il suo gioco. Ricordando il re Asa, Matteo scrive Asaf, che, secondo il Salterio (Sal,73,1; 75,1 .. ) scrisse alcuni salmi e, invece di Amon, altro re d'Israele, il nostro evangelista scrive Amos, che fu uno dei celebri profeti d'Israele. Con questo piccolo gioco, Matteo non vorrà dirci che anche i salmi  e i profeti raggiungono la loro pienezza in Cristo?
La seconda parte del capitolo presenta la nascita di Cristo come un fatto assolutamente miracoloso. Maria concepì Gesù senza concorso d'uomo per opera dello Spi­rito Santo. Menzionando lo Spirito Santo o Spirito di Dio, Matteo - come qualsiasi altro scrittore giudaico - pen­sa al potere creatore di Dio. Affermato il fatto, - conce­pimento miracoloso di Gesù - Matteo si sofferma alquan­to nell'esporre le conseguenze.  La prima è il naturale  sconcerto di Giuseppe. Maria e Giuseppe erano fidanzati; secondo la legge giudaica, questo voleva dire che il con­tratto di matrimonio era stato stipulato seriamente e definitivamente. Mancava solo la cerimonia dello sposalizio, che culminava nel momento in cui la sposa era condotta a vivere nella casa dello sposo. La legge giudaica non considerava come peccato serio la relazione sessuale avvenuta fra i fidanzati nel tempo che intercorreva fra il fidanzamento e lo sposalizio: anzi, nel caso che in questo tempo fosse nato un figlio, la legge lo considerava come figlio legittimo.

Tenendo presenti la legge e le usanze giudaiche, lo stato di Maria creava un problema unicamente a Giuseppe. Perché? Crediamo che egli fosse al corrente di quello che era avvenuto; non vediamo ragioni per cui Maria, sua fidanzata, non dovesse informarlo di tutto. E allora, perché il dubbio? Il dubbio di Giuseppe non si riferiva alla colpevolezza o all'innocenza di Maria, bensì al ruolo che egli personalmente doveva avere nell'avvenimento. Un intervento soprannaturale – compare il motivo dell’angelo - glielo rivela: egli dovrà, imporre il nome al bambino, cioè, dovrà essere, il suo padre legale (il nome era imposto dal padre). E così, conosciuto il ruolo che gli era assegnato in quel matrimonio, egli si sentì libero dal turbamento, dallo sconcerto e dal dubbio. 

L'annunzio dell'angelo a Giuseppe è un riassunto com­pleto del NT: Gesù salverà il popolo dai suoi peccati. Tanto nell'Antico come nel NT, l'espressione « perdono dei-peccati » non significa il perdono d'una mancanza com­pleta, ma il riassunto di tutta l'azione salvifica di Dio. Questo vuol dire che, con la comparsa di Gesù, è stata superata la separazione tra Dio e l'uomo.  Infatti, egli è il « Dio-con-noi » per la nostra salvezza. Dire Gesù e dire salvatore è la stessa cosa. La nascita di Gesù, la sua vita e la sua attività furono e sono Dio con noi, come aveva annunziato il profeta Isaia.  (Commento alla Bibbia Liturgica, edizioni paoline, Roma 1980, pp. 857-859)

3. Quattro donne scelte da Dio al di là di ogni nostra immaginazione.

Da Abramo a Maria, la Bibbia ci presenta molte donne, ricche di prospettive. Tra di esse, Matteo ne elenca quattro per nome (Tamar, Rahab, Ruth, MARIA) e una “non chiamata per nome” (la moglie di Uria l’ittita) che conosciamo per nome in relazione a Davide e Salomone: Betsabea.

LE DONNE DELLA BIBBIA


LE MATRIARCHE

Come dobbiamo leggere questi capitoli
FIGLI DI ABRAMO

Popoli fratelli … coltelli
SARA E AGAR
GENESI Cap. 16; 17; 18; 21.
Il Signore fa nascere il sorriso sul volto della sterile
ISACCO E REBECCA
GENESI Cap.24; 25,19-34; 26,1-11
Cap. 27
é la regista. Carpisce la primoge-nitura per Giacobbe, ma lo perde
RACHELE (BILA) –
LIA (ZILPA)
GENESI  Cap. 29-30
La fecondità come benedizione

LE FIGLIE DI LOT
LEVIRATO
TAMAR
GENESI 19,30-38 (LEV. 18,6-18) // DEUT. 25,5-10
GENESI 38,6-26
(incesto) La fecondità a tutti i costi Tamar “finta prostituta” per diventare madre
RAHAB
GIOSUÈ (2,lss; 6,22-25).
il coraggio della pietà
RUT
IL LIBRO DI RUT
La moabita fra le nonne di Gesù
ANNA
1 SAMUELE Cap. 1 e 2
Samuele non è da meno dei patriarchi
MARIA
KULDA
NOADIA
ESODO 15 NUMERI 12  Nu 20,1
2 RE 22,14 ; 2CRONACHE 34
NEHEMIA 6,14
Profetesse

Falsa ma non disapprovata
DEBORA e Giaele
ABIGAIL
BETSABEA
GEZABELE
GIUDICI Cap. 4 e 5
1 SAMUELE 25
2 Sam cc. 11 - 12  1 RE  cc. 1-2
1 RE 16
Giudice e profetessa
Donna prudente e intraprendente
Intrighi di corte
ESTER
IL LIBRO DI ESTER
Un pogrom evitato e la festa del Purim
GIUDITTA
(GIAELE)
LIBRO DI GIUDITTA
Israele salvato da una donna
Eroine di Israele

APPARIZIONI FUGACI


ADA E ZILLA
GENESI 4,19-24
Il primo poligamo: madri di geni
MOGLI DI ESAÙ E
SANSONE
MIKAL
GENESI 26,34-36
GIUDICI  13;146
1 SAMUELE 19
Non sono matrimoni combinati dai genitori
ZIPPORA
ESODO 2 ,21; 18,2; NUM. 12,11
Una donna che accogli la religione del marito
SIFRA   E   PUA
ESODO 1,15
Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini
ACSA
GIOSUÈ 16,16 Gdc. 1,12
La figlia di Kaleb
LA SUNAMMITA
La sunamita
1 RE 1, 1-4
2 RE c. 4

