venerdì 10 maggio 2013

Luca 24,46-53: ASCENSIONE (C)

Ascensione del Signore, Anno C

«Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

L'Ascensione è il momento di passaggio tra il tempo di Gesù (raccontato nei Vangeli) e il tempo della Chiesa guidata dallo Spirito (e raccontata negli Atti). Gesù sale-ascende in CIELO: non luogo geografico (come se Gesù stesse a guardarci tra le nuvolette), piuttosto come una sorta di "MONDO PARALLELO", spirituale, fuori dai limiti spazio-temporali. Cielo è sinonimo di Dio: Gesù torna, con la sua (e nostra) umanità in Dio, torna a quella dimensione spirituale che gli permette di essere sempre e ovunque con noi.

L'Ascensione non indica allora lontananza, piuttosto maggiore vicinanza: noi crediamo che il Risorto sia QUI, "in mezzo a coloro che sono uniti nel suo nome" e che parli attraverso la Scrittura, e operi nel suo corpo che è l'Eucaristia e si identifica nei poveri...

Se l'Incarnazione ha significato umanizzare il divino, l'Ascensione comporta la divinizzazione dell'umano.

Cosa fa Gesù subito prima di salire in cielo?
- insegna a leggere le Scritture
- affida ai suoi discepoli il suo progetto: "predicare a tutti i popoli la
> CONVERSIONE (= il convergere a Lui, lasciando perdere ciò che da Lui ci allontana; andare controcorrente: contro la logica del mondo dei potenti e degli opportunisti)
> PERDONO DEI PECCATI (= il rinnovamento interiore che ci permette sempre di ripartire, di ricominciare senza mai arrendersi).
- ci chiede di essere TESTIMONI di tutto questo
- annuncia il DONO più grande per realizzare questo progetto: "riceverete lo Spirito" che vi rivestirà di potenza divina
- indica il CAMMINO (fuori, verso Betania, poi restare in città e infine fino ai confini del mondo)
- BENEDICE: Dio dice bene di me! Io gli piaccio! Così come sono, gli piaccio! Dice bene di me e mi augura il bene, dona la forza vitale, una energia che scende dall'alto, entra in te e produce vita. Il Signore ci ha lasciato una benedizione: non un giudizio o una condanna, ma una parola bella sul mondo, di stma, di enorme speranza in me, in te, di fiducia nel mondo: c'è del bene in te; c'è del bene in ogni uomo, su tutta la terra.
Seguendo Gesù, vedrai, la vita è più bella, il solo più luminoso, le persone più buone e felici, il perdono (non quello di uno smemorato che dimentica il male, ma quello di un creatore che ti fa ripartire ad ogni alba verso terre intatte).

Cosa fanno i DISCEPOLI?
- si PROSTRANO: per la prima volta lo ADORANO come Dio.
- "Tornano a Gerusalemme con grande GIOIA": invece di tristezza per l'abbandono, provano gioia per una presenza infinita, che entra nel profondo di ciascuno di noi, trasformandoci. E' la gioia di aver scommesso e vinto qualcosa di grande, la gioia di vedere che l'amore vince la morte, come la nostra vita sia più forte delle nostre ferite, che anche la nostra carne sia destinata al cielo.

La FORZA DI GRAVITA' TERRESTRE spinge il peso verso il basso (e più siamo pesanti/peccatori, più cadiamo, scendiamo, sprofondiamo), mentre la FORZA DI GRAVITA' DIVINA o celeste ci porta in alto, ci fa eretti, ci attira a Lui. Cristo è come l'ELIO nei palloncini: entra dentro di noi e ci spinge in alto. Attenzione però a non rimanere troppo ancorati alle cose terrestri, o troppo appesantiti dai peccati, o bucati dalle nostre superficialità.

Ermes Ronchi: Chi è colui che sale al cielo? È il Dio che ha preso per sé il patire per offrirmi in ogni mio patire scintille di risurrezione, squarci di luce nel buio più nero, crepe nei muri delle prigioni: mio Dio, esperto di evasioni! (M. Marcolini).
Che ha preso carne nel grembo di una donna rivelando la segreta nostalgia di Dio di essere uomo. Che ora, salendo in cielo, porta con sé la nostra nostalgia di essere Dio.
Li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro. Una lunga benedizione sospesa in eterno tra cielo e terra è l'ultima immagine di Gesù. Testimone che la maledizione non appartiene a Dio.
Io non sono degno, eppure mi benedice. Dio dice bene di me! Io gli piaccio! Così come sono, gli piaccio! Dice bene di me e mi augura il bene: nelle mie amarezze e nelle mie povertà io sono benedetto, in tutti i miei dubbi benedetto, nelle mie fatiche benedetto...
Gesù lascia un dono e un compito: predicate la conversione e il perdono. Conversione: indica un movimento, un dinamismo, l'uscire dalle paludi del cuore inventandosi un balzo. Significa il coraggio di andare controcorrente, contro la logica del mondo dove vincono sempre i più furbi i più ricchi i più violenti. Come fanno le beatitudini, conversione che ci mette in equilibrio, in bilico tra terra e cielo.
Annunciare il perdono: la freschezza di un cuore rifatto nuovo come nella primavera della vita. La possibilità, per dono di Dio, di ripartire sempre, di ricominciare, di non arrendersi mai. Io so poche cose di Dio, ma una su tutte, e mi basta: che la sua misericordia è infinita! Dio è una primavera infinita. E la nostra vita, per suo dono, un albeggiare continuo.
La conclusione del racconto è a sorpresa: i discepoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia. Dovevano essere tristi piuttosto, finiva la presenza, se ne andava il loro amore, il loro amico, il loro maestro.
Invece no. E questo perché fino all'ultimo giorno Lui ha le mani che grondano doni. Perché non se ne va altrove, ma entra nel profondo di tutte le vite, per trasformarle.
È la gioia di sapere che il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia e vissuto per sempre. È la gioia di vedere in Gesù che l'uomo non finisce con il suo corpo, che la nostra vita è più forte delle sue ferite, che la carne è fatta cielo.
Che non esiste nel mondo solo la forza di gravità che pesa verso il basso, ma anche una forza di gravità che punta verso l'alto, quella che ci fa eretti, che mette verticali la fiamma e gli alberi e i fiori, che solleva maree e vulcani. Ed è come una nostalgia di cielo. Cristo è asceso nell'intimo di ogni creatura, forza ascensionale verso più luminosa vita.
(Letture: Atti 1,1-11; Salmo 46; Ebrei 9,24-28; 10,19-23; Luca 24,46-53)

Nessun commento:

Posta un commento