(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVI, n.101, 04/05/2016)
La «strada giusta» si chiama Gesù e per il cristiano il cammino della vita è fatto «un po’ di croce e un po’ di risurrezione». Ma sulla strada c’è chi si ferma come «una mummia spirituale», chi sbaglia direzione e si intestardisce, chi passa l’esistenza girando a vuoto e chi si fa sedurre dalle bellezze mondane: da questi atteggiamenti ha messo in guardia il Papa, invitando espressamente a un esame di coscienza per verificare la propria esperienza di fede.
Il passo evangelico di Giovanni proposto dalla liturgia (14, 6-14) — ha spiegato Francesco — «è parte di quel lungo discorso di Gesù nella ultima cena, il discorso del congedo: lui si congeda prima di andare alla passione». E dice agli apostoli: «Io non vi lascerò orfani; io non vi lascerò soli; io vado a prepararvi un posto». Inoltre, ha fatto notare il Papa, nei «due versetti prima di questo passo che abbiamo ascoltato» si legge: «Dove io vado, voi conoscete la via». Così Tommaso risponde: «Ma, Signore, noi non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?». A questo punto inizia il passo evangelico della liturgia del giorno, con Gesù che dice a Tommaso: «Io sono la via». È «la risposta all’angoscia, alla tristezza, alla tristezza dei discepoli per questo congedo di Gesù: loro non capivano tanto, ma erano tristi per questo». Per questo Gesù dice a Tommaso: «Io sono la via».
Ma, ha avvertito il Papa, «ci sono parecchi modi di camminare». C’è «prima di tutto quello che non cammina. Un cristiano che non cammina, che non fa strada, è un cristiano “non cristiano”, per così dire: è un cristiano un po’ paganizzato, sta lì, sta fermo immobile, non va avanti nella vita cristiana, non fa fiorire le beatitudini nella sua vita, non fa le opere di misericordia, è fermo». Di più, ha aggiunto Francesco, «scusatemi la parola, ma è come fosse una “mummia”, lì, una “mummia spirituale”». E «ci sono cristiani che sono “mummie spirituali”, fermi lì: non fanno del male, ma non fanno del bene». Però questo modo di essere «non darà frutto: non è un cristiano fecondo perché non cammina».
Poi, ha proseguito il Papa, ci sono alcuni che «camminano e sbagliano strada». Ma «anche noi tante volte sbagliamo strada». È «lo stesso Signore che viene e che ci aiuta, non è una tragedia sbagliare strada». Infatti «la tragedia è essere testardo e dire: “questa è la strada”, e non lasciare che la voce del Signore ci dica: “Questa non è la strada, torna, torna indietro e riprendi la vera strada”». Bisogna «riprendere la strada quando ci accorgiamo degli errori, degli sbagli che noi facciamo» e «non essere testardi e andare sempre per la strada sbagliata, perché questo ci allontana da Gesù, perché lui è la strada e non la strada sbagliata».
Ancora, ha spiegato Francesco, «ci sono altri che camminano ma non sanno dove vanno: sono erranti nella vita cristiana, vagabondi». Tanto che «la loro vita è girare, di qua e di là, e perdono così la bellezza di avvicinarsi a Gesù nella vita di Gesù». Insomma, «perdono la strada perché girano e tante volte questo girare, girare errante, li porta a una vita senza uscita: il girare troppo si trasforma in labirinto e poi non sanno come uscire». Così, alla fine, «quella chiamata di Gesù l’hanno persa, non hanno bussola per uscire e girano, girano, cercano».
Poi, ha continuato il Papa, «ci sono altri che nel cammino vengono sedotti da una bellezza, da una cosa, e si fermano a metà strada, affascinati da quello che vedono, da quella idea, da quella proposta, da quel paesaggio, e si fermano». Ma «la vita cristiana non è un fascino: è una verità. È Gesù Cristo». E «santa Teresa d’Avila diceva, parlando di questo cammino: “Noi camminiamo per arrivare all’incontro con Gesù”»: proprio «come una persona che cammina per arrivare a un posto, non si ferma perché le piace quell’albergo, perché le piace il paesaggio, ma va avanti, avanti, avanti». Ma «nella vita cristiana» va bene «fermarsi, guardando le cose che mi piacciano, le bellezze — ci sono le bellezze e bisogna guardarle, perché le ha fatte Dio — ma non fermarsi». Si deve «continuare la vita cristiana». Perciò bisogna fare in modo «che una cosa bella, una cosa tranquilla, una vita tranquilla non mi affascini per fermarmi». E così, ha affermato il Papa, ci sono «tante modalità di non fare il giusto cammino», perché «il giusto cammino, la giusta via è Gesù».
Nella prospettiva di questa riflessione, il Pontefice ha suggerito un esame di coscienza attraverso una serie di domande dirette: «Noi possiamo domandarci oggi, ognuno di noi: Il mio cammino cristiano, che ho iniziato nel battesimo, come va? È fermo? Ha sbagliato strada? Sono in giro continuamente e non so dove andare spiritualmente? Mi fermo davanti alle cose che mi piacciono: la mondanità, la vanità — tante cose, no? — o vado sempre avanti, facendo concrete le beatitudini e le opere di misericordia?». E, ha aggiunto, «fa bene domandarsi questo: è un vero esame di coscienza!». In sostanza: «Come cammino? Seguo Gesù?».
E «come seguire Gesù — ha spiegato il Papa — ce lo ha detto Paolo nella prima lettura: “Ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto, che è Gesù. Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto, che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai dodici”». Ecco, ha spiegato Francesco, «seguire Gesù è essere convinto di questo, la via di Gesù è questa: sempre c’è un po’ di croce e un po’ di risurrezione». Ma «questa è la vita» e «quando Gesù dice a Tommaso: “Io sono la via”, gli dice questo». Perciò, ha insistito il Pontefice, «questo è il cammino e questo è il cammino cristiano: la via di Gesù è tanto piena di consolazioni, di gloria e anche di croce, ma sempre con pace nell’anima».
Tirando le conclusioni della sua riflessione, il Papa ha riaffermato che «non seguono totalmente Gesù quel cristiano che si ferma; quello che sbaglia strada; quello che passa la vita girando; quello che è affascinato e sedotto delle bellezze o delle cose che gli interessano e si ferma lì per guardare e ritarda il cammino».
Prima di riprendere la celebrazione, Francesco ha invitato nuovamente all’esame di coscienza — almeno «cinque minutini» — per domandarsi: «Come sono io in questo cammino cristiano? Fermo, sbagliato, in giro girando, fermandomi davanti alle cose che mi piacciono?». Oppure corrispondo a quello che dice Gesù: «Io sono la via»? E, ha esortato, «chiediamo allo Spirito Santo che ci insegni a camminare bene, sempre, e quando ci stanchiamo» facciamo «un piccolo ristoro e avanti». Al Signore, ha concluso, «chiediamo questa grazia».
Nessun commento:
Posta un commento