Cura Davide come una sposa
Cura il profeta Eliseo

MOGLI
TOBIA 1,9. 20; 2,1. 11;2,36
GIOBBE 2,9
Immagini di scoraggiamento
SUSANNA
DANIELE 13
Dio provvede
LA MOGLIE DI POTIFAR
LA DONNA STRANIERA
GENESI 39
PROVERBI 6,20 ss; 7,1ss
Inducono in tentazione
LA DONNA DI CASA
PROVERBI 31
Una donna d’altri tempi ?
SEDUZIONE
SIRACIDE 25,12-26; 26,1-18; 9,1-9
Donna buona, cattiva e seduttrice

NELLA LEGISLAZIONE


PARI DIGNITÀ
ESODO 20,12 (DEUT, 5,16)
SIRACIDE 3
DEUTERONOMIO 24,1-4
Onora il padre e la madre
Onora il padre … e la madre
Eredi
PENE UGUALI
DEUTERONOMIO17,1-7
DEUTERONOMIO 22,22
LEVITICO 20
Idolatria
Adulterio
Peccati vari
EVA
GENESI 1,26-31; 2,18-23, 3, 16-20
La donna nel progetto di Dio
MARIA DI NAZARET
Matteo 1 e 2 LUCA 1 e 2
MATTEO 12,46-50; 13,53-57
LUCA 8,19-21
MARCO 3,31-35, 6,1-6
GIOVANNI 2,1-12; 19,23-26
ATTI 1,12-14
Benedetta tu fra le donne
Benedetto il seno che ti ha nutrito. Chi è mia madre …..
 Ecco tua madre
Madre della Chiesa
Da -  http://www.parrocchiasanteusebiocagliari.it/catechesi/studio%20della%20bibbia/LE%20DONNE%20DELLA%20BIBBIA.htm
4. TAMAR:
4.1 – Testo biblico - Genesi 38, 1-30 : Giuda e Tamar: Giuda si separa dai suoi fratelli, Si apre al paese dove va ad abitare, Prende una moglie cananea, Dà ai figli mogli cananee
1 In quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e si stabilì presso un uomo di Adullam, di nome Chira. 2 Qui Giuda vide la figlia di un Cananeo chiamato Sua, la prese in moglie e si unì a lei.
3 Essa concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er. 4 Poi concepì ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan. 5 Ancora un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Essa si trovava in Chezib, quando lo partorì.
6 Giuda prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale si chiamava Tamar. 7 Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore e il Signore lo fece morire.
8 Allora Giuda disse a Onan: «Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità per il fratello». 9 Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. 10 Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui.
11 Allora Giuda disse alla nuora Tamar: «Ritorna a casa da tuo padre come vedova fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto». Perché pensava: «Che non muoia anche questo come i suoi fratelli!». Così Tamar se ne andò e ritornò alla casa del padre. 12 Passarono molti giorni e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda. Quando Giuda ebbe finito il lutto, andò a Timna da quelli che tosavano il suo gregge e con lui vi era Chira, il suo amico di Adullam.
13 Fu portata a Tamar questa notizia: «Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo gregge». 14 Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enaim, che è sulla strada verso Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma che lei non gli era stata data in moglie. 15 Giuda la vide e la credette una prostituta, perché essa si era coperta la faccia. 16 Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: «Lascia che io venga con te!». Non sapeva infatti che quella fosse la sua nuora. Essa disse: «Che mi darai per venire con me?». 17 Rispose: «Io ti manderò un capretto del gregge». Essa riprese: «Mi dai un pegno fin quando me lo avrai mandato?». 18 Egli disse: «Qual è il pegno che ti devo dare?». Rispose: «Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano». Allora glieli diede e le si unì. Essa concepì da lui. 19 Poi si alzò e se ne andò; si tolse il velo e rivestì gli abiti vedovili.
20 Giuda mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullam, per riprendere il pegno dalle mani di quella donna, ma quegli non la trovò. 21 Domandò agli uomini di quel luogo: «Dov'è quella prostituta che stava in Enaim sulla strada?». Ma risposero: «Non c'è stata qui nessuna prostituta».
22 Così tornò da Giuda e disse: «Non l'ho trovata; anche gli uomini di quel luogo dicevano: Non c'è stata qui nessuna prostituta». 23 Allora Giuda disse: «Se li tenga! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Vedi che le ho mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata».
24 Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: «Tamar, la tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa della prostituzione». Giuda disse: «Conducetela fuori e sia bruciata!».
25 Essa veniva già condotta fuori, quando mandò a dire al suocero: «Dell'uomo a cui appartengono questi oggetti io sono incinta». E aggiunse: «Riscontra, dunque, di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone». 26 Giuda li riconobbe e disse: «Essa è più giusta di me, perché io non l'ho data a mio figlio Sela». E non ebbe più rapporti con lei. 27 Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli. 28 Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: «Questi è uscito per primo». 29 Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa disse: «Come ti sei aperta una breccia?» e lo si chiamò Perez. 30 Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach.”

4.2 – Una prima interpretazione: Tamar, ovvero, quando la giustizia trasgredisce la legge

