La nostra particolare lettura dei vangeli dal punto di vista della sofferenza non può non iniziare che dai cosiddetti "racconti dell'infanzia" di Gesù, da noi solitamente collegati al Natale.
«Triste, malinconico, amaro Natale, anche quest'anno sei giunto a noi... »: questo verso iniziale di una lirica di un poeta francese sembra essere a prima vista solo provocatorio. Il Natale è, infatti, la festa per eccellenza della gioia. Si accendono le luci nelle nostre città; le notti sono squarciate dai festoni delle stelle luminose e dalle più volgari insegne al neon; le vie sono percorse dal filo musicale delle zampogne e dei dischi natalizi; si pensa ai regali e a cene sontuose; la civiltà dei consumi ci bombarda con mille segnali pubblicitari. Il Natale è come una tregua annuale in cui trionfano i buoni sentimenti, gli auguri di felicità prevalgono sulle imprecazioni e si moltiplicano tenerezze per i bambini.
In realtà, se dovessimo più attentamente leggere le pagine natalizie dei vangeli, raccolte nei capitoli d'apertura di Matteo e di Luca, scopriremmo che la luce, la pace e la gioia della nascita di Cristo sono striate da tanti segni oscuri di dolore, di amarezza e di paura. D'altra parte è noto che nei cosiddetti "vangeli dell'infanzia", attraverso una fitta serie di allusioni, si vuole far balenare nel ritratto del bambino Gesù già il volto del Cristo crocifisso e risorto. È curioso notare che nelle icone dedicate al Natale la scuola pittorica russa di Novgorod (XV secolo) sempre raffigurato Gesù bambino in una culla che aveva la forma di un sepolcro di marmo. Sul Natale si proietta già l'ombra della croce.
«Triste, malinconico, amaro Natale, anche quest'anno sei giunto a noi... »: questo verso iniziale di una lirica di un poeta francese sembra essere a prima vista solo provocatorio. Il Natale è, infatti, la festa per eccellenza della gioia. Si accendono le luci nelle nostre città; le notti sono squarciate dai festoni delle stelle luminose e dalle più volgari insegne al neon; le vie sono percorse dal filo musicale delle zampogne e dei dischi natalizi; si pensa ai regali e a cene sontuose; la civiltà dei consumi ci bombarda con mille segnali pubblicitari. Il Natale è come una tregua annuale in cui trionfano i buoni sentimenti, gli auguri di felicità prevalgono sulle imprecazioni e si moltiplicano tenerezze per i bambini.
In realtà, se dovessimo più attentamente leggere le pagine natalizie dei vangeli, raccolte nei capitoli d'apertura di Matteo e di Luca, scopriremmo che la luce, la pace e la gioia della nascita di Cristo sono striate da tanti segni oscuri di dolore, di amarezza e di paura. D'altra parte è noto che nei cosiddetti "vangeli dell'infanzia", attraverso una fitta serie di allusioni, si vuole far balenare nel ritratto del bambino Gesù già il volto del Cristo crocifisso e risorto. È curioso notare che nelle icone dedicate al Natale la scuola pittorica russa di Novgorod (XV secolo) sempre raffigurato Gesù bambino in una culla che aveva la forma di un sepolcro di marmo. Sul Natale si proietta già l'ombra della croce.