(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVI, n.064, 18/03/2016)
Spes contra spem, «credere contro ogni speranza»: ecco, stando a san Paolo, la carta d’identità del cristiano. Il quale, sulla scia di Abramo, sa bene che «il filo della speranza», persino nei momenti piu difficili, «corre lungo la storia della salvezza: di più, è fonte di gioia». Questo invito a non perdere mai la speranza, certi che non si resterà delusi, è stato riproposto dal Papa nella la messa celebrata giovedì mattina, 17 marzo, nella cappella della Casa Santa Marta.
«La liturgia di oggi — ha subito fatto notare Francesco — ci prepara alle feste pasquali con la riflessione su quella virtù tanto lasciata da parte, tanto umile, che è la speranza». Nel passo evangelico di Giovanni (8, 51-59), «Gesù parla di Abramo e dice ai dottori della legge: “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno”».
Riferendosi alla prima lettura, tratta dal libro della Genesi (17, 3-9), il Pontefice ha evidenziato l’ascolto di «questa alleanza: “Darò a te la terra, tu sarai padre di una generazione”». Dunque «Abramo credette e questo filo della speranza corre lungo la storia della salvezza. Di più: è fonte di gioia».
«Oggi la Chiesa ci parla della gioia della speranza» ha ribadito il Papa. Proprio «nella prima preghiera della messa — ha ricordato — abbiamo chiesto la grazia a Dio di custodire la speranza della Chiesa, perché non venga meno». Inoltre san Paolo, «parlando del nostro padre Abramo, ci dice: “Credete contro ogni speranza”». E così, ha insistito Francesco, «quando non c’è speranza umana, c’è quella virtù che ti porta avanti, umile, semplice, ma ti dà una gioia, a volte una grande gioia, a volte soltanto la pace». Però mai viene meno «la sicurezza», perché «quella speranza non delude».
«Questa gioia di Abramo cresce nella storia» ha proseguito il Pontefice ripetendo le parole del Signore riportate da Giovanni nel vangelo proposto dalla liturgia: «Abramo, vostro padre, esultò di gioia nella speranza di vedere il mio giorno». È vero, ha riconosciuto il Papa, la speranza «a volte resta nascosta, non si vede», mentre «a volte si manifesta apertamente». E così «quando Maria arriva nella sua casa, Elisabetta le dice: “Appena udita la tua voce il bambino è balzato nel mio seno per la gioia!”». In questo incontro c’è «la gioia della presenza di Dio che cammina con il suo popolo». E «quando c’è gioia, c’è pace. E questa è la virtù della speranza: dalla gioia alla pace, che non delude mai».
Ecco la ragione per la quale il popolo di Dio, persino «nei momenti della schiavitù, nei momenti in cui era forestiero, in terra straniera», ha avuto sempre «quel senso di sicurezza che i profeti facevano crescere: “Il Signore vi salverà”». E «questo filo della speranza — ha spiegato il Papa — incomincia qui, con Abramo, Dio che parla ad Abramo, e “finisce” in questo passo del Vangelo dove lo stesso Dio che ha parlato ad Abramo dice: “Io sono, che ho parlato; io sono prima di Abramo; io sono quello che ha chiamato Abramo; io sono quello che ha incominciato questo cammino di salvezza”».
È «il Dio — ha aggiunto Francesco — che ci accompagna, è anche il Dio che soffre, che soffre come il suo popolo ha sofferto, soffre nella croce, ma è fedele alla sua parola».
Proprio a questo proposito il Papa ha suggerito un essenziale esame di coscienza sulla fede, la carità e la speranza, proponendo alcune domande dirette: «Tu hai fede? Sì, padre, io ho fede: credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, nei sacramenti. Bene, tu hai carità? Sì, sì, ma non tanta, cerco di non litigare, di aiutare i bisognosi, di fare qualcosa di buono nella vita». Queste sono risposte che possiamo dare «facilmente tante volte», ha fatto notare Francesco. Ma, ha aggiunto, quando si domanda se tu hai speranza, se tu hai la gioia della speranza», la risposta è: «Padre, non capisco, mi spieghi».
La speranza, ha rimarcato il Pontefice, è «quella virtù umile, quella virtù che scorre sotto l’acqua della vita, ma che ci sostiene per non annegare nelle tante difficoltà, per non perdere quel desiderio di trovare Dio, di trovare quel volto meraviglioso che tutti vedremo un giorno». E «oggi — ha detto — è un bel giorno per riflettere su questo: lo stesso Dio che ha chiamato Abramo e lo ha fatto uscire dalla sua terra senza sapere dove dovesse andare, è lo stesso Dio che va in croce per compiere la promessa che ha fatto». Egli, ha proseguito il Papa, «è lo stesso Dio che nella pienezza dei tempi fa che quella promessa divenga realtà per tutti noi». E ciò «che unisce quel primo momento a quest’ultimo momento è il filo della speranza». Così ciò «che unisce la mia vita cristiana alla nostra vita cristiana, da un momento all’altro, per andare sempre avanti — peccatori, ma avanti — è la speranza». E, ancora, «quello che ci dà pace nei brutti momenti, nei momenti più bui della vita», è sempre «la speranza».
La speranza, infatti, «non delude: è sempre lì, silenziosa, umile, ma forte» ha concluso Francesco. E ha ripetuto ancora «la preghiera di oggi, all’inizio della messa: “Signore, la nostra speranza è nelle tue mani; custodisci la nostra speranza”».
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