Tamar era una donna molto bella, se ci atteniamo al significato del suo nome «palma» (cf Ct 7,8) Stando a Gen 38 appare anche una donna inquieta nei confronti del Dio degli Ebrei. Vuole in­fatti introdursi nell'albo di Israele. Ha però solo una possibilità: il grembo.
Tamar è pure una donna frustrata a causa di una maternità sempre contrad­detta. Dai primi due figli di Giuda, infatti, non è riuscita ad avere prole, data la morte troppo precoce di entrambi. Ci sarebbe un terzo figlio, Sela, ma Giuda, temendo per la sua vita, adduce il pretesto della giovane età del ra­gazzo e rimanda a casa sua Tamar senza assicurarle una discendenza, come avrebbe previsto invece la legge del levirato.
Tamar non si scoraggia, attende pazientemente la si­tuazione propizia. E questa pare verificarsi quando Giu­da, rimasto vedovo, si reca a Timna per la tosatura delle pecore. Tamar viene a saperlo e si fa trovare sulla strada vestita da prostituta. A quel tempo queste donne non an­davano scoperte ma velate. Tamar è ben consapevole del suo gesto e della trasgressione della Legge del Dio degli Ebrei ma vuoi far valere un suo diritto, a tutti i costi. Giu­da si fa tentare e cede alla passione.
Al termine, promet­te un capretto come ricompensa a quel genere di amore che va pagato subito. Tamar allora, furbescamente, chie­de come pegno il sigillo, il nastro dell'abito e il bastone di Giuda. Questi acconsente. Il giorno dopo Giuda man­da il pattuito ma non trova più la prostituta. Dopo tre me­si, viene a sapere che la nuora è rimasta incinta di uno sconosciuto; esce allora con una espressione sdegnata e allo stesso istante ipocrita: «Conducetela fuori e sia bruciata!» (Gen 38,24).
Tamar lascia fare, ma mentre viene condotta via manda i pegni al suocero dicendogli di es­sere incinta del proprietario. Giuda comprende ed escla­ma: «Lei è più giusta di me: infatti, io non l'ho data al mio figlio Sela» (Gen 38,26). L'adultera è riconosciuta giusta. Passaggio davvero notevole!
Scrive Erri de Luca: «Tamar inaugura la breve lista di donne entrate nell'elenco del Messia, che con il loro cor­po infrangono la Legge per dare una più giusta e miste­riosa applicazione».
Nascono due gemelli, Peres e Zerach, lottatori fin dal grembo materno. Il primogenito sarebbe Zerach, a cui vie­ne attaccato alla mano un filo rosso dalla levatrice. Ma poi questi ritira la mano e viene alla luce Peres. È interessan­te il simbolo del filo rosso che troveremo cordicella, dopo molto tempo, nella storia di Rahab, la prostituta di Gerico. Per lei questa cordicella significherà la salvezza. Dentro la matassa sovente arruffata della storia c'è un filo rosso, quello di Dio; è certamente un filo esile ma che traccia il cammino della salvezza, la quale passa attraverso i calco­li umanissimi e le grandi debolezze del vecchio Giuda, la morte improvvisa di Er, l'egoismo di Onan e, non da ulti­mo, attraverso la furbizia e la caparbietà di Tamar. (cf. Cinque donne alla culla di Gesù, di Sandro Carotta)

4.3 – Tamar è importante perché Giuda e la sua tribù sono importanti
L’importanza della tribù di Giuda la si capisce dalle benedizioni che Giacobbe dà ai suoi figli riportate in Gen. 49, 1-20:.
“1 Quindi Giacobbe chiamò i figli e disse: «Radunatevi, perché io vi annunzi quello che vi accadrà nei tempi futuri. 2 Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe, ascoltate Israele, vostro padre! 3 Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in forza! 4 Bollente come l'acqua, tu non avrai preminenza, perché hai invaso il talamo di tuo padre e hai violato il mio giaciglio su cui eri salito.
5 Simeone e Levi sono fratelli, strumenti di violenza sono i loro coltelli. 6 Nel loro conciliabolo non entri l'anima mia, al loro convegno non si unisca il mio cuore. Perché con ira hanno ucciso gli uomini e con passione hanno storpiato i tori. 7 Maledetta la loro ira, perché violenta, e la loro collera, perché crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele.
8 Giuda, te loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. 9 Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? 10 Non sarà tolto lo scettro da Giuda nè il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. 11 Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; 12 lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte.
13 Zàbulon abiterà lungo il lido del mare e sarà l'approdo delle navi, con il fianco rivolto a Sidòne. 14 Issacar è un asino robusto, accovacciato tra un doppio recinto. 15 Ha visto che il luogo di riposo era bello, che il paese era ameno; ha piegato il dorso a portar la soma ed è stato ridotto ai lavori forzati. 16 Dan giudicherà il suo popolo come ogni altra tribù d'Israele.
17 Sia Dan un serpente sulla strada, una vipera cornuta sul sentiero, che morde i garretti del cavallo e il cavaliere cade all'indietro. 18 Io spero nella tua salvezza, Signore! 19 Gad, assalito da un'orda, ne attacca la retroguardia. 20 Aser, il suo pane è pingue: egli fornisce delizie da re. 21 Nèftali è una cerva slanciata che dà bei cerbiatti. 22 Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe; germoglio di ceppo fecondo presso una fonte, i cui rami si stendono sul muro.
23 Lo hanno esasperato e colpito, lo hanno perseguitato i tiratori di frecce. 24 Ma è rimasto intatto il suo arco e le sue braccia si muovon veloci per le mani del Potente di Giacobbe, per il nome del Pastore, Pietra d'Israele. 25 Per il Dio di tuo padre - egli ti aiuti! e per il Dio onnipotente - egli ti benedica! Con benedizioni del cielo dall'alto, benedizioni dell'abisso nel profondo, benedizioni delle mammelle e del grembo. 26 Le benedizioni di tuo padre sono superiori alle benedizioni dei monti antichi, alle attrattive dei colli eterni. Vengano sul capo di Giuseppe e sulla testa del principe tra i suoi fratelli! 27 Beniamino è un lupo che sbrana: al mattino divora la preda e alla sera spartisce il bottino. 28 Tutti questi formano le dodici tribù d'Israele, questo è ciò che disse loro il loro padre, quando li ha benedetti; ognuno egli benedisse con una benedizione particolare.”

