In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Io: Solennità dell'Immacolata (Gen 3,9-15.20; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38)
· Pio IX aveva proclamato nel 1854 il dogma dell’Immacolata; ma da molti secoli aveva preso corpo la tradizione che Dio l’aveva preservata dal peccato fin dalla sua nascita per singolare privilegio. Ciò che è avvenuto in lei è l’anticipo e la base della vittoria di Cristo risorto sulla morte e sul peccato.
· Eva è così chiamata perché madre di tutti i viventi. Maria è la nuova Eva, la madre dei viventi in Cristo: permetterà a Dio di raggiungere il suo progetto d’amore nei confronti dell’umanità.
Un progetto tradito
· La Genesi ci narra in maniera simbolica il desiderio di Dio di vivere in armonia con l’umanità creata a sua immagine, o meglio a immagine del Figlio: capace di amare in maniera libera, consapevole, appassionata. La libertà è un dono prezioso, ma anche pericoloso: ci lascia liberi anche di rifiutare il progetto di Dio, di sentirlo come un concorrente. Si stravolge così il rapporto con Dio, un Padre che ci vuole felici, realizzati, ma che il peccato, in modo subdolo, strisciante, ci fa vedere come un Padre-padrone che ci inchioda nei nostri doveri, che giudica più che perdonare ed amare.
· Ecco allora la paura improvvisa della nostra NUDITA’: ci nascondiamo da Dio, cerchiamo di coprire la nostra povertà, la nostra fragilità con foglie di fico. Dio parla all’uomo, ma l’uomo si nasconde e teme questo dialogo. “Dove sei?”: Dio non chiede conto di quello che ha fatto, ma del motivo per cui si nasconde, per cui evita l’incontro.
· Il secondo effetto del peccato, di ogni nostro peccato: ci dividiamo tra di noi, il patner diventa la causa delle nostre colpe, capro espiatorio delle nostre mancanze: è stata la donna e per la donna è stato il serpente. Tuttavia Dio non cerca vendetta, cercherà continuamente di recuperare il rapporto leso dal peccato. Il serpente è destinato alla sconfitta, sopraffatto dal calcagno della donna che, generando vita, continuerà l’opera creatrice di Dio.
“Ci ha scelti per essere santi e immacolati nell’AMORE”
· Il sogno di Dio è che viviamo in comunione con Lui, il Santo la cui presenza ci rende santi, e immacolati, purificati e liberi dalla seduzione del peccato.
· Nella nostra vita spesso siamo contagiati dal male: ogni bambino che nasce, nasce in un mondo segnato dal male. Respira lo “smog” inquinante dell’egoismo umano, riceve una tara ereditaria che lo predispone a compiere azioni malvagie; così, a cominciare dal primo peccato commesso dall’umanità, noi abbiamo continuato a compiere il male.
· Solo l’AMORE può restituire quella condizione originaria di santità e immacolatezza: solo l’amore vissuto e testimoniato da Gesù Cristo ha potuto offrirci l’opportunità di cambiare la nostra storia, una storia segnata, ma non più dominata dal peccato. Solo l’amore vince il male e la morte che è il sommo male.
La prima perché Madre di Dio
· Maria è la “piena di grazia” cioè piena dell’amore stesso di Dio. Colei che Dio ama tanto da farla diventare sua Madre non può contenere ombra di peccato: Dio è santo e rende santo tutto ciò che lo contiene. Piena di grazia indica la pienezza della salvezza che Maria ha raggiunto fin dal primo momento: poi lei stessa, con la sua risposta umile e disponibile, se ne renderà ampiamente degna. Ma l’iniziativa è di Dio: è lui che la cerca, è lui che la sceglie, è lui che la rende santa. Perché soltanto Dio può ricrearla nuova, liberandola dalla schiavitù del male a cui l’umanità per libera scelta si è sottoposta. Ora, per libera scelta, Maria accoglie “ la Grazia ”.