NB. A Tamar Giuda aveva dato in pegno l’anello (= autentifica le decisioni del padrone dell’anello), il cinto (= simbolo della regalità) e il bastone (= che è come lo scettro del “pastore”, e legato all’idea di scettro per il re). Si direbbe che Giuda faccia passare attraverso Tamar quello che sarà la sua tribù e soprattutto la regalità di Davide. Viene sottolineata inoltre la plurietnica della tribù di Giuda.
5. Alcune considerazioni importanti:
La storia di Tamar è interessante per più motivi:
  • in primo luogo si sottolinea la posizione particolare della famiglia di Giuda (e della tribù che da essa deriva), che ha una storia singolare e avrà un destino diverso da quello delle altre tribù d'Israele: dalla stirpe di Perez, infatti, nascerà il re Davide e il Messia
  • in secondo luogo si mette in evidenza come Giuda si sia alleato con i cananei e si sia unito loro, scegliendosi una moglie cananea, da cui ha avuto tre figli
  • la tradizione, poi, sottolinea come anche Tamar sia di origine cananea: la tribù di Giuda sarà la più aperta verso l’umanità.
La stirpe regale d'Israele, la casa di Giuda da cui dovrà nascere il Messia, in altre parole, ha origine dall'unione di un uomo e una donna appartenenti a popolazioni diverse, da un ebreo e da una cananea. I cananei abitavano il paese prima degli israeliti. Nemici dichiarati, ma con soluzioni che vanno cercate a livello di umanità.
I cananei furono conquistati, in parte distrutti, ma influenzarono gli invasori. In parte furono assorbiti dal nuovo popolo.
Il termine "cananeo" è un termine collettivo e generico che si riferisce alle popolazioni che abitavano la Palestina prima che vi si stabilissero le tribù israelitiche. I rapporti fra gli israeliti e i cananei non furono facili: le popolazioni "cananee" erano popolazioni stanziali, che abitavano per lo più città fortificate, praticavano l'agricoltura ed erano dedite a forme religiose profondamente disprezzate dagli israeliti. In particolare gli israeliti aborrivano il politeismo, l'adorazione di divinità femminili, come la dea-madre Astarte, la figura di un giovane dio che rappresentava l'annuale nascita e morte della vegetazione, il culto di Baal e le forme di prostituzione sacra, molto diffuse in quel mondo. I rapporti con i cananei influenzarono però il culto ebraico: gli israeliti adottarono dal mondo cananeo le grandi festività agricole.
E' chiaro, quindi, che la storia di Tamar non ha un significato "neutro": nella storia di questa donna cananea è adombrato il momento dello scontro (gli israeliti che si stanziano in luoghi già abitati e che devono necessariamente fare i conti con le popolazioni preesistenti), ma anche dell'incontro, dell'unione e della fusione tra genti diverse.
Dall’incontro nasce un popolo nuovo, più universale, anche se l’israelita tende a rinchiudersi sulla propria “razza”.
6.  La legge del levirato. Nell'episodio di Tamar si fa riferimento alla legge del levirato: Giuda, dopo la morte di Er, chiede ad Onan di sposare Tamar e di dare una discendenza al fratello.
La parola levirato viene da “levir” (=fratello). E' questa la forma più semplice della legge del levirato: nel mondo ebraico, in cui la benedizione di Dio era garantita dai figli, i fratelli di chi moriva senza figli dovevano sposarne la vedova. Il primo figlio sarebbe stato legalmente figlio del fratello morto.
Troviamo una chiara formulazione di questa legge nel libro del Deuteronomio: "Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato; il primogenito che essa metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto perché il nome di questo non si estingua in Israele." (Dt 25, 5-6) Della legge del levirato si parla anche nel Nuovo Testamento, nell'episodio del Vangelo di Matteo in cui viene chiesto a Gesù, da alcuni sadducei, che negavano la resurrezione, di chi sarebbe stata moglie nella resurrezione una donna che avesse sposato sette fratelli rimasti senza discendenza (Mt 22, 23-32). Gesù riconoscerà la domanda come capziosa e proporrà una soluzione in chiave spirituale.
7. UNA LETTURA AL FEMMINILE (?):
L’uomo ha sempre considerato che la donna è il suo mistero. Il racconto della creazione della donna lo indica a chiare lettere. L’uomo vede che è stata presa dal suo fianco, percepisce che le è connaturale (“osso delle mie ossa, carne della mia carne”) ma non ha visto come questo sia avvenuto. Il “sonno” di Adamo evidenzia la parte “misteriosa” della sua metà.
Anche la Chiesa cattolica, il cui modo di pensare e vedere è ancora retaggio predominante degli uomini, rimane “affascinata” dalla donna, ma cerca di concentrarla nella purezza di Maria perché Maria riassume tutto il positivo della sua immaginazione.
Ma la donna sfugge al dominio che vorrebbe imporle l’uomo. Il suo mistero oltrepassa la logica. Solo l’amore apre uno spiraglio di comprensione, perché nell’amore l’uomo e la donna si incontrano senza dominarsi.
Aperta a 360 gradi alla vita, è più dell’uomo, un amore che si dona, si mette a servizio, sostiene e guida, educa.
È grembo spazioso per la vita. Nessuna etichetta la può contenere. Anche se le si mette addosso l’etichetta di prostituta, è fonte di vita, di amore. Gesù si lascia lavare dalle sue lacrime, perle preziose di un amore che non si può mercanteggiare.
Tamar incarna un amore che non conosce frontiere.
Come Israele (Giacobbe) è forte con Dio // così Tamar con Giuda, il leone di Dio

8.  PER APPROFONDIRE L’ASCOLTO

L’elemento che accomuna le quattro donne della genealogia non è il peccato ma il fatto della
elezione. Esse sono vasi di elezione di cui Dio si è servito per portare a compimento in modo insolito la sua volontà. Dio si riserva la sua libertà!
Tamar, Rahab e Rut sono introdotte per disegno divino nella grande promessa. Queste donne
straniere che l’evangelista Matteo menziona nell’albero genealogico di Gesù, ricordano che nelle
vene del Cristo non scorre soltanto sangue ebreo... Lo ha compreso molto bene Lutero che a proposito di Tamar, da lui ritenuta cananea, commenta: «E in tal modo il Cristo partecipa del sangue dei cananei, e il suo corpo se lo plasma dal seme di Abramo e di Cam o Canaan - questo, per
dichiarare fin dal principio che non rifiuta le genti: tanto è vero che le ha accolte e si è degnato di
assumerle nella sua stessa persona» (In Genesin enarrationes, WA 44, 314).

“Nella storia del popolo ebraico, come nella storia di tutti i popoli, l’incontro con lo straniero non è solo uno scontro, un momento di conflitto, ma spesso diventa, o può diventare, occasione per una crescita, per uno sviluppo storico positivo, per una messa in discussione del proprio modo di vedere le cose, per una forma di apertura all’ “altro”.”

La lezione della Bibbia è quella dell’accoglienza, dell’ospitalità, se vogliamo del meticciato. Leggendo molti passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, ci accorgiamo che anche il concetto di “popolo eletto” non ha caratteristiche razziali esclusive, che non esistono popoli chiusi nel loro recinto, non esistono “razze pure”. Fra gli antenati, anzi fra le antenate (e non si dimentichi che per gli ebrei appartiene al popolo ebraico chi nasce da madre ebrea) di Gesù e del re Davide che, secondo le genealogie, è un avo di Gesù, ci sono donne straniere, appartenenti a popolazioni nemiche per tradizione d’Israele e con cui si sono susseguite guerre e contrapposizioni d’ogni genere.

9. Tamar: commenti ebraici e dei Padri

« Giuda generò Fares e Zara da Tamar.» (Mt 1,3)

La pietà popolare giudaica ha fatto di Tamar un modello di virtù.
Filone d'Alessandria la giudica prototipo dei proseliti: quando essa dalla profonda oscurità in cui si trovava (sacerdotessa della dea cananea Ishtar, dea della fecondità), poté percepire un raggio di verità, a rischio della vita, passò nel campo della verità per servire e pregare la Causa Unica.
Rabbi Yudan commenta:
"quando Giuda dice: essa è giusta lo Spirito santo si manifesta e dice: Tamar non è una prostituta e Giuda non ha voluto darsi alla fornicazione con lei; la cosa è accaduta a causa mia, perché si levi da Giuda il re Messia”.

Nelle sinagoghe della Palestina viene lodata come santa: sbagliando compì un'opera santa e Dio portò a compimento il suo disegno di dare origine ad una discendenza nel popolo di Dio, seme santo da Dio benedetto.
 
I gesti di Tamar nel racconto dell'Antico Testamento sono orientati alla conservazione della tribù di Giuda, altrimenti destinata alla estinzione, e a dimostrare il sopravvento di Fares sul fratello gemello Zara.
Nella genealogia matteana l'attenzione è concentrata sulla paternità di Giuda e nella scelta di Fares, come erede delle promesse fatte ad Abramo. Matteo, che scrive ad evento compiuto e con la memoria rivolta alle benedizioni di Giacobbe ai suoi figli e in particolare a Giuda, vi scorge un gesto che favorisce la continuità della linea messianica che incalza di generazione in generazione da Tamar a Maria.



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10. RAAB: IL CORAGGIO DELLA FEDE

Rahab (Racab in Mt 1,15 – meglio ancora Rahab)) era una prostituta, una di quelle donne che vendono il proprio corpo al piacere ma­schile. Viveva ai margini di Gerico (cf Gs 2,15); la sua professione l'aveva relegata, un po' per scelta, un po' perché costretta dalla morale dei ben pensanti ai margi­ni della sua città. Rahab era una donna facile al tradi­mento e alla menzogna.
Non siamo davanti ad una figura esemplare, eppure nell'episodio che la vede protagonista emergono anche delle indubbie qualità: anzitutto, anche se appare strano, la sua fede nel Dio di Israele. Alle spie degli ebrei, da lei accolte, dice: «So che il Signore vi ha consegnato la terra. Ci è piombato addosso il terrore di voi e davanti a voi tremano tutti gli abitanti della regione, poiché udimmo che il Signore ha prosciugato le acque del Mar Rosso davanti a voi, quando usciste dall'Egitto» (Gs 2,9-10). Queste parole sono una vera e propria confessione di fede nel Dio liberatore. Ma non è tutto! Rahab professa la sua fede anche nel Dio creatore: «II Signore, vostro Dio, è Dio las­sù in cielo e quaggiù sulla terra» (Gs 2, 11). È chiaro che alla fede Rahab è giunta mediante una tradizione orale a lei pervenuta. Questa non l'ha lasciata indifferente. Ora che ha davanti degli Israeliti è ben cosciente della forza di questo popolo, e riconosce come gli eventi della storia sono condotti da Dio.
Rahab, pur dentro le sue contraddizioni, crede; è una donna di fede e diremmo anche una donna sapiente perché sa discernere la presenza di Dio nella storia. Il Nuovo Testamento lo riconosce, tanto che l'autore della Lettera agli Ebrei la introduce tra i padri e le madri di Israele: «Per fede, Rahab, la prostituta, non perì con gli increduli, perché aveva accolto con benevolenza gli esploratori» (Eb 11,31).
Come abbiamo già ricordato, anche nella vicenda di Rahab troviamo il simbolo del filo rosso; per lei costituirà il ricordo del giuramento fatto dai due esploratori (cf Gs 2,17-2I).
Davvero, la salvezza di Dio passa attraverso incontri imprevisti, segni umili e magari insignificanti, secondo una nostra logica. Ma è lo stile di un Dio che accompagna la storia non tra prodigi clamorosi ed evidenti ma dentro la trama del quotidiano. Sono proprio questi spaccati di realtà «minore» (cosa sarà mai una cordicella scarlatta?) a guarire il nostro cuore dall'incredulità e aprire lo sguardo nella fede alla mano provvidente di Dio.
Una tradizione vuole che Rahab sia andata in sposa a Giosuè, il condottiero di Israele. Sembra che la storia biblica abbia meno pregiudizi della storia profana.

Il biblista Gianfranco Nolli, nel suo “Lessico Biblico – editrice studium – Roma 1970” sintetizza la figura di Rahab ricordando che il suo nome vuol dire “larga”. “Rahab – ospitò gli esploratori mandati da Giosuè in Gerico (Jos 2,1.6). Per riconoscenza di questo gesto, ella venne salvata con la sua famiglia dalla strage operata dopo la conquista della città e fu aggregata al popolo ebraico (Jos 6,25). Ella viene presentata come nonna di Booz nella generazione di Gesù tramandata da Matteo (Mt 1,5). La fortuna di questa donna continuò nella tradizione rabbinica, per la quale ella divenne come un simbolo dei pagani che si convertono e secondo la quale divenne capostipite di sacerdoti e profeti. Probabilmente è da vedere in questa una amplificazione della tradizione cui attinse l’evangelista Matteo.