· “Lo Spirito Santo è sceso su di lei e su di lei si è stesa l’ombra dell'Altissimo”: doveva dare inizio ai tempi nuovi, ad una nuova alleanza che niente avrebbe più infranto. Dunque è stata scelta non perché rimanesse da sola a contemplare il favore divino: ma perché questo favore si estendesse a tutto il genere umano. Ecco perché la Bibbia spesso mette in parallelo Eva – sinonimo della strada che il male ha percorso per entrare nel mondo – con Maria – la strada che Dio ha scelto per far entrare nel mondo la “grazia”, cioè l’amore e la santità.
· Eppure dobbiamo sempre riscoprire l’umanità di Maria per renderci conte della sua grandezza. Maria è un’adolescente con i suoi piccoli sogni per il futuro: promessa sposa di un uomo, ma ancora non legata a lui. Vive in un paesino marginale, sconosciuta e ben poco importante in una società maschilista.
· Maria, dopo le inevitabili perplessità, permette che Dio stravolga la sua vita, metta a repentaglio il suo futuro, ponendosi come una ragazza madre senza marito (era ben poco scontato che Giuseppe l’accettasse). Accetta il dialogo con Dio e si fida di Lui. E il suo Eccomi diventa motivo per ringraziarla, ma anche di seguire il suo esempio: come lei anche noi siamo chiamati ad accettare la nostra situazione, a dire: Eccomi, ci sto, con i miei limiti e i miei sogni per il futuro che sembrano contrastare con quanto Dio ci chiede per l’oggi.
In Maria la speranza dell’umanità
· Così, celebrando la festa dell’Immacolata celebriamo la prima di noi che ha già raggiunto la mèta. Certo, noi non potremo mai generare nella carne il Figlio di Dio ed esserne madri. Ma possiamo, nell’incontro di fede e di amore con Cristo, che si realizza nei sentimenti e nella vita, imitare il suo esempio e raggiungere la pienezza della grazia, quando il peccato non avrà più nessun potere su di noi. Essere santi significa essere liberi dal condizionamento del male, preservati dal peccato.
· E se, diversamente da Maria, il peccato ci agguanterà, non perdiamo comunque la speranza: perché proprio grazie a Cristo che Maria ha generato, il nostro peccato può essere perdonato ogni giorno e Dio può restituirci alla nostra santità originale. Come Maria. Perché Dio non solo perdona o dimentica, ma “fa nuove tutte le cose”. Il peccato non esiste più. Possiamo essere anche noi “santi e immacolati” ed ereditare la vita eterna. Con Maria.
SCHEMA:
1. Cosa vuol dire che Maria è l’Immacolata Concezione
- storia del dogma
- immacolata = pura, limpida, sincera, aperta, fiduciosa, disponibile…
- Il contrario di ciò che sperimentiamo nel PECCATO: (1L): vedi Adamo ed Eva:
- si nascondono, si vergognano (mascherano la loro nudità)
- rompono la comunione con Dio e tra di loro (si accusano a vicenda)
2. Ma allora è una privilegiata?
- SI, ma per il bene di tutti (per accogliere e donarci il Figlio di Dio)
- SI, ma come tutti (2L: “predestinati alla santità e all’immacolatezza nella carità): tutti riceviamo carismi, doni particolari per il bene comune.
3. L’Immacolata come donna spirituale: pienamente donna (e moglie e madre) e pienamente in comunione con Dio (piena di grazia):
- è una giovanissima donna in attesa (di sposarsi), ma che accetta che Dio stravolga e metta in pericolo i suoi piani e la sua stessa vita.
- è una donna visitata da Dio attraverso un angelo (= messaggero)
- è una donna che conosce il turbamento, l’incertezza, i limiti (“come è possibile…?”), ma soprattutto che si fida di Dio (per il quale “nulla è impossibile”), un Dio che offre dei segni concreti (nella cugina Elisabetta).
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