Questo vocabolo, Rahab, indicò anche un mostro mitico, abitante nelle acque e opposto a Yahvé (Is 51,9; Job 9,13): in seguito venne identificato con l’Egitto, le cui manovre politiche, tortuose e ambigue, si potevano paragonare al muoversi delle spire del serpente mitico sopraddetto (Ps 87,4; Is 30,7)

11. Testi biblici su Rahab:

Jos. 2,1.6: 1 In seguito Giosuè, figlio di Nun, di nascosto inviò da Sittim due spie, ingiungendo: «Andate, osservate il territorio e Gerico». Essi andarono ed entrarono in casa di una donna, una prostituta chiamata Rahab, dove passarono la notte. 2 Ma fu riferito al re di Gerico: «Ecco alcuni degli Israeliti sono venuti qui questa notte per esplorare il paese». 3 Allora il re di Gerico mandò a dire a Rahab: «Fa' uscire gli uomini che sono venuti da te e sono entrati in casa tua, perché sono venuti per esplorare tutto il paese».
4 Allora la donna prese i due uomini e, dopo averli nascosti, rispose: «Sì, sono venuti da me quegli uomini, ma non sapevo di dove fossero. 5 Ma quando stava per chiudersi la porta della città al cader della notte, essi uscirono e non so dove siano andati. Inseguiteli subito e li raggiungerete».
6 Essa invece li aveva fatti salire sulla terrazza e li aveva nascosti fra gli steli di lino che vi aveva accatastato. 7 Gli uomini li inseguirono sulla strada del Giordano verso i guadi e si chiuse la porta, dopo che furono usciti gli inseguitori.
8 Quelli non si erano ancora coricati quando la donna salì da loro sulla terrazza 9 e disse loro: «So che il Signore vi ha assegnato il paese, che il terrore da voi gettato si è abbattuto su di noi e che tutti gli abitanti della regione sono sopraffatti dallo spavento davanti a voi, 10 perché abbiamo sentito come il Signore ha prosciugato le acque del Mare Rosso davanti a voi, alla vostra uscita dall'Egitto e come avete trattato i due re Amorrei, che erano oltre il Giordano, Sicon ed Og, da voi votati allo sterminio. 11 Lo si è saputo e il nostro cuore è venuto meno e nessuno ardisce di fiatare dinanzi a voi, perché il Signore vostro Dio è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra.
12 Ora giuratemi per il Signore che, come io ho usato benevolenza, anche voi userete benevolenza alla casa di mio padre; datemi dunque un segno certo 13 che lascerete vivi mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e quanto loro appartiene e risparmierete le nostre vite dalla morte».
14 Gli uomini le dissero: «A morte le nostre vite al posto vostro, purché non riveliate questo nostro affare; quando poi il Signore ci darà il paese, ti tratteremo con benevolenza e lealtà». 15 Allora essa li fece scendere con una corda dalla finestra, perché la sua casa era addossata al muro di cinta; infatti sulle mura aveva l'abitazione. 16 Disse loro: «Andate verso la montagna, perché non si imbattano in voi i vostri inseguitori e là rimarrete nascosti tre giorni fino al loro ritorno; poi andrete per la vostra strada». 17 Le risposero allora gli uomini: «Saremo sciolti da questo giuramento, che ci hai fatto fare, a queste condizioni: 18 quando noi entreremo nel paese, legherai questa cordicella di filo scarlatto alla finestra, per la quale ci hai fatto scendere e radunerai presso di te in casa tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli e tutta la famiglia di tuo padre. 19 Chiunque allora uscirà dalla porta di casa tua, il suo sangue ricadrà sulla sua testa e noi non ne avremo colpa; chiunque invece sarà con te in casa, il suo sangue ricada sulla nostra testa, se gli si metterà addosso una mano. 20 Ma se tu rivelerai questo nostro affare, noi saremo liberi da ciò che ci hai fatto giurare». 21 Essa allora rispose: «Sia così secondo le vostre parole». Poi li congedò e quelli se ne andarono. Essa legò la cordicella scarlatta alla finestra.
22 Se ne andarono dunque e giunsero alla montagna dove rimasero tre giorni, finché non furono tornati gli inseguitori. Gli inseguitori li avevano cercati in ogni direzione senza trovarli.
23 I due uomini allora tornarono sui loro passi, scesero dalla montagna, passarono il Giordano e vennero da Giosuè, figlio di Nun, e gli raccontarono quanto era loro accaduto. 24 Dissero a Giosuè: «Dio ha messo nelle nostre mani tutto il paese e tutti gli abitanti del paese sono già disfatti dinanzi a noi».

Jos. 6, 1-25: “ 1 Ora Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava. 2 Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, 3 tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni.
4 Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. 5 Quando si suonerà il corno dell'ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé».
6 Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: «Portate l'arca dell'alleanza; sette sacerdoti portino sette trombe di corno d'ariete davanti all'arca del Signore».
7 Disse al popolo: «Mettetevi in marcia e girate intorno alla città e il gruppo armato passi davanti all'arca del Signore». 8 Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe d'ariete davanti al Signore, si mossero e suonarono le trombe, mentre l'arca dell'alleanza del Signore li seguiva; 9 l'avanguardia precedeva i sacerdoti che suonavano le trombe e la retroguardia seguiva l'arca; si procedeva a suon di tromba.
10 Al popolo Giosuè aveva ordinato: «Non urlate, non fate neppur sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finché vi dirò: Lanciate il grido di guerra, allora griderete». 11 L'arca del Signore girò intorno alla città facendo il circuito una volta, poi tornarono nell'accampamento e passarono la notte nell'accampamento. 12 Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l'arca del Signore; 13 i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all'arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l'avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l'arca del Signore; si marciava a suon di tromba. 14 Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all'accampamento. Così fecero per sei giorni.
15 Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell'aurora e girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città. 16 Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: «Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città. 17 La città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore; soltanto Rahab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati. 18 Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l'accampamento di Israele e gli portiate disgrazia. 19 Tutto l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore».
20 Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città. 21 Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall'uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l'ariete e l'asino. 22 Ai due uomini che avevano esplorato il paese, Giosuè disse: «Entrate nella casa della prostituta, conducete fuori lei e quanto le appartiene, come le avete giurato».
23 Entrarono i giovani esploratori e condussero fuori Rahab, suo padre, sua madre, i suoi fratelli e tutto quanto le apparteneva; fecero uscire tutta la sua famiglia e li stabilirono fuori dell'accampamento di Israele. 24 Incendiarono poi la città e quanto vi era, soltanto l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro deposero nel tesoro della casa del Signore. 25 Giosuè però lasciò in vita Rahab, la prostituta, la casa di suo padre e quanto le apparteneva, ed essa abita in mezzo ad Israele fino ad oggi, perché aveva nascosto gli esploratori che Giosuè aveva inviato a Gerico.”


Is 51,9: Svegliati, svegliati, rivestiti di forza, o braccio del Signore. Svegliati come nei giorni antichi, come tra le generazioni passate. Non hai tu forse fatto a pezzi Rahab, non hai trafitto il drago?
Is 30,7:  Vano e inutile è l'aiuto dell'Egitto; per questo lo chiamo: Rahab l'ozioso.
Job 9,13: Dio non ritira la sua collera: sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Rahab.
Ps 87,4: Ricorderò Rahab e Babilonia fra quelli che mi conoscono; ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati.

         12. La fede di Rahab apre le porte della Palestina agli Israeliti

Al tempo di Giosuè la conquista di Gerico apre le porte alla conquista della Palestina.

In Canaan, come presso tanti altri popoli compresa la Grecia, esisteva una “prostituzione sacra”. In fondo era un culto alla fecondità, alla vita. La Bibbia non dice se esercitava una prostituzione sacra, ma il suo discorso di fede lascia supporre che il divino, il misterioso, la potenza dall’alto non le è sconosciuta. Salvando gli esploratori di Israele, aprendo loro la porta della sua casa, salva la sua casa e apre la strada ad un nuovo popolo che diventerà il suo popolo.

Il filo rosso alla finestra da dove uscirono gli esploratori è il filo della sua fede e del suo amore per l’irrompere di Dio nella storia. La fede la fa entrare nel nuovo popolo.

Se Tamar salva la discendenza di Giuda, Rahab apre la casa dei popoli palestinesi alla novità del popolo di Dio

Rahab è l’invito ad accogliere “l’altro” portatore di salvezza per la sua casa.
La sua “prostituzione” le fa vedere l’altro come persona e darsi a lui senza troppi preconcetti. Gesù avrà grande rispetto per le prostitute perché sono più aperte all’accoglienza del regno di quelle che si credono giuste.


13 Rahab: il coraggio della pietà

Di Rahab (o Rahab), la prostituta di Gerico, parla il libro di Giosuè (2,lss; 6,22-25). Non trova invece conferma nella tradizione biblica la Rahab «moglie di Salmon» di cui parla Matteo.
Probabilmente l’evangelista si è riallacciato a una tradizione giudaica non più accessibile. Sta comunque il fatto che nel giudaismo Rahab è considerata giusta perché riconobbe il Dio d’Israele. È primizia dei proseliti.
La lettera agli Ebrei la ricorda come modello di fede: «Per fede Rahab, la prostituta, non perì con gl’increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori» (11,31) e la lettera di Giacomo ne esalta la fede che si esprime attraverso le opere: «Così anche Rahab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via?» (2,25).
            La casa della prostituta di Gerico si apre per due sconosciuti che, diversamente dagli abitanti di Gerico, non cercano il suo corpo. Guardandoli negli occhi, Rahab intuisce che hanno paura. Si
lascia guidare dalla pietà ... offre loro nutrimento, cibo, difesa. E in cambio chiede ancora pietà: non
solo per sé, anche per tutta la sua famiglia.
Rahab entra nella storia d'Israele non perché prostituta, ma perché, in un momento decisivo della storia d'Israele, quale era la conquista di Gerico e con ciò l'apertura della strada per la conquista della Terra Promessa, ha posto la sua fiducia nel Dio che gli ebrei servivano e nella loro intenzione di fare onore alle promesse fatte a lei e per suo mezzo al suo clan. Con la copertura data agli emissari di Giosuè ha facilitato l'entrata degli Israeliti in Canaan ed è diventata un'eroina nazionale.
        14. La tradizione rabbinica
La tradizione rabbinica non è uniforme nella interpretazione della figura di Rahab. Si possono distinguere due correnti interpretative in contrasto tra loro.
            Una corrente dice : Rahab, sotto l'impulso dello Spirito santo, sui cinquant'anni sarebbe diventata proselita e avrebbe sposato Giosuè, divenne antenata di otto profeti e sacerdoti, tra i quali Geremia e la profetessa Hulda.
Antenata di profeti, essa stessa è dotata di spirito profetico nel senso che previde che gli inseguitori degli esploratori di Giosuè li avrebbero cercati per tre giorni e dopo di che avrebbero desistito.
            La seconda corrente mette in discussione la sua professione di prostituta e preferisce dirla locandiera.



         15. La tradizione cristiana

Che Booz sia figlio di Rahab come dice Matteo non ha altri riscontri nella bibbia ; anzi la famosa Rahab visse al tempo della conquista, circa duecento anni prima di Booz. Nella tradizione rabbinica sposò Giosuè.
Nella presentazione dei testi di Giosuè e di alcune correnti bibliche neotestamentarie, Rahab è indicata come prostituta, della quale la Lettera agli Ebrei e la Lettera di Giacomo lodano la fede. Alcuni scrittori cristiani del secolo II l'ascrivono al gruppo delle persone dotate di spirito profetico. Altri, un secolo dopo giustificano la sua menzione nella genealogia matteana con l'intenzione dell'evangelista d'accentuare la missione salvifica del Cristo rivolta a tutti i peccatori, tra i quali ci sono i suoi antenati.
Rahab abitava una città destinata alla distruzione ed è risparmiata con tutta la sua famiglia per la protezione data agli emissari di Giosuè. Come proselita entra a far parte della tribù di giuda e si prospetta per lei la possibilità di iscriversi nella discendenza messianica.
Per il suo ruolo indispensabile nell'insediamento del popolo eletto nella Terra è stata iscritta da Matteo tra gli antenati del Messia.
La tradizione rabbinica sottolinea che Rahab ha agito sotto l'impulso della Spirito santo, grazie al quale ha goduto del dono della profezia. Questo stesso Spirito, che si è manifestato allora, è tornato a manifestarsi un modo sublime in Maria di Nazareth.





16. L’inclusione di quattro donne all’interno dell’elenco :
L’inclusione delle quattro donne ci fa comprendere però qualcosa di più importante. Generalmente le donne non entrano a far parte della genealogia. Perché Matteo le nomina? Prendiamo ad esempio Betsabea, la moglie di Uria, un valoroso e onesto soldato mandato in campo di battaglia da Davide tra le prime file per ottenere certamente la sua morte, e così unirsi a sua moglie, dalla quale avrà poi Salomone. Una storia di peccato, del quale Davide domanderà perdono …
E che diciamo di Tamar, una straniera che si prostituisce (NB. Il nome che si usa lascia intendere che si tratta di prostituta sacra …) pur di poter entrare nel numero di quelle madri i cui discendenti sono portatori della promessa e della benedizione divina (Gn 38) …

Matteo sembrerebbe suggerirci che la promessa divina si compie anche attraverso le pieghe oscure della storia umana.

Un finale incomprensibile per un giudeo:  Ma arriviamo al centro del nostro discorso: improvvisamente la catena delle generazioni si interrompe quando si arriva a Giuseppe: egli non “genera”. Nella apparente monotona ripetitività del “generò…, generò…,”  la genealogia presenta al versetto 16 una svolta sorprendente.  L’evangelista cambia subito registro per introdurre un nuovo personaggio, Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo, facendo spostare dunque l’attenzione sulla madre, piuttosto che sul padre.
L’ultimo anello della catena è certamente Giuseppe (per indicare la discendenza davidica, ma non possiamo escludere che anche Maria fosse della casa di Davide), tuttavia l’elencazione della genealogia si conclude con questa nuova donna, Maria, la vergine di Nazaret: in altre parole, l’evangelista sembra voler concludere dicendo che Gesù, il figlio di Maria, è l’erede delle promesse davidiche, è colui sul quale sono riversate tutte le benedizioni di Jhwh.
Matteo ci parla dunque di una “generazione” eccezionale del Cristo, come di un concepimento verginale. Con tratti sobri e chiari ci dice ancora come essa si verificò nel tempo tra il fidanzamento e l’ingresso di Maria nella casa dello sposo.
L'inclusione di Tamar, Rahab, Rut e Betsabea ci dice che Gesù Cristo abbatte tutte le barriere di razza, Ebreo e Gentile; ogni distinzione di sesso maschile e femminile, e ogni altra distinzione, giusti e ingiusti, santo e peccatore. Veramente, in Gesù Cristo, il seme di Abramo, saranno benedetti tutti i popoli della terra. Questo ci ricorda che Dio non fa preferenze di persone, e che invece mostra misericordia a chi ricerca la sua misericordia.
L'inclusione dei nomi di queste donne ci deve dare una grande speranza. La Bibbia dice: "Chiunque crede in lui non perirà ma avrà la vita eterna." E come scrive Paolo in Romani 3:22-23: "Non c'è alcuna differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio". Tutto deve essere salvato, e il Salvatore, Gesù Cristo, non discrimina. Egli riceverà tutte le persone che verranno a lui nella fede.
Matteo, in riferimento a una storia che svela il peccato di Giuda, dice qualcosa di importante: colloca la giustizia di Israele non nel padre della tribù, ma in una donna che impersona una prostituta. Lei è quella che porta la giustizia!
Poco dopo Tamar, Rahab entra nella linea storica di Israele. Tamar aveva “impersonato” una prostituta, ma nella realtà Rahab era una prostituta di professione, così come era una Gentile. Lei rappresenta i reietti della società. Matteo prepara qui il lettore al tipo di gente che Gesù stesso sceglierà tra i peccatori e gli emarginati, persone tra le quali si manifesterà il regno di Dio.
Sulla scia di Rahab vi è Ruth, un’altra Gentile e forse un’altra seduttrice. Proveniva da Moab, un nemico di Israele. La sua inclusione rappresenta il nemico che Gesù invita ad amare ai suoi seguaci.
Rut rappresenta anche la vedova, lo straniero e il povero che la Torah comanda di prevedere presenti nella loro società a causa della loro vulnerabilità. La storia di Ruth  racconta di una donna che attraverso la sua creatività ha migliorato le leggi del lavoro femminile in Israele.
Più avanti nella successione delle donne vi è una che nella genealogia di Matteo è senza nome. È la moglie di Uria, l'hittita. Lei è il mezzo tramite il quale David diventa padre di Salomone. In riferimento a Betsabea, non chiamandola per nome ma definendola la moglie di Uria, Matteo mette in evidenza il peccato del re Davide. Matteo ricorda al lettore che Betsabea era la moglie di qualcun altro, che David aveva ucciso Uria a causa della sua passione per lei. Il suo inserimento nella genealogia dà un duro colpo a quello che doveva essere la versione dominante della storia di Israele, che esaltava i giorni di gloria dell'impero di Davide e Salomone. Matteo ha iniziato il racconto dicendo che Gesù è un "Figlio di Davide", ma ora ci ricorda che Davide era un adultero, un bugiardo e un assassino. Il patriarca centrale della narrazione è stato ridimensionato.
Punto culminante della successione delle donne è una che, in un altro Vangelo, canta che Dio rovescia i potenti dai troni. Maria, una giovane che rimane incinta prima del suo matrimonio, dà alla luce il Messia. Maria non solo interrompe il normale schema della genealogia, la rompe. Questa volta, però, Matteo scrive: "Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato il Messia." Matteo non dice che Giuseppe è il padre di Gesù. La linea maschile è rotta nella sequenza finale per dare vita ad un nuovo re, che è allo stesso tempo di discendenza davidica e non davidica.
Gesù è nato non da l'umano, linea di Davide, ma attraverso lo Spirito Santo da un lignaggio spirituale della donna: seduttori e seduttrici, prostitute, vittime, eroi, Gentili, poveri e gli emarginati. È da questa “umanità” che proviene la nostra salvezza. Ecco dove, per Matteo, il regno di Dio emerge. Il regno di Dio emerge da Israele attraverso i suoi emarginati e poveri. ( Da - http://www.themennonite.org/issues/14-5/articles/Subversive_women_in_the_genealogy_of_Jesus)
17. Per la nostra personale riflessione:
1. Quali sono i doni che ha ricevuto la donna e che ne definiscono la grandiosa potenza che essa ha per l’umanità?
2. Chi è Tamar e chi è Rahab fra di noi,
nel nostro contesto sociale,
nella nostra comunità parrocchiale?
A cura di Fr. Lino Da Campo
Pecetto, 1 dicembre 2011

2 commenti:

  1. http://digidownload.libero.it/VNereo/Allucinazioni-evangeliche-e-superamento.pdf

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  2. È stata una ricerca dettagliata e esaudiente, riflessiva e fedele alle scritture, grazie per lo studio senza speculazioni e veritiero. Dio benedica il vostro operato.

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